Non c’era l’ambasciatrice USA Linda Thomas-Greenfield ad assistere al Palazzo di Vetro alla prima partita degli Stati Uniti contro il Galles (1-1), ma era quasi piena la grande sala dell’ONU dove i diplomatici, funzionari e giornalisti si incontrano di solito per prendere un caffé e scambiarsi informazioni più o meno “off the record”.
Anche per questo mondiale le Nazioni Unite hanno predisposto nel quartier generale di New York un mega schermo – molto più grande e moderno, avrà contribuito il ricco Qatar? – in cui si potranno vedere tutte le partite. Certo gli orari con il Golfo persico (ahi, meglio dire arabico) non aiutano, ma la partita delle due del pomeriggio sarà quella che registrerà il tutto esaurito, almeno per il primo tempo. Le riunioni pomeridiane del Consiglio di Sicurezza iniziano alle 3 pm, ma per le partite di cartello, soprattutto quando giocherà il Ghana – detiene la presidenza di turno per novembre, a dicembre c’è l’India ma non gioca – si attende il rinvio ad altra data, anche se la Nord Corea sparasse altri missili.
Lunedì era troppo presto per vedere in sala le reazioni quando la squadra dell’Iran, poi travolta dall’Inghilterra, non ha cantato l’inno per solidarietà alle migliaia di coraggiosissime donne e giovani iraniani che protestano contro le restrizioni del regime e per questo rischiano la tortura e la morte. Ma quando ci sarà l’attesissimo match contro gli Stati Uniti, noi ci saremo, pronti ad osservare l’ambasciatore iraniano Amir Saeid Iravani e i suoi diplomatici: lo canteranno? Un calcio alla diplomazia al Palazzo di Vetro entrerebbe nel mito dell’ONU come la scarpa di Krusciov.