Dopo un mese dal suo insediamento come rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU in Libia, per il suo primo briefing al Consiglio di Sicurezza Abdoulaye Bathily non aveva alcun “coniglio” da far spuntare dalla sempre più intricata situazione libica. Lo stallo politico nel paese nord africano continua e le prospettive per le elezioni restano scarse, ha affermato lunedì il capo della Missione delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) con un tono di voce che sembrava rassegnato.
Ad ascoltarlo tanti “vice ambasciatori”: solo una coincidenza? Sicuramente ci saranno stati altri impegni importanti per i numeri uno delle missioni, soprattutto dei membri permanenti. Quando chiedemmo lo scorso settembre, alla vigilia di UNGA77, all’Ambasciatrice Linda Thomas Greenfield se sulla Libia gli Stati Uniti si sarebbero impegnati di più, allora la risposta “diplomatica” dell’ambasciatrice USA assicurò che l’ impegno di Washington non fosse mai mancato e che sarebbe continuato. Poi, quando il Presidente Joe Biden parlò in Assemblea Generale, tra le tante crisi e paesi citati, proprio la tormentata Libia non c’era.

In questo primo mese, il senegalese Bathily ha detto di aver dato la priorità alle consultazioni con i rappresentanti politici, istituzionali, della sicurezza e della società civile, nel tentativo di togliere gli enormi ostacoli che hanno impedito finora la pacificazione nazionale. “La situazione in Libia richiede un processo di rilegittimazione consensuale dello Stato. Le istituzioni legittime in grado di provvedere ai bisogni primari del popolo devono essere stabilite sulla base di una genuina volontà politica. In questo processo, lo svolgimento delle elezioni legislative e presidenziali è fondamentale”, ha affermato Bathily.
La Libia è rimasta divisa tra due amministrazioni rivali per più di un decennio, in seguito al rovesciamento e all’uccisione dell’ex leader Muammar Gheddafi nel 2011, a causa dell’intervento della NATO autorizzato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Il governo di accordo nazionale (GNA) ha sede nella capitale, Tripoli, situata a ovest, mentre il rivale Libyan National Army (LNA) controlla l’est. Il primo è riconosciuto dall’ONU, ma anche il secondo gode da tempo di una certa “legittimità” per i diversi contatti stabiliti con i vari emissari dell’ONU e delle varie potenze regionali. Il capo del Governo di unità nazionale basato a Tripoli è Abdulhamid Dabaiba e il leader del cosiddetto Governo di stabilità nazionale è Fathi Bashagha (appoggiato dal generale Khalifa Haftar). La firma di un cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite nell’ottobre 2020 ha aperto la strada alle tanto attese elezioni del dicembre 2021, che sono state rinviate a causa del disaccordo sulla base giuridica del voto.
Lo scorso agosto, scontri mortali tra le due parti hanno quasi fatto tornare la guerra di tutti contro tutti a Tripoli. La crisi è stata innescata a marzo, dopo che il parlamento orientale ha scelto un nuovo governo, tuttavia il Primo Ministro sostenuto dal’ONU ha rifiutato di dimettersi.

“Lo stallo politico persiste senza una chiara fine in vista del prolungato stallo sull’esecutivo”, ha detto Bathily al Consiglio. “Inoltre, gli sforzi per risolvere le restanti questioni in sospeso relative alla base costituzionale per le elezioni, non sembrano portare ad un’azione concreta da parte degli attori interessati, ritardando ulteriormente le prospettive per lo svolgimento di elezioni inclusive, libere ed eque volte a porre fine alla transizione e ripristinare la legittimità delle istituzioni”.
L’inviato delle Nazioni Unite sta tenendo delle consultazioni “per progettare una risposta a queste scoraggianti sfide politiche” e rimangono differenze significative su come i libici vogliono superare la crisi.
“In risposta alla condanna quasi unanime in tutto lo spettro della presenza di mercenari, combattenti stranieri e forze straniere in Libia e l’incessante ingerenza straniera negli affari del Paese, ho sottolineato a tutti i miei interlocutori che la soluzione alla crisi deve venire dall’interno Libia, sulla base della volontà del popolo libico”, ha detto al Consiglio Bathily, che ha esortato i leader libici “ad ascoltare l’aspirazione del popolo per la pace, la stabilità, lo sviluppo economico e una leadership reattiva”.

