“Uno show sul nulla”. Così l’Ambasciatore israeliano Gilad Erdan, parafrasando Jerry Seinfeld, ha bollato nel suo intervento la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza convocato su richiesta degli Emirati Arabi e della Cina per discutere della visita del nuovo ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir nel luogo tanto sacro quanto conteso a Gerusalemme. È la prima volta dal 2017 che un ministro israeliano visita la “spianata delle moschee”, conosciuta dagli ebrei come Monte del Tempio e dai musulmani come Haram al-Sharif, e che è amministrata dalla Giordania.
Ma dalle dichiarazioni ascoltate da tutti i Quindici paesi membri del Consiglio di Sicurezza, inclusi gli USA, invece la riunione non è sembrata affatto “about nothing”. Infatti tutti gli ambasciatori hanno considerato una pericolosa provocazione la visita in questo momento del nuovo ministro di un governo considerato più a destra della storia di Israele, che sebbene durata pochi minuti, potrebbe sembrare un segnale israeliano contro lo “status quo” determinato dagli accordi con la Giordania dopo la guerra del 1967. Nonostante le smentite israeliane degli ultimi giorni, il momento di grande tensione si avvertiva anche per le contemporanea dichiarazioni del premier Netanyahu sul diritto degli ebrei a tutta la “storica” terra di Israele, quindi includendo gli attuali territori palestinesi del West Bank (chiamati Giudea e Samaria dagli israeliani).
All’inizio gli ambasciatori sono stati informati della situazione da Khalid Khiari, un assistente del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ha espresso preoccupazione per gli sviluppi e le più ampie tensioni e violenze in corso nella Cisgiordania occupata.
Lunedì, il nuovo ministro israeliano per la sicurezza nazionale, il leader del partito di estrema destra Itamar Ben-Gvir, ha visitato il complesso collinare nella città vecchia di Gerusalemme, sacro sia agli ebrei che ai musulmani. Secondo quanto riferito, era accompagnato da una grande scorta per la sua sicurezza.
Nei pressi della Moschea Al-Asqa, lì situata, ci sono stati precedenti scontri tra israeliani e palestinesi. “Sebbene la visita non sia stata accompagnata o seguita da violenza, è vista come particolarmente infiammatoria date le precedenti dichiarazioni di Ben-Gvir per i cambiamenti dello status quo”, ha affermato Khiari.
La mossa ha suscitato una forte condanna da parte dell’Autorità palestinese e dalla comunità internazionale, che l’hanno vista appunto come provocatoria in un momento di forti tensioni.
“Come abbiamo visto numerose volte in passato, la situazione nei Luoghi Santi di Gerusalemme è profondamente fragile e qualsiasi incidente o tensione lì può riversarsi e causare violenza in tutto il Territorio palestinese occupato, in Israele e altrove nella regione”, ha affermato Khiari.
“Con questa realtà in mente, ribadisco l’invito del Segretario Generale Guterres a tutte le parti ad astenersi da azioni che potrebbero intensificare le tensioni dentro e intorno ai Luoghi Santi, e a tutte di sostenere lo status quo, in linea con il ruolo speciale del Regno Hascemita della Giordania”.
Khiari ha affermato che le Nazioni Unite sono rimaste in stretto contatto con le parti interessate per ridurre la tensione e questo impegno continuerà. “In questo momento delicato, tutti gli sforzi per abbassare le tensioni dovrebbero essere incoraggiati, mentre le provocazioni, i passi infiammatori, le azioni unilaterali e le minacce di violenza devono essere categoricamente respinte”, ha detto al Consiglio.
“I leader di tutte le parti hanno la responsabilità di abbassare le fiamme e creare le condizioni per la calma”, ha aggiunto.
Durante il suo intervento, il rappresentante dell’autorità palestinese, l’ambasciatore Riyad Mansour, ha insistito sul fatto che il ministro israeliano non si è recato nel luogo sacro solo per visitarlo. Piuttosto, Ben-Gvir “sta perseguendo lo stesso programma estremista che ha perseguito per tutta la vita: porre fine allo storico status quo”, ha detto il rappresentante dei palestinesi, aggiungendo “questo è il suo obiettivo indipendentemente dalle conseguenze. Lo stesso programma su cui è stato eletto e si è unito al governo israeliano per avanzarlo”.
