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Kim Jong-un spara missili a ripetizione ma il Consiglio di Sicurezza resta bloccato

Alla fine dell'ennesima riunione sulla DPRK, abbiamo posto delle domande all'amb. Sud coreano Hwang Joonkook: "Tutto per preservare il potere di una famiglia"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Kim Jong-un spara missili a ripetizione ma il Consiglio di Sicurezza resta bloccato

A photo released by the official North Korean Central News Agency (KCNA) shows the test-fire of a tactical guided missile under a plan of the North Korean Academy of Defense Science at an undisclosed location in North Korea, 17 January 2022 (issued 18 January 2022). ANSA/EPA/KCNA

Time: 5 mins read

Lunedì pomeriggio c’è stata l’ennesima riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU dopo che anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres aveva condannato domenica il lancio di un altro missile balistico di portata intercontinentale da parte della Repubblica popolare democratica di Corea (DPRK). Già lunedì mattina altri due missili erano stati lanciati da Pyongyang, mentre sabato la Corea del Nord aveva lanciato un missile a lungo raggio che è atterrato nel mare vicino al Giappone, con alcuni cittadini giapponesi che hanno potuto vederne la caduta. L’azione ha spinto subito domenica gli Stati Uniti a ripetere esercitazioni aeree congiunte con il Giappone e la Repubblica di Corea.

Poi lunedì, la Corea del Nord ha utilizzato un lanciarazzi multiplo da 600 mm per lanciare altri due missili.

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, in una dichiarazione rilasciata dal suo portavoce, ha ribadito il suo invito alla Repubblica popolare democratica di Corea a desistere immediatamente dall’intraprendere ulteriori azioni provocatorie. Ha inoltre invitato Pyongyang a rispettare pienamente i suoi obblighi internazionali ai sensi di tutte le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e a riprendere il dialogo che porti a una pace sostenibile e alla denuclearizzazione completa e verificabile della penisola coreana.

Così il Consiglio di Sicurezza si è riunito nel pomeriggio di lunedì, pur sapendo che Cina e Russia continuano ad opporsi a qualsiasi ulteriore azione dei Quindici. Pechino sostiene che esercitare ulteriori pressioni sulla Corea del Nord sarebbe controproducente. Sia Mosca che Pechino nel maggio del 2022 hanno posto il veto a una risoluzione voluta dagli Stati Uniti per imporre più sanzioni ONU alla Corea del Nord.

A wide view of the Security Council meeting on Non-proliferation and the Democratic People’s Republic of Korea. (UN Photo/Eskinder Debebe)

L’ultima volta che il Consiglio è intervenuto unito contro la Corea del Nord è stato quando ha adottato una risoluzione per rafforzare le sanzioni nel dicembre 2017 sui programmi di missili balistici e armi nucleari di Pyongyang.

“La realtà è che coloro che proteggono la DPRK (Corea del Nord) dalle conseguenze dei suoi test missilistici mettono la regione asiatica e il mondo intero a rischio di conflitto”, ha affermato l’ambasciatrice degli Stati Uniti Linda Thomas-Greenfield. “La mancanza di azione del consiglio adesso è peggio che vergognosa. È pericolosa”, ha detto Thomas-Greenfield al Consiglio di sicurezza, proponendo di adottare una dichiarazione presidenziale formale – come era avvenuto alla riunione della mattina del Consiglio sul conflitto Israele palestinese – per condannare l’azione della Corea del Nord e dare una spinta all’azione diplomatica.

Addressing the @UN Security Council, @khiari_khaled reiterated @antoniogutteres‘ strong condemnation of the launch of yet another ballistic missile of intercontinental range by the DPRK. Read full statement here: https://t.co/JJvbKEAKQW pic.twitter.com/ivL15Ey4Dd

— UN Political and Peacebuilding Affairs (@UNDPPA) February 20, 2023

Ma gli appelli sono caduti ancora una volta nel vuoto. Il vice ambasciatore cinese delle Nazioni Unite Dai Bing ha affermato che le ripetute riunioni del consiglio e le richieste di ulteriori sanzioni contro la Corea del Nord “non incarnano il ruolo costruttivo di alleviare la situazione, né apportano nuove idee favorevoli alla risoluzione del problema”.

“Perseguire e accumulare esclusivamente sanzioni porterà solo a un vicolo cieco”, ha detto Dai al consiglio. “La Cina spera sinceramente nella stabilità piuttosto che nel caos nella penisola… La Cina invita tutte le parti a mantenere la calma e la moderazione”.

Nell’intervento della Russia ancora una volta la colpa dell’escalation è stata attribuita alle esercitazioni militari americane, giapponesi e sud coreane che provocherebbero la reazione di Pyonyang.