Nel frattempo, sebbene il cessate il fuoco continui a reggere, l’impasse politica ha avuto un impatto negativo sull’azione in materia di sicurezza. I violenti scontri di Tripoli hanno provocato uno spostamento degli equilibri di potere nella capitale e hanno aggravato le tensioni, determinando una fragile stabilità. “Nonostante la notevole diminuzione della mobilitazione dei gruppi armati e degli scontri tra di loro, ci sono notizie di attività di reclutamento su larga scala in corso”, ha riferito l’inviato dell’ONU.
Almeno, tra tante note dolenti, una nota positiva: Bathily ha affermato che la 5+5 Joint Military Commission (JMC), che riunisce rappresentanti delle due parti, si incontrerà la prossima settimana a Sirte per discutere le attività per un’ulteriore attuazione del cessate il fuoco.
Per quanto riguarda i diritti umani, l’inviato speciale del Segretario Generale Guterres si è rammaricato che la situazione nel Paese rimanga preoccupante. Le violazioni contro migranti e richiedenti asilo “continuano nell’impunità” mentre “la detenzione arbitraria continua come pratica comune”, ha affermato.
Bathily ha chiesto alle autorità di adottare misure immediate per affrontare la terribile situazione dei migranti e dei rifugiati e per smantellare la tratta e le reti criminali.
Le autorità libiche hanno riferito che al 1° ottobre quasi 11.000 persone, tra cui 55 donne, stanno scontando pene nelle carceri gestite dalla polizia giudiziaria. Inoltre, quasi 6.000 persone sono in custodia cautelare, tra cui 113 donne e 135 minorenni. Nel complesso, questi numeri rappresentano un aumento del 40 per cento da agosto.
“Molti di coloro in custodia cautelare, che rappresentano un terzo della popolazione carceraria totale, sono detenuti senza accesso alla giustizia. Questi numeri non includono i circa 3.243 migranti che sono detenuti arbitrariamente nei centri di detenzione gestiti dal governo”, ha aggiunto Bathily, che ha anche affermato che le autorità libiche dovrebbero garantire un giusto processo e un processo equo per le persone detenute con accuse credibili. L’inviato speciale ha anche chiesto il rilascio immediato e incondizionato di tutti coloro che sono detenuti arbitrariamente.
Sotto un resoconto degli interventi ascoltati al Consiglio di Sicurezza sulla situazione in Libia.
James Kariuki, vice ambasciatore del Regno Unito, ha affermato che il Consiglio di sicurezza dovrebbe esortare collettivamente tutti i partiti libici, e in particolare i leader politici libici, a lavorare in modo costruttivo con il Rappresentante speciale e concordare una road map per le elezioni il prima possibile. Ha sottolineato che una società civile vivace è fondamentale per lo svolgimento di elezioni libere, eque e inclusive e una componente essenziale di una democrazia funzionante. Ha inoltre invitato tutte le parti libiche a proteggere la neutralità, l’integrità e la riunificazione delle istituzioni pubbliche per garantire che la ricchezza della Libia sia utilizzata per il bene di tutti i cittadini libici. Le segnalazioni di uso improprio di fondi pubblici danneggiano la credibilità delle istituzioni libiche, che devono essere sostenute per servire l’intera Libia e tutto il popolo libico. Ha detto che attende con impazienza il rinnovo del mandato dell’UNSMIL alla fine di questa settimana, a seguito dell’impegno costruttivo tra i membri del Consiglio su una bozza di risoluzione in tal senso.

