La risposta russa contro chi ha osato spiccare un mandato di cattura internazionale nei confronti del leader del Cremlino è arrivata: il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan è stato inserito nella lista dei ricercati della Russia, secondo un avviso emesso dal ministero degli Interni russo, due mesi dopo che la CPI (ICC in inglese) ha emesso un mandato di arresto per Vladimir Putin.
“Data di nascita: 30 marzo 1970. Luogo di nascita: Edimburgo, Scozia (…) Ricercato ai sensi di un articolo del codice penale”, così si legge nell’avviso, pubblicato sul sito web del ministero di Mosca, senza specificare la natura del reato.
Putin è accusato dalla Corte penale internazionale, con sede all’Aia, di crimini di guerra per la “deportazione illegale” di migliaia di bambini ucraini nel conflitto tra Mosca e Kiev. Molti leader del mondo avevano applaudito il “coraggio” del procuratore Khan: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva definito la decisione della Corte penale internazionale “storica” e per il presidente statunitense Joe Biden era “giustificata”. Dal canto suo Mosca aveva subito definita “nulla” la questione perché la Russia non è un membro della Corte penale internazionale e quindi non ne riconosce la giurisdizione.
Pochi giorni dopo l’annuncio, a metà marzo, del mandato emesso dalla Corte penale internazionale, Mosca aveva aperto un’indagine penale contro Karim Khan e tre giudici della Cpi. Secondo l’inchiesta russa, Khan è accusato di “aver avviato un procedimento penale contro una persona notoriamente innocente” e di “aver preparato un attacco contro un rappresentante di uno Stato straniero”.
Il ministero dell’Interno russo oltre all’inclusione del procuratore capo della Corte penale internazionale Khan, ha emesso il mandato di arresto anche per altri tre magistrati dell’istituzione, per aver emesso un “arresto mandato illegale” contro il presidente Putin. Il governo russo infatti, indica che sia Khan che i magistrati che si occupano del caso, Tomoko Akane, Rosario Salvatore Aitala e Sergio Gerardo Ugalde Godinez, hanno agito “senza motivi di responsabilità penale” e agendo contro un capo di stato straniero il cui paese non riconosce dal 2016 lo Statuto di Roma che funge da base per la Corte penale internazionale (ICC). Per questo il ministero dell’Interno russo accusa il procuratore capo e gli altri magistrati di aver adottato, con la loro ordinanza contro Putin e il Commissario per i diritti dell’infanzia, Maria Lvova-Belova, una decisione illegale, contraria alla Convenzione per la prevenzione e la Punizione dei crimini contro le persone protette a livello internazionale, in base alla quale “i capi di stato godono dell’assoluta immunità dalla giurisdizione di stati stranieri”, secondo un comunicato del ministero dell’Interno diffuso dalla agenzia Interfax.

Il Ministero russo sostiene che il Tribunale penale internazionale abbia commesso un reato particolarmente grave “aggredendo un rappresentante dello Stato che gode dell’immunità diplomatica per complicare le relazioni internazionali”.
Il Cremlino ha costantemente negato la deportazione forzosa di bambini ucraini di fronte alle accuse mosse da Kiev e dai suoi alleati. Secondo il governo ucraino, dall’inizio del conflitto almeno 16mila bambini sono finiti sfollati contro la loro volontà in territorio russo, mentre un recente studio presentato a febbraio dalla Yale University ha denunciato almeno 6mila bambini ucraini distribuiti in 40 collegi russi.
All’ONU sia la Russia che gli Stati Uniti hanno convocato due diverse riunioni del Consiglio di Sicurezza a formula Arria (informali) per dare la loro versione “innocentista” o “colpevolista” sulla sparizione dei bambini ucraini.
Così venerdì al Palazzo di Vetro le polemiche sulla questione hanno avuto un’ulteriore accelerazione perché mentre i tribunali di Mosca spiccavano un mandato di arresto per il procuratore internazionale Khan, alcuni gruppi per i diritti umani criticavano la visita della rappresentante speciale delle Nazioni Unite Virginia Gamba a Mosca, in cui avrebbe incontrato proprio la commissaria speciale russa per l’infanzia, Maria Lvova-Belova, “ricercata” dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, insieme con il presidente Putin.

