Promuovere lo sviluppo sostenibile e la gestione integrata delle risorse idriche, favorendo la cooperazione e i partenariati a tutti i livelli: questi i temi al centro della UN 2023 Water Conference, che si tiene a New York, presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite di New York, dal 22 al 24 marzo 2023. La Conferenza produrrà la Water Action Agenda, che raccoglierà gli impegni tesi a raggiungere i traguardi relativi all’acqua concordati a livello internazionale e previsti dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, in particolare per quanto riguarda l’obiettivo 6, ovvero garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie, ma anche il 14, cioè conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.
Qui il video della diretta dall’Assemblea Generale.
Proprio per sottolineare la necessità di una visione olistica e integrata sul tema dell’acqua, la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (IOC-UNESCO) partecipa alla Water Conference con il side event “Ocean Literacy as a powerful tool to address climate change and promote sustainable blue businesses while encouraging cross-sectoral partnerships and bridging SDGs 6 &14”, organizzato in collaborazione con OceanPact e Acquamater, nell’ambito del programma del Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile (2021-2030) “Ocean LIteracy With All”.
Partecipano i rappresentanti del mondo associativo, aziendale e governativo presentando progetti attivi in Italia e Brasile nati dalla collaborazione tra il pubblico e il privato. Il panel metterà in luce il valore dell’Ocean Literacy (Educazione all’Oceano) come strumento fondamentale per affrontare il cambiamento climatico, promuovere una Blue Economy sostenibile e un approccio integrato sul tema dell’acqua. In particolare, analizzerà il profondo rapporto tra acqua salata e acqua dolce, sottolineando il ruolo cruciale che gli ecosistemi marini svolgono in relazione alla disponibilità di acqua e alla protezione delle coste, specialmente come mitigatori in caso di siccità e inondazioni.

Ai lavori prende parte Francesca Santoro, Senior Programme Officer per IOC-UNESCO e responsabile a livello mondiale dell’Ocean Literacy per il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (2021-2030). Santoro, pugliese con laurea in scienze ambientali al Ca Foscari di Venezia, per anni ha lavorato nella ricerca marina in università europee (Spagna, Francia e Inghilterra). Dodici anni fa è tornata a Venezia per occuparsi sempre del mare, ma questa volta per conto dell’UNESCO. L’abbiamo intervistata al Palazzo di Vetro alla vigilia della storica Water Conference.
Avevamo capito che la UN 2023 Water Conference fosse dedicata all’obiettivo 6 per lo Sviluppo sostenibile, – quindi l’acqua come risorsa indispensabile sia per la vita che per la sanità – e non agli oceani, che sono l’obiettivo 14. Ci spieghi meglio l’interazione tra questi due obiettivi
“In questa conferenza si è introdotto un tema che ci fa capire quale sia la connessione tra questi due obiettivi. Ovvero il tema ‘Source-to-Sea’ o dalla sorgente alla foce.
Questo approccio riguarda il modo in cui si gestisce la risorsa acqua promuovendo un approccio integrato. Al centro c’è l’idea che per gestire lo sviluppo, comprendere gli impatti e proteggere gli ecosistemi in un sistema fluviale, non è sufficiente osservare solo parti separate del sistema, ad esempio la zona costiera o i laghi a monte. Bisogna per l’appunto guardare l’intero sistema dalla sorgente al mare.
Facciamo alcuni esempi, se la maggior parte dell’acqua viene utilizzata a monte per l’irrigazione agricola o inquinata da un’industria, gli effetti e i problemi possono accumularsi a valle e infine negli ecosistemi marini. Altro esempio è quello dell’inquinamento da plastica. Circa l’80% della plastica in mare ci arriva dai fiumi, dunque l’approccio più efficace per gestire questo problema è fare in modo che i fiumi siano meno inquinati e che ci siano dei sistemi efficaci di depurazione”.

