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Corte Penale Internazionale a caccia di Putin, ma l’ONU è pronta a riceverlo

Il tribunale dell'Aja emette mandato d'arresto per il Presidente della Russia ma per i portavoce di Guterres e Kőrösi alle Nazioni Unite non cambia nulla

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Guterres da Zelensky e poi? Il Segretario Generale e la pace che non può più attendere

06/07/2019: Secretary-General António Guterres (left) meets with Vladimir Putin, President of the Russian Federation, at the Saint Petersburg International Economic Forum. (UN Photo/Yury Kochkin)

Time: 6 mins read

La Corte Penale internazionale dell’Aja  ha emesso un mandato d’arresto contro il presidente russo Vladimir Putin e la commissaria russa per i diritti dei bambini Maria Alekseyevna Lvova-Belova, in connessione con la guerra in Ucraina.

Per la Corte, denominata ICC (in italiano CPI), il presidente russo sarebbe responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (in questo caso bambini) e di trasferimento illegale dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia.

“Ci sono fondate ragioni – si legge nel comunicato dall’Aja – per ritenere che Putin abbia responsabilità penali individuali per i crimini sopra menzionati”. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, Kiev stima che siano oltre 16 mila i bambini trasferiti forzatamente in Russia o nelle zone occupate. La Russia ha ripetutamente negato di aver commesso crimini durante quella che chiama “operazione militare speciale”.

“Una decisione storica”, ha commentato il procuratore generale dell’Ucraina, Andrij Kostin. “Sono personalmente grato al procuratore della Cpi Karim Khan, continuiamo la stretta collaborazione con la Cpi nei casi di deportazione forzata di bambini ucraini. Oltre 40 volumi di fascicoli, più di 1000 pagine di prove già condivise con la Corte”.

Il Cremlino ha commentato la notizia definendola “oltraggiosa e inaccettabile” sollevare la questione dell’arresto di Putin. Il portavoce Dmitri Peskov ha ricordato come la Russia “non riconosca la giurisdizione di questo tribunale, qualsiasi sua decisione è nulla dal punto di vista della legge”. “La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato d’arresto contro Vladimir Putin. Non c’è bisogno di spiegare dove dovrebbe essere usata questa carta”, ha scritto su Twitter il vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitrij Medvedev.

Situation in #Ukraine: #ICC judges issue arrest warrants against Vladimir Vladimirovich Putin and Maria Alekseyevna Lvova-Belova
Read more ⤵️
https://t.co/5OMC7Xuuy5

— Int’l Criminal Court (@IntlCrimCourt) March 17, 2023

Ma quando venerdì la notizia del mandato di arresto rilasciato dalla Corte Criminale Internazionale (ICC) contro il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha cominciato a diffondersi al Palazzo di Vetro di New York, poco prima del briefing giornaliero con il portavoce del Segretario Generale dell’ONU, i giornalisti in attesa avevano la stessa domanda: potrà adesso il Segretario Generale Antonio Guterres incontrare o anche solo parlare con Putin? E se non potrà, che ne sarà della già flebile speranza di avviare una trattativa di pace e giungere almeno ad una tregua, se il leader della potenza membro permanente del Consiglio di Sicurezza, che ha iniziato e quindi potrebbe fermarla questa guerra, è ora diventato il ricercato numero uno del tribunale che la stessa ONU sostiene?

Prima che il portavoce di Guterres arrivasse, è toccato a Paulina Kubiak, portavoce del presidente dell’Assemblea Generale Csaba Kőrösi, diventare il bersaglio della raffica di domande dei giornalisti: cosa ne pensa il presidente dell’UNGA? Potrebbe più incontrare Putin? Potrà il presidente russo, se lo vorrà, partecipare ai lavori dell’Assemblea Generale? Con un certo imbarazzo, la portavoce ha risposto che il presidente Kőrösi rappresenta tutti gli Stati membri dell’Assemblea generale, inclusa la Russia e quindi “resta disposto a incontrare il presidente Putin”. Quando alla portavoce del presidente dell’UNGA77 è stato chiesto della relazione tra l’ICC e l’Assemblea Generale e se il briefing annuale tra i due organi sarà anticipato, la portavoce ha affermato che mentre la relazione esiste, l’ICC è indipendente. “Non ci sono piani per anticipare il briefing annuale”.  Alla portavoce di Kőrösi è stato anche chiesto se il presidente dell’AG fosse preoccupato che il mandato dell’ICC contro Putin possa limitare il movimento del presidente russo e possibilmente impedire alla diplomazia di porre fine alla guerra in Ucraina. La portavoce ha replicato dicendo che si trattava di una domanda speculativa.

Si notava come Kubiak non vedesse l’ora di passare il podio bollente del briefing al collega Stephane Dujarric, portavoce del Segretario Generale Antonio Gueterres. Subito è ripartita la mitragliata di domande: che farà ora Guterres? Potrà ancora parlare con Putin?  Prima il portavoce di Guterres ha cercato di sviare le domande dicendo che “la Corte penale internazionale è indipendente dal segretariato dell’Onu. Non commentiamo le loro azioni”. Quando non si è mollata la presa sul tema, Dujarric finalmente ha replicato che, in caso dovesse ritenerlo utile, “il Segretario Generale è sempre pronto a incontrare e a parlare con chiunque sia necessario per portare a termine il suo lavoro”. Quindi lo incontrerebbe? Sì, è stata la risposta. Ma per Guterres incontrare colui che per la Corte criminale internazionale risulta da oggi essere un latitante, non sarebbe un atto di disconoscimento da parte del leader dell’ONU della stessa Corte? Di una istituzione internazionale in cui partecipano con diritti e doveri ben 123 paesi membri delle Nazioni Unite? Su questo dilemma la risposta di Dujarric non è mai arrivata, o non è andata oltre il ripetere “ancora una volta, non ho intenzione di speculare su situazioni specifiche. La Corte penale internazionale e il Segretariato delle Nazioni Unite sono istituzioni separate con mandati separati”. Insomma, grande imbarazzo.