Haram Al-Sharif si trova nella Gerusalemme est occupata, che è parte integrante del Territorio palestinese occupato, ha ricordato Mansour al Consiglio. “Israele non ha alcuna pretesa e nessun diritto alla sovranità sul Territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme est, e quindi nessuna legittima pretesa su Al-Haram Al-Sharif”, ha affermato Mansour che ha insistito sul fatto che non ci può essere pace senza risolvere la questione di Gerusalemme.
“Il futuro del conflitto e della pace nella nostra regione sarà determinato a Gerusalemme, non in qualsiasi altra capitale del mondo”, ha affermato. “Chiunque dica il contrario o delira o sta mentendo”.
L’ambasciatore israeliano Gilad Erdan, prima ancora di intervenire al Consiglio di Sicurezza, aveva convocato i giornalisti per esprimere “la sorpresa” che il Consiglio di Sicurezza fosse convocato in una riunione speciale. Erdan ha detto ai giornalisti che non c’era alcun tentativo da parte di Israele di voler cambiare lo statu quo nel Monte del Tempio, aggiungendo che la visita del ministro, durata solo pochi minuti, fosse normale perché tutti gli ebrei, secondo gli accordi, possono visitare il luogo.
Poi al Consiglio di Sicurezza, l’ambasciatore israeliano ha iniziato il suo intervento in modo sarcastico, dicendosi “felicissimo” nell’apprendere che il Consiglio aveva convocato una sessione di emergenza sulla “visita ordinata e tranquilla” del ministro al Monte del Tempio: ”Ho pensato che se questo importante organo si riunisce per discutere una questione così banale, allora avremmo chiaramente raggiunto la pace nel mondo dall’oggi al domani”, ha detto Erdan, facendosi beffe dei suoi interlocutori: “Dopo tutto, perché altrimenti questo Consiglio dovrebbe dedicare il proprio tempo a un evento così minore?”
Quindi ecco che l’ambasciatore durante il suo discorso ha fatto riferimento al popolare tv-show del comico americano Jerry Seinfeld che lui stesso chiamava uno “show about nothing”. Ecco, per Erdan “questa riunione del Consiglio di Sicurezza è come lo show di Seinfeld, basata sul nulla”.
Il diplomatico israeliano ha affermato che la visita resta in linea con lo status quo e coloro che affermano il contrario cercano solo di infiammare la situazione. “Gli ebrei possono visitare il Monte del Tempio – ogni ebreo, compreso il ministro israeliano incaricato della sicurezza del Monte del Tempio”, ha ricordato l’ambasciatore d’Israele per poi puntare il dito contro i palestinesi che piuttosto che proteggere la santità del sito, lo avrebbero trasformato in un campo di battaglia: “Spesso, le moschee sono usate come arsenali, dove si tengono pietre ed esplosivi per attaccare i visitatori ebrei e le forze di sicurezza”, ha aggiunto Erdan. “Il terreno sacro è usato come piattaforma per l’incitamento palestinese, avvelenando le menti dei giovani e alimentando le fiamme della violenza”.
Ma la passione che poi l’ambasciatore israeliano ha mostrato nel pronunciare certi passaggi del suo discorso, non è sembrata affatto “about nothing”. Erdan, nel ribadire la storia millenaria del luogo conteso, ha ricordato perché per un ebreo pregare nel West Wall sia così importante: “Il Muro Occidentale è l’unica struttura sopravvissuta del Secondo Tempio Ebraico. Il nostro Tempio – che si trovava sul Monte del Tempio – era il luogo più sacro per il popolo ebraico, ma fu distrutto da altri e a noi rimase il Muro del Pianto. Molti non lo sanno e non sono sorpreso. Dopotutto, ormai da anni, i palestinesi hanno orchestrato e portato avanti una velenosa campagna per cancellare ogni traccia o collegamento tra il popolo ebraico e il Monte del Tempio. Sfruttano ogni mezzo, sia in parole che in azioni, per promuovere queste bugie”.
