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Lavrov: “Guerra mondiale? Qualcuno sembra pronto ad andare fino in fondo”

La risposta del ministro degli Esteri russo alla domanda se l'ONU possa ancora evitare WWIII

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

Le conferenze stampa “fiume” di Sergei Lavrov, ministro degli Esteri della Federazione Russa, sono una manna per giornalisti. Sala sempre pienissima, in tanti hanno l’opportunità di porre una domanda a Lavrov.

Dato che il primo e più importante obiettivo per cui sono state create le Nazioni Unite nel 1945 è quello di prevenire una Terza Guerra Mondiale, perché il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres non ha ancora presentato un piano di pace a Ucraina e Russia?

“Credo che la domanda sul piano di pace vada fatta a Guterres”, ci ha risposto Lavrov, che poi ha proseguito: “Non ricordo le esatte parole, ma è stato per primo il presidente Biden e non noi a parlare di Guerra Mondiale, dicendo che ‘bisogna far vincere l’Ucraina per evitare la Terza Guerra. E poi una premier inglese a dire ‘siamo pronti a schiacciare il pulsante rosso’. E poi il ministro francese degli Esteri di allora che aggiunge:’anche noi abbiamo la bomba atomica…’. Quando si parla di Terza Guerra Mondiale tutti puntano subito il dito contro la Russia, ma di certo non siamo stati noi a parlarne per primi…”.

Lavrov, rispondendo alla fine ad un altra domanda che chiedeva sulle sue speranze e aspettative riguardo non solo la fine del conflitto in Ucraina ma anche le altre crisi nel mondo (Libia, Sudan, Yemen), ha replicato: “Non sono pagato per speranze e aspettative, ma per avere obiettivi concreti, come la sicurezza del nostro paese e prevenire che russi che hanno vissuto per secoli vicino alla Russia, siano discriminati e sterminati dal regime di Kiev. Per quanto riguarda le aspettative per altri posti del mondo, quale erano quelle per l’Iraq nel 2003? Così lo stesso per la Libia, quando Obama decise di rimaner dietro agli europei e lasciarli fare, così abbiamo visto la violazione della risoluzione Onu che autorizzava solo la No Fly Zone contro Gheddafi, e invece distrussero l’intero paese.  Per lo Yemen, diamo il benvenuto alle nuove iniziative dell’Arabia Saudita”.

La conferenza stampa all’ONU del ministro degli Esteri della Russia Sergey Lavrov; a sinistra la sua portavoce Maria Zakhrova (Foto VNY)

Quindi Lavrov torna a parlare della possibilità della Terza Guerra Mondiale: “Ora per quanto riguarda l’Ucraina, mentre per altri paesi spesso non accade nulla, come per le elezioni in Libia, con l’Ucraina dobbiamo insistere e continuare a spiegare le nostre motivazioni legali riguardanti ‘l’operazione militare speciale’, e vorremmo che questo atteggiamento avvenga anche con i nostri colleghi occidentali. Quali sono i loro obiettivi? In Iraq, in Libia, dove sono attivi in un modo o in un altro, a cosa puntano? Dobbiamo cercare di essere ottimisti, è inevitabile, anche se si dice che un pessimista è un ottimista ben informato. Spero che (gli occidentali) capiscano che non si può continuare a rompere la comunità internazionale dividendola tra un miliardo e sette miliardi di persone, anche se una tradizione aristocratica occidentale la vorrebbe così. Viviamo tutti nello stesso pianeta e poco prima si parlava di Terza Guerra Mondiale. Ma chi è che la vuole? Eppure sembra che qualcuno sia pronto ad andare fino in fondo, soprattuto quando dice che l’Ucraina deve vincere se si vuol evitare la Terza Guerra Mondiale. Non mi sembra un modo responsabile di affrontare la questione”.

Lavrov ha anche accusato l’Unione Europea di aver fatto scattare una corsa agli armamenti per “trasformarsi in una struttura aggressiva con l’obiettivo dichiarato di contenere la Russia”. Poi, forse avendo in mente anche l’Italia, il ministro degli Esteri russo ha puntato il dito contro quei paesi europei che “hanno perso qualsiasi indipendenza dagli USA e addirittura stanno inviando navi militari nello stretto tra la Cina e Taiwan”.

A Lavrov è stato chiesto chi ci sia dietro al Gruppo Wagner, sempre più presente in Africa, ora anche nel conflitto in Sudan. Il ministro degli Esteri russo ha replicato che tutti i paesi che si trovano in difficoltà “hanno il diritto di usare i servizi della compagnia militare privata russa Wagner”, facendo anche l’esempio del Mali oltre che del Sudan, aggiungendo che “ci sono gruppi militari privati ovunque, anche negli Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Ucraina”.

Sergey Lavrov, Minister for Foreign Affairs of the Russian Federation, briefs reporters at UN Headquarters. (UN Photo/Mark Garten)

Lavrov, come del resto si era saputo ieri, ha mostrato pessimismo sul rinnovo dell’accordo sull’export di grano ucraino via Mar Nero, dicendo che la situazione è a un punto morto, perché ci sono ancora gli ostacoli che bloccano le esportazioni russe. Lavrov ha confermato che il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha scritto al presidente russo Vladimir Putin sull’accordo e che ci sarà una replica al momento opportuno.

A Lavrov è stato chiesto anche perché in Russia continuavano ad arrestare americani con l’accusa di spionaggio e cosa il Cremlino volesse in cambio per rilasciare l’ex marine Paul Whelan e il giornalista Evan Gershkovich. Il ministro degli Esteri russo non ha negato che tra USA e Russia ci sia un avviato canale per “scambio di prigionieri, e ha chiarito: “Dopo che Joe Biden e Vladimir Putin si sono visti nel giugno 2021 a Ginevra è stato creato un canale speciale, non pubblico, per lo scambio di prigionieri”, facendo capire che parlarne pubblicamente complica i colloqui. “Non accettiamo l’idea che un giornalista non possa commettere un crimine”, ha sottolineato Lavrov per poi aggiungere: “Nessuno menziona Julian Assange, nessuno menziona una nostra giornalista che è stata due anni in carcere in Usa – ha continuato – Abbiamo circa 60 russi in carcere in Usa e in tanti casi le accuse sono dubbie”.

Elizabeth Whelan, sorella di Paul, in piedi nella sala del Consiglio di Sicurezza dell’ONU guarda nella direzione della presidenza russa, mentre il ministro Sergey Lavrov legge delle carte (Foto VNY)

Ad un altra domanda che riguardava i visti mancati per i giornalisti russi al suo seguito, ha replicato: “È spaventoso quello che accade” riguardo l’accesso all’informazione, la libertà di stampa, si vede che “non è conveniente per gli occidentali avere punti di vista diversi, che non siano in linea con la loro narrativa. Terremo presente le misure inappropriate degli americani quando loro avranno bisogno di noi”.

In alto il video della conferenza stampa, la nostra domanda dal minuto 39:26 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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