Alla fine della riunione, gli ambasciatori di 11 paesi si sono presentati davanti ai giornalisti per leggere un ennesimo comunicato congiunto di condanna della Corea del Nord. Accanto all’Ambasciatrice Thomas Greenfield, incaricata di leggere il documento, c’erano l’ambasciatore giapponese Ishikane Kimihiro e quello della Corea del Sud Hwang Joonkook (che non fa parte del Consiglio di Sicurezza ma è intervenuto) , con anche i rappresentanti di Albania, Ecuador, Francia, Malta, Mozambico, Svizzera, Regno Unito, Emirati Arabi. Qui sotto alcuni stralci del comunicato letto da Thomas-Greenfield:

“Il lancio dell’ICBM di questo fine settimana rappresenta una minaccia non solo per la regione, ma anche per la pace e la sicurezza internazionali. In particolare, compromette in modo dimostrabile la non proliferazione nucleare in tutto il mondo….

Gli Stati Uniti e nove paesi rimangono pienamente impegnati nella diplomazia e continuano a invitare la DPRK a tornare al dialogo. Ma non rimarremo in silenzio mentre la Corea del Nord fa avanzare le sue capacità nucleari e missilistiche illegali, minacciando la pace e la sicurezza internazionali.

Tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite devono attuare e applicare pienamente le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza per aiutare a risolvere le pericolose tensioni nella penisola coreana attraverso una diplomazia pacifica.

È ora che il Consiglio di sicurezza parli di nuovo con una sola voce contro gli sforzi dichiarati della DPRK di sviluppare un arsenale nucleare illegale che rappresenterebbe un grave pericolo per il mondo. Il silenzio del Consiglio non ha portato alla moderazione a Pyongyang. In effetti, ha incoraggiato le autorità della DPRK. Questo ultimo lancio di missili balistici intercontinentali è una prova della determinazione e dello scopo del Consiglio, e ora dobbiamo agire”.

Joonkook Hwang, Permanent Representative of the Republic of Korea to the United Nations, addresses the Security Council meeting on Non-proliferation and the Democratic People’s Republic of Korea (UN Photo/Evan Schneider)

Quando gli ambasciatori stavano per andar via senza attendere per le domande, noi abbiamo fermato l’ambasciatore di Seoul Hwang Joonkook e gli abbiamo chiesto cosa intendesse, nel suo discorso al Consiglio di Sicurezza che avevamo ascoltato in precedenza, quando ha minacciato che ‘se il Consiglio di Sicurezza continuerà a non prendere alcun provvedimento, saremo costretti a farlo unilateralmente’.

“Parlavo di sanzioni, ovviamente economiche. Non certo di azioni militari. Possiamo mettere ulteriori sanzioni mirando certi individui e compagnie nord coreane”.

Ma quali sarebbero secondo la Sud Corea le reali intenzioni di Kim Jong-un per questi test missilistici?  Cosa vuole ottenere?

“Tutto questo ha solo a che fare con la natura del regime nord coreano, che si distingue da qualunque altro. Insomma, in Nord Corea dal nonno si passa al figlio, poi al nipote e magari un giorno alla figlia del nipote…. E’ un regime familiare che cerca di preservarsi, per questo ha bisogno della minaccia nucleare perché ha paura della sua debolezza, così continua a testare le sue armi per far capire al mondo che sono funzionanti e potrebbero essere usate. Ma qui non si tratta di aver cura degli interessi del popolo nordcoreano, è solo una famiglia che sta cercando di conservare il proprio potere”.

Che farà allora la Corea del Sud?

“Sappiamo che con questo regime non è più il tempo della ‘carota’, ci abbiamo provato in passato, non ha funzionato. Ora è il tempo del bastone, fargli capire che non potrebbero mai sopravvivere se mettessero in atto le loro minacce. Insomma la Sud Corea, con i suoi alleati, deve essere più forte e pronta. Solo così capiranno che non possono continuare a minacciare”.

E come giudica l’azione della Cina che invece protegge Pyongyang?

“E’ un grande errore quello cinese, deve smettere di assecondare Pyongyang. La Cina è difronte ad un dilemma: anche se sa che Kim non punta i missili verso di lei, teme che potrebbe scatenare un tremendo conflitto nella regione e questo la spaventa. Eppure continua a fargli da scudo. Ma la carota non serve più, solo una azione decisa del Consiglio di Sicurezza farebbe far indietreggiare Kim dalle sue pericolose provocazioni. Spero che lo capiscano presto”.

Weeks after she first appeared alongside North Korea’s leader at a military event, North Korean TV aired footage of Kim Jong Un’s daughter attended a football match with her father https://t.co/qRWq9F6mq0 pic.twitter.com/RDAVSnAVRP

— Reuters (@Reuters) February 19, 2023

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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