Erdan ha continuato in quella che ha assunto sempre più i toni di una lezione tra storia, archeologia e religione: “Qui alle Nazioni Unite, avanzano risoluzioni diffamatorie, proprio come quella adottata dall’Assemblea Generale la scorsa settimana, cancellando deliberatamente il nome ebraico del complesso, riferendosi ad esso solo con il suo nome musulmano, Haram al Sharif. E tragicamente, molti Stati membri si sottomettono a queste menzogne, nonostante le prove indiscutibili e le prove archeologiche che dimostrano la vera storia del Monte del Tempio».
Ed ad un certo punto Erdan ha ricordato che “molto prima che Gesù rovesciasse i tavoli dei cambiavalute a Gerusalemme, o che Abd al-Malik costruisse Haram al Sharif, il popolo ebraico ha visto il Monte del Tempio come il centro del nostro universo. Fu lì che Dio mise alla prova la fede di Abramo ordinandogli di sacrificare suo figlio Isacco. Dove il re Davide costruì un altare a Dio. Dove re Salomone costruì il primo tempio sacro tremila anni fa. Dove il Secondo Tempio fu ricostruito 2500 anni fa. Ed è il punto esatto verso il quale ogni ebreo è comandato di pregare tre volte al giorno”.
Poi l’ambasciatore israeliano ha concluso: “Secondo la tradizione ebraica, crediamo che il Monte del Tempio un giorno, un giorno sarà un luogo di pace e convivenza. Come profetizzò Isaia nel nome di Dio: ‘Li condurrò sul Mio sacro monte e li lascerò gioire La mia casa di preghiera, i loro olocausti e i loro sacrifici saranno i benvenuti sul mio altare, perché la mia casa sarà una casa di preghiera per tutte le nazioni’. Anche se il Monte del Tempio purtroppo non è ancora una casa di preghiera per tutte le nazioni, è comunque diritto di ogni ebreo, indipendentemente dal titolo che detiene, almeno visitare questo luogo sacro. Il Monte del Tempio e chiunque creda nella tolleranza e nella convivenza dovrebbe sostenerlo”.
Nonostante la sua vena oratoria, l’ambasciatore israeliano è apparso isolato all’interno del Consiglio di Sicurezza, perché persino il rappresentante americano, l’ambasciatore Robert Wood (Alternate Representative for Special Political Affairs), seppur con toni meno accessi dei colleghi, è sembrato ritenere inopportuna la visita del ministro israeliano in un momento di così alte tensioni.
All’uscita del Consiglio di Sicurezza, nessun ambasciatore si è presentato ai microfoni dello stake out per rispondere alle domande dei giornalisti in attesa. Noi siamo riusciti ad avvicinare il diplomatico americano mentre si allontanava, per cercare di capire meglio quale fosse la posizione USA in merito alla questione.
Ambasciatore Wood, il suo collega israeliano ha detto che la riunione di oggi assomigliava ad uno show di Seinfeld… Gli USA pensano invece che l’avvenimento meritasse la riunione? Si rischia o no una escalation?
“Credo che avete sentito dal nostro statement che gli USA sono preoccupati di qualunque atto unilaterale che possa far aumentare le violenze. Siamo preoccupati e non commento come un ambasciatore ha descritto l’evento di oggi. Ma come ho detto nella riunione, siamo contro tutti gli atti unilaterali che possono provocare violenze”.
L’Ambasciata degli USA a Gerusalemme è stata tra le prime a criticare la visita del ministro israeliano in questo momento. Subito dopo c’è stata la presa di posizione di Benjamin Netanyahu: Israele non intende cambiare lo “statu quo”. La retromarcia del governo israeliano è stata influenzata dalla pronta reazione degli USA?
“Quello di Israele è un governo sovrano che decide quello che farà. Noi prendiamo nota di cosa ha detto il premier israeliano e osserveremo come procederà. Ovviamente dobbiamo prenderlo in parola. E’ un primo ministro eletto, responsabile della sicurezza di Israele e di cosa farà il suo governo”.
Il Presidente Biden in passato è stato criticato per non aver risposto adeguatamente al peggioramento della crisi tra israeliani e palestinesi. In questa occasione è stato diverso?
“Il presidente Biden ha parlato molte volte rispetto alla situazione nella regione ed è molto preoccupato della situazione e come governo degli USA stiamo facendo tutto il possibile per contenerla”.