La mossa dell’IIC arriva il giorno dopo che un’indagine delle commissione d’inchiesta del Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, aveva annunciato in un rapporto che la Russia aveva commesso crimini di guerra di vasta portata in Ucraina, come uccisioni di civili, torture, stupri e la deportazione dei bambini. Neanche 24 ore, ecco il mandato di cattura spiccato dalla Corte dell’Aja.

E’ importante notare che, nel sito dell’ONU, la notizia del mandato di cattura veniva data così: “La Camera preliminare della Corte penale internazionale (CPI) sostenuta dalle Nazioni Unite ha emesso venerdì un mandato di arresto per il presidente russo Vladimir Putin, in relazione a presunti crimini di guerra riguardanti la deportazione e il “trasferimento illegale” di bambini dall’Ucraina occupata, ha detto il capo della Corte penale internazionale”.

Russian President Vladimir Putin, 24 January 2023. ANSA/EPA/MIKHAEL KLIMENTYEV / SPUTNIK / KREMLIN POOL

Il contenuto dei mandati di solito sarebbe segreto per proteggere le vittime, ha dichiarato il presidente dell’ICC Piotr Hofmański, chiarendo che “tuttavia, i giudici hanno deciso di rendere pubblica l’esistenza dei mandati, nell’interesse della giustizia e per prevenire reati futuri”.

“I crimini sarebbero stati presumibilmente commessi nel territorio occupato ucraino almeno dal 24 febbraio 2022”, ha spiegato l’ICC. “Ci sono motivi ragionevoli per ritenere che Putin e Lvova-Belova abbiano una responsabilità penale individuale”.

Il tribunale ha ritenuto ragionevoli motivi che Putin sia responsabile per aver commesso gli atti direttamente, insieme ad altri e, o tramite altri, e “per il suo incapacità di esercitare il controllo correttamente sui subordinati civili e militari che hanno commesso gli atti, o hanno consentito il loro commissione, e che erano sotto la sua effettiva autorità e controllo, in forza della superiore responsabilità”.

Tutte le accuse sono in linea con lo Statuto di Roma. Ma se la Russia non ha mai firmato lo statuto che ha creato l’organo giudiziario nel 1998, questo non lo ha fatto neanche l’Ucraina. Siamo così al paradosso che se Putin andasse in Ucraina, per discutere magari di pace, il presidente Zelensky non sarebbe obbligato di consegnarlo alla Corte dell’Aja! E neanche il presidente  Joe Biden lo sarebbe, se Putin venisse invitato alla Casa Bianca. Ma Se Putin dovesse andare a trovare il suo “amico” Silvio Berlusconi in Italia, ecco che le autorità italiane sarebbero obbligate ad arrestarlo.

Intanto gli Stati Uniti, che appunto come la Russia e la Cina non hanno mai firmato il trattato di Roma, hanno fatto sapere che sostengono la “responsabilità per gli autori di crimini di guerra”. A dichiararlo, è stata la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Adrienne Watson. “Non c’è dubbio che la Russia stia commettendo crimini di guerra e atrocità in Ucraina, e siamo stati chiari – ha detto Watson nella dichiarazione riportata dalla Cnn – sul fatto che i responsabili devono essere ritenuti responsabili. Il procuratore della CPI è un attore indipendente e prende le proprie decisioni giudiziarie sulla base delle prove di cui dispone. Sosteniamo la responsabilità per gli autori di crimini di guerra”.

 

ICC Prosecutor, Karim A.A. Khan QC (icc-cpi.int)

Il procuratore dell’ICC Karim Khan ha affermato che i responsabili di presunti crimini devono essere ritenuti responsabili e che i bambini devono essere restituiti alle loro famiglie e comunità. “Non possiamo permettere che i bambini vengano trattati come se fossero il bottino di guerra”, ha affermato. “Gli incidenti identificati dal mio ufficio includono la deportazione di almeno centinaia di bambini prelevati da orfanotrofi e case di cura per bambini. Molti di questi bambini, sosteniamo, da allora sono stati dati in adozione nella Federazione Russa”.

Attraverso i decreti presidenziali emessi dal presidente Putin, la legge è stata modificata in Russia per accelerare il conferimento della cittadinanza russa, rendendo più facile l’adozione da parte delle famiglie russe. “Il mio ufficio sostiene che questi atti, tra gli altri, dimostrano l’intenzione di rimuovere definitivamente questi bambini dal proprio paese”, ha affermato Khan. “Al momento di queste deportazioni, i bambini ucraini erano persone protette ai sensi della Quarta Convenzione di Ginevra”. La Corte penale internazionale è un organo giudiziario indipendente e permanente. È stato istituito in conformità allo Statuto di Roma, firmato il 17 luglio 1998 in un convegno nella capitale d’Italia.

La sua competenza si estende a tutti i più gravi reati internazionali commessi dopo il 1° luglio 2002, data di entrata in vigore dello Statuto di Roma. La giurisdizione del tribunale è limitata ai crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra e il crimine di aggressione.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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