Sembrava non ci fosse speranza, invece all’ultimo l’accordo è stato trovato.
Alla Cop27 di Sharm el Sheikh, i Paesi guidati da Usa e Ue, e quelli in via di sviluppo guidati dalla Cina, hanno concordato di istituire un fondo per ristorare le perdite e i danni causati dal riscaldamento globale nei Paesi più poveri e vulnerabili. Il rischio di un fallimento della Cop è stato insomma sventato.
Il documento salva l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, il risultato maggiore della Cop26 di Glasgow l’anno scorso. Si sottolinea l’importanza della transizione alle fonti rinnovabili e si auspica l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. Ma il documento chiede soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, non l’eliminazione.
Con gli impegni di decarbonizzazione attuali tuttavia il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019. Per questi gli stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione (Ndc) sono invitati a farlo entro il 2023. Sull’adattamento al riscaldamento globale, il documento chiede di aumentare i fondi e di studiare la possibilità di un raddoppio (a Glasgow si era parlato direttamente di raddoppiarli). La Cop27 ritiene che per arrivare a zero emissioni nette nel 2050 sia necessario investire fino al 2030 4.000 miliardi di dollari all’anno in rinnovabili e altri 4-6.000 miliardi di dollari in economia a base emissioni.
La giornata era cominciata malissimo, con il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans che aveva annunciato l’intenzione dell’Unione di lasciare il negoziato se non si fosse arrivati ad un accordo accettabile. Il muso duro europeo ha dato i suoi risultati e nel pomeriggio la Cina e il G77 hanno detto sì a indicare nel documento finale che i destinatari degli aiuti saranno i Paesi più vulnerabili, ampliando anche la platea dei donatori.
“Trent’anni di pazienza – ha esultato su Twitter il capo negoziatore africano, il guineano Alpha Kaloga – Il giorno è arrivato. È fatta. Questo è un momento unico”. Per l’ambientalista indiano Harjeet Singh, il nuovo fondo “dà speranza ai popoli vulnerabili di ottenere aiuto adeguato per riprendersi dai disastri climatici e ricostruire le loro vite”. Sugli altri temi in discussione, l’ultima bozza di documento finale della Cop27 (ancora da approvare) riconosce che per mantenere il target di 1,5 gradi è necessario un taglio delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Viene deciso l’aggiornamento degli impegni di decarbonizzazione degli stati (Ndc) entro la Cop28 del 2023 e si ribadiscono gli impegni di Glasgow per la riduzione della produzione elettrica a carbone e delle emissioni di metano.