Mercoledì mattina è andata in scena al Palazzo di Vetro dell’ONU uno spaccato di “guerra calda” tra Russia e Stati Uniti, con un bombardamento di feroce propaganda alimentata, questa volta, dalla sofferenza dei bambini ucraini.
La Federazione Russa, che presiede il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha organizzato con formula “Arria” (un meeting informale dei membri del CdS) la riunione “Children and armed conflict: Ukrainian crisis. Evacuating children from conflict zones”, per controbattere alle accuse dell’ONU e della Corte penale internazionale sul fatto che i bambini “spariti” dall’Ucraina non sarebbero stati portati in Russia contro la loro volontà, ma evacuati da una situazione di guerra per proteggerli seguendo le regole del diritto internazionale.

Poche ore prima della riunione è esploso il caso dell’annunciata partecipazione, con collegamento video da Mosca, di Maria Lvova-Belova, la Commissaria ai diritti dei bambini della Federazione Russa famosa perché incriminata dall’International Criminal Court dell’Aja insieme al presidente Vladimir Putin con l’accusa di aver illegalmente deportato migliaia di bambini dai territori occupati in Ucraina per portarli in Russia.
Prima dell’inizio della riunione, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno richiesto all’ONU di non trasmettere in diretta nei circuiti della sua tv la riunione del Consiglio di Sicurezza, come avrebbe voluto la Russia, proprio per la presenza della “ricercata” Lvova-Belova. Tutto questo mentre l’ambasciatrice statunitense Linda Thomas-Greenfield annunciava ai giornalisti che il rappresentante degli USA, insieme a quelli di Regno Unito, Malta e di Albania, sarebbe uscito dalla stanza ad ogni intervento di Lvova-Belova o di altri rappresentanti dei territori del Donbass e del Donesk annessi illegalmente dalla Russia.
Noi siamo andati dentro la stanza della riunione, e abbiamo assistito al triste “spettacolo” dell’alzata e uscita, rientrata e poi riuscita, del rappresentante americano, britannico, albanese e maltese dall’aula della riunione ogni volta che dal video veniva chiamata a parlare una delle “testimoni” volute dall’Ambasciatore Vassily Nebenzia. Allo stesso tempo, si notava come il rappresentante della Francia, quello della Svizzera e altri membri del Consiglio di Sicurezza, non seguivano i colleghi ma rimanevano ad ascoltare anche l’intervento della ricercata dell’IIC Lvova-Belova.

Nel suo intervento introduttivo, l’ambasciatore Nebenzia ha attaccato subito gli USA e UK per la “censura” al video in diretta dell’ONU: “Innanzi tutto, non posso fare a meno di spendere qualche parola sullo scenario scandaloso in cui abbiamo dovuto preparare questo incontro. I nostri colleghi britannici e statunitensi, che a quanto pare hanno coperto il resto del blocco occidentale, avevano tanta paura di sentire la verità che verrà presentata oggi, che si sono opposti al webcast in diretta di questo incontro sulle risorse web delle Nazioni Unite. Questo è ciò che vale davvero il loro proclamato impegno per la libertà di parola”. L’ambasciatore russo ha continuato: “Secondo il parere dei nostri colleghi occidentali, solo le informazioni che ritengono opportune possono provenire dalla sede delle Nazioni Unite. E tutto ciò che non trovano adatto è ‘propaganda russa’. È un principio molto basilare in stile Orwell. Ecco perché questo incontro sarà trasmesso in diretta sui social media della Missione permanente della Russia”. Poi il diplomatico della Federazione russa ha ribadito che se “l’Ucraina avesse rispettato gli accordi di Minsk, non ci sarebbero state queste tragedie”, e che la Russia ha evacuato migliaia di civili dalle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk e da altre nuove regioni annesse dalla Russia, per preservare le loro vite durante le ostilità in corso.
Durante i briefing di Maria Lvova-Belova, commissaria presidenziale per i diritti dei bambini in Russia, e Daria Morozova, commissaria per i diritti umani della Repubblica popolare di Donetsk, la giustificazione data per il trasferimento dei bambini in Russia è stata la stessa: “erano rimasti in una situazione di pericolo, dovevamo salvarli”.

Lvova-Belova, ha prima ricordato che i trasferimenti sono iniziati prima “dell’operazione speciale” della Russia in Ucraina, per via dei ripetuti attacchi, fin dal 2014, delle forze ucraine contro i territori dell’est. Secondo Morozova, per via dei bombardamenti di Kiev contro le minoranze di lingua russa, prima del febbraio 2022, sarebbero morti 4374 civili, tra cui molti bambini.
Lvova-Belova ha ripetuto che i bambini “non sono stati dati in adozione”, ma solo temporaneamente affidati a tutori legali temporanei in famiglie affidatarie.
Poi ha sostenuto che molti sono stati ricongiunti con i loro genitori o familiari, e solo alcune decine rimangono in istituti o con famiglie ospitanti in attesa di poterli ricongiungere: “Ma è molto difficile per ora riuscire a organizzare questi ricongiungimenti. Le autorità dell’Ucraina non comunicano con noi, quindi è una situazione molto difficile” si è giustificata Lvova-Belova, che è stata più volte ringraziata dall’ambasciatore Nebenzia per il suo “delicato” lavoro, mentre venivano anche mostrati video che la ritraevano al lavoro con gruppi di bambini e giovani.
L’ambasciatore Nebenzia ha accusato gli Stati Uniti di “ipocrisia”, dato che durante la guerra del Viet Nam avrebbero trasferito nel suo territorio migliaia di bambini e poi impedito il ricongiungimento con le famiglie. E’ stato mostrato anche un video, in cui delle madri di lingua russa dei territori dell’Est dell’Ucraina, denunciano le autorità di Kiev di aver strappato loro i figli, che poi sarebbero stati mandati in adozione in Germania, Spagna, Portogallo e altri paesi europei.

