Da quando l’Afghanistan è sotto il controllo dei talebani, ogni mese al Palazzo di Vetro assistiamo a una conferenza stampa nella quale un funzionario – sempre diverso – delle Nazioni Unite appena tornato dal paese fa l’elenco della situazione sempre più drammatica. Così giovedì abbiamo saputo, da Fran Equiza, il rappresentante del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) in Afghanistan, che circa il 90% della popolazione afghana è sull’orlo della povertà “e i bambini ne sopportano il peso. Perché, in quello che è un paese profondamente travagliato – alle prese con la catastrofe umanitaria, i disastri legati al clima e le gravi violazioni dei diritti umani – troppe persone hanno dimenticato che l’Afghanistan è una crisi dei diritti dei bambini”, ha detto Equiza, avvertendo che la situazione sta peggiorando.
Ed ecco sfornati dei numeri: quest’anno, si prevede che circa 2,3 milioni di ragazzi e ragazze afghani debbano affrontare la malnutrizione acuta. Di questo numero, 875.000 avranno bisogno di cure per la malnutrizione acuta grave, una condizione pericolosa per la vita.
Inoltre, è probabile che circa 840.000 donne incinte e che allattano soffrano di malnutrizione acuta, compromettendo la loro capacità di dare ai loro bambini un inizio di vita sicuro.
Lo spagnolo Equiza ha aggiunto che sebbene i combattimenti siano per lo più cessati, decenni di conflitto hanno prodotto una costante violazione dei diritti dei bambini “nei modi più spaventosi”.

L’inviato dell’Unicef ha detto che l’Afghanistan è tra i paesi più “contaminati da armi” al mondo e la maggior parte delle vittime sono bambini, e fornendo dei dati preliminari ha rivelato che 134 bambini sono stati uccisi o mutilati da ordigni esplosivi tra gennaio e marzo di quest’anno.
“Questa è la realtà del pericolo crescente affrontato dai bambini afgani mentre esplorano aree precedentemente inaccessibili a causa dei combattimenti. Molti di quelli uccisi e mutilati sono bambini che raccolgono rottami metallici da vendere. Perché questo è ciò che fa la povertà. Ti costringe a mandare i tuoi figli a lavorare – non perché lo desideri, ma perché devi”.
Nel frattempo, circa 1,6 milioni di bambini afghani – alcuni di appena sei anni – sono intrappolati nel lavoro minorile, lavorando in condizioni pericolose solo per aiutare i genitori a mettere il cibo in tavola.

“E dove l’istruzione era un simbolo di speranza, il diritto dei bambini all’apprendimento è sotto attacco”, ha aggiunto Equiza. “Alle ragazze di tutto l’Afghanistan è stato negato il diritto all’apprendimento da oltre tre anni, prima a causa del COVID-19 e poi, dal settembre 2021, a causa del divieto di frequentare la scuola secondaria. Non ho bisogno di dirvi dell’impatto di queste assenze sulla loro salute mentale”.
Equiza ha sottolineato l’impegno dell’UNICEF a rimanere e ad aiutare le donne e i bambini in Afghanistan, dove è presente da quasi 75 anni.
“Ci stiamo adattando alle realtà in rapida evoluzione sul campo, trovando soluzioni per raggiungere i bambini che hanno più bisogno di noi, assicurandoci al tempo stesso che le donne afgane impiegate dall’UNICEF possano continuare il loro inestimabile contributo al nostro lavoro per i bambini”, ha affermato.
Con bisogni che crescono ogni giorno, ha chiesto un maggiore sostegno da parte della comunità internazionale, osservando che l’appello per l’azione umanitaria dell’UNICEF per i bambini è finanziato solo per il 22%.

Le domande dei giornalisti si sono soffermate soprattutto sulla “notizia” che, almeno per l’UNICEF, le donne locali continuino a lavorare nel fornire aiuti alle famiglie con bambini, nonostante il bando dei talebani che vieta alle donne di lavorare e che ha fermato le operazioni di soccorso dell’UNAMA e di altre agenzie ONU e ONG presenti nel paese.
Noi abbiamo fatto a Equiza la domanda già posta ad altri suoi colleghi, inclusa la Vice Segretario Generale Amina Mohammed, dopo i loro racconti al ritorno dell’Afghanistan: ma se la situazione è così drammatica e tende a peggiorare e dato che c’è già una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU che protegge chiunque voglia lasciare l’Afghanistan e gli garantisce lo status di rifugiato, quando direte alle donne che rischiano la loro vita e quella dei loro bambini di lasciare il paese? Cosa devono fare ancora i talebani affinché l’ONU aiuti le donne e i loro bambini a fuggire?
“Nelle donne afghane che cerchiamo di aiutare, abbiamo visto un atteggiamento incredibile di resistenza e di voler continuare a lottare per le loro famiglie” ha risposto Equiza, aggiungendo: “Sono da ammirare, per il loro coraggio e la loro tenacia nel voler restare per salvare il loro paese. Io le ammiro ogni giorno”.
Ma non rischiano la fame? Di morire di freddo con i loro figli? L’ONU prima descrive una situazione infernale, e poi ripete che nonostante tutto queste donne sono forti e continuano a lottare “per il loro paese”. In Afghanistan milioni di donne con i loro figli rischiano di morire di stenti se gli aiuti dell’ONU non saranno sufficienti o i talebani ne vieteranno la distribuzione, ma tutto dovrà risolversi, e chissà per quanto ancora, dentro i confini di questo sfortunato paese.