L’ambasciatore francese Nicolas de Riviere, unico “numero uno” dei cinque paesi permanenti ad essere presente alla riunione, ha detto nel suo discorso che il raggiungimento dell’accordo di cessate il fuoco deve essere conservato e pienamente attuato, così come anche il piano per il ritiro di combattenti e mercenari stranieri dalla Libia, come deve essere prioritario il processo di disarmo, smobilitazione e reintegrazione delle milizie. Le forze armate nazionali libiche devono essere unificate, ha detto il rappresentante della Francia, riaffermando il sostegno alla Commissione 5+5, esortando anche tutti i paesi del Mediterraneo a cooperare con l’operazione IRINI della Forza Navale dell’Unione Europea nel Mediterraneo. De Riviere ha detto che “solo la libera espressione della volontà popolare può restituire alla Libia un governo indiscutibilmente legittimo”. Quindi, sottolineando “le crescenti divisioni, mantenute dall’ingerenza straniera”, de Riviere ha esortato a lavorare “su una nuova tabella di marcia politica. È quindi urgente rimettere la Libia sulla strada delle elezioni presidenziali e parlamentari simultanee in Tripolitania, Cirenaica e Fezzan”. Per la Francia “solo un vero dialogo tra tutti i libici lo renderà possibile. Questo deve portare a una base costituzionale, ma anche a impegni reali tra gli attori per elezioni sicure, trasparenti e credibili”.
Il numero due della missione USA, l’ambasciatore Jeffrey DeLaurentis, accogliendo favorevolmente la nomina del Rappresentante speciale, ha affermato che il suo arrivo a Tripoli ha offerto un’opportunità per rinvigorire il processo politico. Ha incoraggiato quindi l’UNSMIL “a prendere l’iniziativa per facilitare l’accordo su base costituzionale e una chiara tempistica per le elezioni; istituire un meccanismo trasparente per l’allocazione delle entrate petrolifere; assicurando l’impegno di tutte le parti ad astenersi dall’uso della forza”. Anche il rappresentante USA ha sollecitato la rapida definizione di un calendario elettorale credibile e realistico. “Coloro che ostacolano o minano la transizione politica in Libia possono essere soggetti alle sanzioni delle Nazioni Unite e deve essere chiarito ai leader libici che l’uso della violenza per promuovere obiettivi politici è inaccettabile”. Accogliendo con favore il lavoro del Regno Unito sulla bozza di risoluzione relativa al mandato dell’UNSMIL, DeLaurentis ha invitato tutti i membri a continuare a impegnarsi in modo produttivo su di esso, in modo che abbia il mandato di un anno di cui ha bisogno per portare a termine la sua missione.

Il vice ambasciatore della Russia, Dmitry A. Polyanskiy, rilevando che per un anno la Missione ONU ha dovuto operare senza un rappresentante speciale, ha invitato Bathily a intensificare gli sforzi di mediazione e facilitare il coinvolgimento di tutte le parti interessate libiche. Esprimendo preoccupazione per la destabilizzazione in Libia e per gli scontri sempre più frequenti tra gruppi armati, il diplomatico russo ha sottolineato che il Consiglio deve impedire che esplosioni di violenza si trasformino in guerra civile. Rifiutando i miopi tentativi di congelare il conflitto politico interno libico senza reali passi verso la riconciliazione nazionale, ha aggiunto che un possibile modo per sbloccare la situazione era quello di raggiungere un accordo su un progetto di futura costituzione e lo svolgimento di elezioni a livello nazionale. La definizione di scadenze artificiali non farà che intralciare, ha ammonito la Russia, sottolineando l’importanza di un processo politico inclusivo che includa rappresentanti del precedente regime. Ribadendo la posizione della sua delegazione sulla questione della fine della presenza militare straniera, ha sottolineato la necessità di un ritiro graduale di tutti i gruppi armati e le unità militari non libici. In precedenza la sua delegazione aveva insistito per una proroga tecnica di tre mesi della Missione, ha osservato, ma poiché la situazione relativa alla direzione della Missione era cambiata, era ora pronta a considerare l’estensione della UNSMIL per un periodo più lungo.
Il vice della Cina, Dai Bing, esprimendo sostegno al ruolo della Commissione 5+5, ha aggiunto che le forze straniere e i mercenari in Libia dovrebbero ritirarsi immediatamente. Inoltre, ha assicurato il sostegno cinese all’Unione Africana nel sostenere la riconciliazione, che era l’aspirazione comune del popolo libico e la via fondamentale per migliorare la situazione umanitaria. Per la Cina, la ripresa della produzione di petrolio aiuterebbe lo sviluppo economico e il sostentamento delle persone, e il diplomatico cinese ha pure lui sostenuto il Consiglio nell’adozione di una risoluzione che manterrebbe il funzionamento dell’UNSMIL, ha affermato.