Quando è stata data la parola, la maggioranza dei paesi del Consiglio di Sicurezza ha contestato la ricostruzione fatta dalla Russia, sostenendo che la Corte penale internazionale (ICC) aveva gli elementi d’indagine per spiccare i mandati di cattura, e in molti hanno ripetuto che la sofferenza dei bambini in Ucraina è avvenuta per l’invasione della Russia e a “dover essere trasferiti subito dento i confini della Russia non devono essere i bambini, ma i soldati di Mosca”.
E’ stata contestata, soprattutto dal rappresentante della Svizzera, anche la conduzione della cosiddetta “formula Arria”, che dovrebbe essere aperta ad altre testimonianze ed essere più equilibrata, invece la Russia aveva portato solo quelle che sostenevano la sua tesi discolpante.
La Cina, come anche il Brasile, hanno tenuto un atteggiamento più accomodante nei confronti dell’evento organizzato dai russi, “ringraziando” per le informazioni fornite. Ma hanno anche ricordato che tocca alle organizzazioni dell’ONU, come l’UNICEF, verificare la situazioni dei minori in zone di guerra e le regole per il loro eventuale trasferimento.
I rappresentanti di cinquanta paesi membri dell’ONU, con Stati Uniti in testa e in maggioranza europei, inclusa l’Italia, mercoledì prima dell’inizio della riunione, hanno rilasciato una dichiarazione comune in cui si legge:
Oggi la Federazione Russa continuerà ad abusare dei poteri e dei privilegi di un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per diffondere disinformazione sul suo diffuso rapimento e sulla deportazione forzata illegale di migliaia di bambini ucraini.
Numerose fonti credibili, tra cui la Corte penale internazionale, la Commissione internazionale d’inchiesta sull’Ucraina, istituzioni accademiche, organizzazioni di media affidabili e organizzazioni non governative indipendenti, hanno tutte richiamato l’attenzione sulla deportazione illegale e forzata di bambini dall’Ucraina alla Federazione Russa da parte della Russia .
Queste azioni riprovevoli hanno avuto luogo nel contesto dell’invasione su vasta scala della Federazione Russa e della guerra illegale di aggressione contro l’Ucraina, che condanniamo senza riserve.
La Federazione Russa cercherà di presentare le sue azioni in Ucraina in linea con il diritto internazionale, i diritti dei bambini e l’agenda sui bambini e i conflitti armati. Questo non potrebbe essere più lontano dalla verità. I fatti parlano chiaro:
Le autorità russe hanno interrogato, detenuto e deportato con la forza oltre 19.500 bambini ucraini dalle loro case all’interno dell’Ucraina verso la Russia. Ciò ha incluso la deliberata separazione dei bambini dai loro genitori e il rapimento di bambini dagli orfanotrofi prima di metterli in adozione in Russia.
La Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sull’Ucraina ha stabilito che il trasferimento e la deportazione di bambini da parte della Russia, all’interno dell’Ucraina e nella Federazione Russa, violano il diritto internazionale umanitario e costituiscono un crimine di guerra.
Il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Vladimirovich Putin, e il Commissario del Presidente per i diritti dei bambini, Maria Alekseyevna Lvova-Belova, sono entrambi oggetto di mandati di arresto da parte della Corte Penale Internazionale per il crimine di guerra di deportazione illegale di bambini e quello di trasferimento illegale di bambini dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa.
Condanniamo inequivocabilmente le azioni della Federazione Russa in Ucraina, inclusa e in particolare la deportazione forzata di bambini ucraini, nonché altre gravi violazioni contro i bambini commesse dalle forze russe in Ucraina.
Nessuna quantità di disinformazione diffusa dalla Federazione Russa può negare la verità della questione, né proteggere gli individui dalla responsabilità di questi crimini.

Dal canto suo il capo della Missione della Russia all’ONU, Vassily Nebenzia, più volte durante la riunione del Consiglio di Sicurezza, ha denunciato l’atteggiamento degli USA e UK, ma anche quello di Malta e Albania, che secondo il diplomatico della Russia “non vogliono conoscere la verità e non gli importa nulla dei bambini ucraini” ma hanno costruito con la loro propaganda una serie di “menzogne” per continuare ad esercitare “la censura nel Consiglio di Sicurezza”.