L’accordo per il trattato d’alto mare avvenuta all’ONU due settimane fa, è stato definito storico, ma perché è così importante?
“Sicuramemente in prima istanza perché permetterà di creare delle zone protette anche nelle aree fuori dalla giurisdizione nazionale che ricoprono circa il 50% della superficie terrestre. Questo permetterà anche di implementare quanto deciso a Montreal lo scorso dicembre durante la COP15 della convenzione delle NU sulla biodiversità, ovvero proteggere almeno il 30% del pianeta entro il 2030.
Inoltre fino a questo momento nell’alto mare non esistevano regolamentazioni stringenti per le attività di sfruttamento delle risorse marine, e questo stava causando grandi impatti negative sull’ecosistema. Questo trattato prevede di creare dei sistemi di valutazione d’impatto ambientale prima che si approvino attività estrattive in queste zone”.
Ma l’UNESCO, l’agenzia culturale dell’ONU (con sede a Parigi) che funzioni ha in questa conferenza scientifica ambientalista?
“L’UNESCO è l’agenzia della Nazioni Unite con mandato non solo sulla cultura, ma anche sull’educazione e la scienza. In particolare al suo interno esistono la Commissione Oceanografica e il Programma Idrologico, dunque i due organismi che si occupano della risorsa acqua sia per quello che riguarda l’acqua dolce che quella marina. Il nostro ruolo è di coordinare la ricerca scientifica internazionale e favorire la cooperazione internazionale su questi temi, creando gruppi di lavoro di esperti con rappresentanti di tutto il mondo”.
No matter how small the action, you can help combat the water crisis! Save water by:
🌿 not overwatering your plants
🍎 buying local & seasonal food
🛁 avoiding taking bathsAhead of Wednesday’s #WorldWaterDay, tell us how you’re taking #WaterAction 👇https://t.co/36SMs2Ka2k pic.twitter.com/P3iKOsMxo3
— UNESCO 🏛️ #Education #Sciences #Culture 🇺🇳 (@UNESCO) March 20, 2023
L’Italia partecipa con il ministro dell’Ambiente e la Sicurezza energetica Pichetto Fratin: secondo lei, un paese tra i maggiori contributori dell’ONU e che fa parte delle maggiori economie del mondo, arriva con tutti i “compiti” a posto a questa conferenza? Cosa potrebbe insegnare l’Italia al mondo sull’acqua e la sostenibilità dei mari e cosa invece dovrebbe ancora imparare dagli altri?
“L’Italia dovrebbe essere maggiormente impegnata sui temi della tutela del mare, essendo un paese che per storia, geografia e interessi è strettamente legato al mare stesso. Essendo inoltre al centro del Mediterraneo dovrebbe e potrebbe diventare davvero un hub per il trasporto marittimo e per la portualità sostenibile. Esistono in Italia grandi competenze tecnico-scientifiche in questo campo e bisognerebbe incentivare e promuovere di più la ricerca scientifica e connetterla ai sistemi produttivi per renderli appunto più sostenibili”.
Al ministro del governo Meloni, se potesse suggerirgli qualcosa da rimarcare per i discorsi che terrà?
“Come dicevo la promozione dell’innovazione, della decarbonizzazione e della ingegneria naturalistica. L’Italia è un paese fragile da un punto di vista idrogeologico ma può affrontare queste questioni in maniera incisiva ed efficace”.

Lei lavora nella sede distaccata dell’UNESCO a Venezia. Ecco nella “lotta” della città più bella del mondo con il mare, e ormai scontato chi vincerà oppure Venezia ha ancora delle chance?
“Venezia dovrebbe diventare il centro della ricerca sulla crisi climatica, e diventare il simbolo di come si possano affrontare le sue conseguenze unendo conoscenza locale del territorio, innovazione, e sostenibilità”.
Per l’UNESCO lei è responsabile a livello mondiale dell’Ocean Literacy per il Decennio del Mare: ci spieghi il suo lavoro e che ruolo sta avendo l’istruzione sui temi dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile?
“Il mio lavoro consiste nel promuovere l’educazione al mare a tutti i livelli e in particolare con la scuola. Sviluppiamo progetti con le scuole di tutto il mondo e lavoriamo con insegnanti ed educatori per formarli a trattare questi temi nelle scuole. Lavoriamo anche con i governi per inserire questi temi in maniera più strutturata nei programmi scolastici.
Abbiamo pubblicato un documento specifico che possa appunto fungere da guida, e anche la nostra direttrice generale Audrey Azoulay ha lanciato un appello a tutti i nostri 193 stati membri per inserire questi temi nei programmi scolastici entro il 2025”.

Quale evento specifico organizza l’UNESCO in questa conferenza al Palazzo di Vetro?
“L’UNESCO organizza diversi eventi collaterali ma il nostro si focalizza sul tema dei partenariati pubblico-privati per promuovere l’educazione all’oceano, con casi studio dal Brasile e dall’Italia”.
Secondo lei l’ONU, sulla questione degli SDGs, soprattutto sull’obiettivo 13 (clima), è stata finora troppo “catastrofica” oppure continua a suonare debolmente l’allarme e in ritardo? Insomma il Segretario Generale Antonio Guterres e tutto il sistema delle Nazioni Unite, ora che mancano solo sette anni al 2030, avrebbero potuto fare di più o hanno fatto tutto quello che era nelle loro possibilità dal 2015 a oggi?
“Direi che sul tema delle questioni ambientali le Nazioni Unite hanno davvero fatto molto, organizzando ogni anno la conferenza delle parti e arrivando a accordi importanti. Inoltre la consapevolezza di tutti, specialmente delle giovani generazioni, è molto aumentata e questo inevitabilmente crea dei sistemi di pressione verso l’azione per i governi”.