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March 17, 2023
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Il Kentucky è diventato il “santuario delle armi”

I legislatori statali hanno votato una legge che rimuove tutte le restrizioni federali all’acquisto di pistole e fucili

Massimo JausbyMassimo Jaus
Il Kentucky è diventato il “santuario delle armi”

Il deputato GOP del Kentucky Thomas Massie con la famiglia - ANSA

Time: 4 mins read

Benvenuti alle armi! La provocazione viene fatta pochi giorni dopo che il presidente Joe Biden, con un decreto presidenziale, ha reso obbligatori i controlli sull’acquisto di pistole e fucili. Per tutta risposta il Kentucky ha varato ieri sera una legge che rende lo Stato “santuario delle armi”: i legislatori statali hanno votato sia al Senato che alla Camera questa legge che rimuove tutte le restrizioni federali all’acquisto delle armi. Da vedere ora se il governatore democratico, Andy Beshere, la firmerà. Un affondo dei MAGA per simpatizzare con l’America armata, quella che a spada tratta difende il Secondo Emendamento e che del diritto di acquistare le armi ne ha fatto un’ideologia che esula dai partiti. 

Se il governatore la approverà nel Blue Grass State tutti potranno acquistare armi senza nessun controllo. Già ora i minorenni possono acquistarle con il consenso dei genitori. Il Kentucky è uno Stato in cui molte scuole, dalla quarta elementare fino alla dodicesima, il tiro al piattello o il tiro a segno sono attività extracurriculari.   

Quando si parla di fucili e pistole gli Stati Uniti sono un ginepraio di leggi statali, conteali e municipali che molte volte si scontrano con quelle federali a dispetto del buonsenso alla luce delle stragi quotidiane. 

La legge federale vuole che per acquistare un’arma, prima di ritirarla dal negozio, venga compilato il modulo 4473, un formulario del Bureau Of Alcohol, Tobacco and Firearms, in modo da registrare la matricola e controllare che l’acquirente non abbia precedenti penali.  

L’inganno sta nel fatto che non tutte le armi vengono comprate nei negozi. Spesso sono vendute da privati o sono vendute nelle fiere delle armi, i “Gun Show” dove l’unica restrizione all’acquisto è quella di mostrare la patente di guida con indirizzo e data di nascita. 

Saleman Jack Riddle holds an Ed Brown .45 caliber handgun at Chuck’s Firearms gun store – ANSA/EPA/ERIK S. LESSER

Dei 50 Stati dell’Unione pochi sono quelli che applicano leggi restrittive per chi vuole acquistare una pistola. Mentre per i fucili, in genere, non ci sono limitazioni purchè non siano quelli considerati “d’assalto”come i kalashnikov. Ciò nonostante negli ultimi 5 anni sono stati venduti più di 20 milioni dell’AR-15, il fucile delle stragi. Nessuno Stato ha disposizioni per bloccare l’acquisto della vendita delle armi per chi è mentalmente instabile. Sta solamente al giudizio della persona, o del negozio, che la vende.

Per i fucili a canna liscia, per la caccia o il tiro al piattello o quelli a canna rigata, per la caccia grossa o il tiro a segno, basta fare un corso sulla sicurezza delle armi che varia da Stato a Stato, in cui si insegna sia come sparare sia a distinguere gli animali protetti che non debbono essere colpiti dai proiettili dei cacciatori. Alcune città come New York, Los Angeles, Miami, Washington, hanno controlli più rigidi e la vendita delle armi è supervisionata, ma nel resto dell’America è possibile acquistare le armi da Walmart la catena di ipermercati. 

Circa una ventina di Stati hanno la reciprocità per il porto d’armi. Una quindicina di Stati applica la legge “Open Carry”, cioè l’arma, come nei film western, deve essere visibile. Un’altra ventina di Stati adottano il “Concealed Carry”, cioè l’arma non deve essere visibile. Solo 12 Stati e alcune città hanno bandito la vendita dei  super caricatori per le pistole e i fucili. Il Bump Stock, il meccanismo che permette ai fucili d’assalto di sparare a ripetizione, è stato proibito da una corte federale nel 2019 e successivamente una corte d’appello ne ha ripristinato la vendita. In una decina di Stati è possibile acquistarlo. Alcuni Stati permettono di andare in giro per le strade mostrando le armi a tracolla, ma il caricatore deve essere tolto dall’arma. In Michigan, Wyoming, North e South Dakota e Montana, il caricatore invece può essere pieno di proiettili. Leggi e disposizioni diverse in Stati confinanti che si fanno scherno delle disposizioni federali.

Cartello Gun Free a Times Square, New York – Twitter

Il Kentucky è famoso per essere lo stato in cui è nato Abraham Lincoln, per il bourbon, per il pollo fritto, per il tabacco, per il moonshine, per il carbone e per la musica blue grass. Ha lanciato questa provocazione per diventare lo stato “santuario” delle armi. Un affondo degli estremisti di destra che cercano lo scontro per bandire le restrizioni alla vendita delle armi ed ora più che mai, con questa Corte Suprema che ha una maggioranza di giudici conservatori, le prospettive di vincere la guerra legale sono più rosee. Una mossa dei MAGA per accentuare la divisione con il resto del Paese.

Inevitabilmente, se il governatore firmerà la legge, la magistratura federale la bloccherà nei tribunali. Seguirà il ricorso alla Corte d’Appello e, se anche questa andrà contro la decisione dei parlamentari del Kentucky si arriverà alla Corte Suprema. Semprechè i magistrati “supremi” vogliano intervenire in questa vicenda perché potrebbero rifiutarsi e lasciare che resti la decisione della Corte d’Appello.

Sull’ultimo numero di The Atlantic vengono messe in risalto le idee separatiste dei MAGA portate avanti dalla congresswoman Marjorie Taylor Greene che con il suo “National Divorce”  chiede la separazione tra Stati Blu, quelli democratici, e Stati Rossi, quelli repubblicani, a causa della “woke culture” (la campagna di sensibilizzazione contro le ingiustizie sociali e razziali) che secondo la parlamentare sta erodendo il tessuto collettivo dell’America. E cavalcare questa storia delle armi è un appetitoso invito per chi cerca lo scontro con il governo federale. Anche se poi a perdere saranno gli americani.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Sposato, 4 figli. Studia antropologia della musica alla Adelphi University. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga. Married, 4 children. Studies Anthropology of Music at Adelphi University.

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