Conflict, briefs the Security Council meeting on children and armed conflict. (UN Photo/Eskinder Debebe)
Quando durante il briefing giornaliero con la portavoce di turno del Segretario Generale dell’ONU Guterres, è stata chiesta la reazione del Segretario generale a questa visita a Mosca di Virginia Gamba, la portavoce Stephanie Tremblay ha risposto: “Come sapete, Virginia Gamba è la rappresentante speciale del Segretario generale per i bambini nei conflitti armati. Si trova in questo momento a Mosca e le sue attività fanno parte dell’attuazione del mandato sui bambini e sui conflitti armati che le è stato affidato, dal Consiglio di sicurezza competente e anche attraverso l’Assemblea generale. Quindi è per questo che lei è lì. I bambini sono davvero al centro, la protezione dei bambini”.
A questo punto i giornalisti hanno replicato se non ci fosse un altro modo per lei di svolgere la sua missione senza incontrare la signora Lvova-Belova.
La portavoce di Guterres ha risposto: “Sta facendo come da suo mandato. Il suo ruolo è davvero quello di fare tutto il possibile per migliorare la protezione dei bambini colpiti dai conflitti armati e prevenire le violazioni che potrebbero essere commesse anche contro di loro. E così lei è lì a Mosca, davvero in linea con il suo mandato”.
I “follow-up” non si sono fermati. Parlerà Gamba a Lvova-Belova del ritorno dei bambini ucraini che sono stati deportati in Russia?
Portavoce: “Maggiori dettagli al riguardo saranno inclusi nel suo prossimo rapporto, che, come sapete, sarà presto pubblicato”.
Ma Virginia Gamba ha davvero incontrato l’inviata russa per i diritti dei bambini ricercata dal tribunale internazionale?
Portavoce: “Quello che posso dire è che lei è in Russia, lei è a Mosca in linea con il suo mandato”.
I giornalisti hanno continuato a pressare: ma c’è una guida data ai funzionari delle Nazioni Unite quando devono incontrare persone che sono ricercate dalla Corte Penale Internazionale?
Portavoce: “Qualsiasi guida fornita dalle Nazioni Unite è stata adeguatamente seguita nel caso di questa visita, che viene condotta secondo tutte le regole delle Nazioni Unite”.
A questo punto, un giornalista ucraino ha chiesto alla portavoce di Guterres come commentava la notizia che la Russia ha inserito il procuratore della CPI Karim Khan nella lista dei ricercati. È forse uno scherzo? Una presa in giro o invece qualcosa di serio?

La portavoce, che non rideva ma non vedeva l’ora di cambiare argomento, ha risposto: “Penso, in ogni caso, di non avere un commento specifico su questo. Naturalmente, noi, come facciamo sempre, chiediamo alle persone di evitare qualsiasi retorica che non sarebbe utile”.
Ma l’argomento sullo scontro tra la Corte Internazionale e la Russia e l’atteggiamento tenuto a riguardo dall’ONU non veniva mollato dai giornalisti. Così un corrispondente cinese ha chiesto una conferma su quale sia il rapporto tra l’ONU e la CPI? Si può chiarire questo?
La portavoce ha subito replicato: “Sono entità separate”.
Sono entità separate… Ma l’ONU avallerà la decisione della CPI? Per l’ONU sono semplici consigli o sono regole?
Portavoce: “Come ho detto, sono entità separate, e mi limiterei a questo. Non creiamo collegamenti dove non ci sono collegamenti”.
A questo punto il giornalista della tv cinese ha replicato: “Quindi questo spiega perché la Rappresentante Speciale del Segretario Generale ha potuto recarsi a Mosca e incontrare il ministro dei bambini. Quindi sarebbe questo il motivo? Perché, come sono entità separate, giusto?”
Portavoce: “Lasciatemi ripetere quello che ho detto sulla sua visita a Mosca. Penso che sia molto importante…”
Domanda: Ma (Gamba) si incontra o no con Lvova-Belova?
Portavoce: “Gamba ha un mandato molto specifico che le è stato conferito prima di tutto dall’Assemblea Generale. Poi dal Consiglio di Sicurezza. Ci sono una serie di risoluzioni che hanno plasmato questo mandato attraverso il Consiglio di Sicurezza. Quindi è davvero presente nel contesto di questo mandato che, ovviamente, riguarda la protezione dei ragazzi e delle ragazze colpiti dai conflitti armati”.
La saga “dei mandati di cattura” continua a far tremare (e anche a far ridere) il Palazzo di Vetro dell’ONU.
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