Mentre il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, venerdì condannava “fermamente il lancio di un altro missile balistico intercontinentale da parte della Nord Corea” (avvenuto giovedì), la Cina, con una mossa inusuale, bloccava la trasmissione sui canali tv ufficiali dell’Onu di una riunione con formula Arria (informale) del Consiglio di Sicurezza, convocata dalle missioni di Stati Uniti e Albania, per dibattere su abusi e violazioni dei diritti umani in Corea del Nord. La decisione di oscurare la trasmissione tv rientra nelle possibilità di un membro del Consiglio, e la Cina è uno dei cinque membri permanenti.
“E’ stato un tentativo vano. Questo incontro sarà pubblico e visibile al mondo. Continueremo a denunciare le violazioni dei diritti umani della Nord Corea e le minacce alla pace internazionale”. Così l’Ambasciatrice americana Linda Thomas Greenfield ha attaccato la Cina per aver bloccato la diffusione pubblica dell’incontro sui canali tv dell’Onu (ma è andato in diretta su canali non ufficiali come Facebook). La riunione è andata avanti quindi senza la diretta video, ma alcuni ambasciatori, guidati dall’Ambasciatrice Thomas-Greenfield, sono apparsi davanti alla telecamera dello stake out del Consiglio di Sicurezza (vedi video sopra).
“Il regime di Pyongyang fa tutto ciò che è in suo potere per nascondere le sue atrocità al mondo esterno, ma più e più volte ha fallito”, ha detto l’ambasciatrice Thomas-Greenfield alla riunione informale del Consiglio di Sicurezza sui diritti umani in Nord Corea. “In questo preciso momento la Nord Corea ha più di 80.000 persone nei campi di prigionia dove i detenuti politici sono soggetti a torture, fame, lavoro forzato, esecuzioni arbitrarie o sommarie e violenza di genere, compresi gli aborti forzati”, ha aggiunto, sottolineando che “il regime ha compiuto anche atti di repressione transnazionale, tra cui intimidazioni, sorveglianza, rimpatri forzati e omicidi”.

Thomas-Greenfield ha spiegato che i programmi di armi di distruzione di massa e missili balistici di Pyongyang sono indissolubilmente legati alle violazioni dei diritti umani del regime: “la ricerca di armi di distruzione di massa ha sempre la meglio sui diritti umani e sui bisogni umanitari della sua gente, Kim Jong Un ha preferito le munizioni al nutrimento, i missili al genere umano”.
Anche l’Italia ha chiesto di partecipare alla riunione del Consiglio di Sicurezza, e ha pronunciato un discorso con il vice rappresentante permanente al Palazzo di Vetro, l’ambasciatore Gianluca Greco,: “L’Italia, alla luce dell’importanza che attribuisce alla pace e alla stabilità nella regione indo-pacifica, ritiene che la grave situazione di diffusa e sistematica violazione dei diritti umani in Corea del Nord sia motivo di profonda preoccupazione”. “Garantire la piena, equa ed effettiva promozione e protezione di tutti i diritti umani dovrebbe essere centrale in qualsiasi politica, al fine di garantire il benessere e la dignità delle persone nel paese”, ha sottolineato Greco. Al contrario, “il regime nordcoreano continua a negare ai suoi cittadini anche i diritti e le libertà più elementari, soffocando ogni forma di dissenso”. Quindi l’Italia ha chiesto alla Corea del Nord di “concedere l’accesso al personale e alle agenzie umanitarie internazionali per condurre valutazioni indipendenti dei bisogni, attuare programmi umanitari coerenti con gli standard internazionali e i principi umanitari e fornire assistenza alle persone nelle situazioni più vulnerabili”. Ritenere gli autori di violazioni dei diritti umani responsabili delle loro azioni
“è fondamentale per scoraggiare ulteriori violazioni e abusi. Abbiamo la responsabilità collettiva di promuovere la responsabilità degli autori di violazioni dei diritti umani per i loro crimini”.