L’ambasciatrice dell’India, Ruchira Kamboj, esprimendo preoccupazione per la ripresa delle attività terroristiche in Libia, ha ribadito che ai gruppi terroristici e alle entità affiliate non deve essere consentito di operare incontrastati nel paese. Il terrorismo proveniente dallo Stato doveva avere effetti a cascata nella regione del Sahel. Pertanto, per l’India è importante che la comunità internazionale se ne occupi in questa fase per evitare conseguenze collaterali nel continente africano. “Il processo politico in Libia dovrebbe essere completamente guidato e di proprietà libica senza imposizioni o interferenze esterne”, ha sottolineato Kamboj.
L’ambasciatore del Brasile Thiago Braz Jardim Oliveira, ha espresso preoccupazione per l’impulso ad aumentare la produzione di petrolio dalla Libia per rispondere alle richieste del mercato petrolifero globale. In assenza di una politica governativa unificata, compresa una distribuzione equa e trasparente delle entrate, la gestione delle risorse naturali in Libia, come corollario della sovranità libica, dovrebbe rimanere parte dello sviluppo nazionale libico, piuttosto che rispondere a interessi e pressioni guidate dall’estero . Ha anche espresso preoccupazione per la persistenza della gestione attiva dei beni libici congelati all’estero, rilevando che contraddice l’obiettivo del regime sanzionatorio.
L’Ambasciatore del Messico Juan Ramón de la Fuente Ramírez ha espresso preoccupazione per il fatto che attori esterni stiano promuovendo divisioni tra i libici per promuovere i propri interessi geostrategici ed economici; “Le interferenze straniere in Libia devono cessare e l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale della Libia devono essere rispettate”, ha sottolineato il Messico. Preoccupato per le violazioni e gli abusi dei diritti umani dei migranti in Libia, Fuente Ramirez ha invitato le autorità libiche a collaborare con le agenzie delle Nazioni Unite per garantire i diritti di tutti gli interessati, compreso il diritto all’asilo o a un ritorno sicuro e dignitoso. Ricordando che tutti gli Stati membri devono conformarsi alle misure adottate dal Consiglio per impedire l’ingresso di armi e munizioni nel paese, il rappresentante messicano ha espresso la speranza che il nuovo mandato dell’UNSMIL consolidi gli sforzi per combattere i flussi illeciti di armi leggere e di piccolo calibro in Libia, ai sensi della delibera 2616 (2021).

Mona Juul, ambasciatrice della Norvegia, è stata tra chi ha toccato più in profondità la piaga sulla condizione dei migranti e rifugiati in Libia. Condannando l’uccisione di 15 migranti a Sabratha, ha invitato le autorità libiche a garantire un’indagine approfondita sulla loro morte. Inoltre, le segnalazioni di violazioni e abusi del diritto internazionale, comprese le violenze sessuali legate ai conflitti, insieme alle continue segnalazioni di atti di violenza nei centri di detenzione contro minori migranti e rifugiati, restano per la Norvegia preoccupanti. L’ambasciatrice Juul ha invitato le autorità libiche a porre fine alla detenzione arbitraria, in particolare dei bambini; liberare tutti coloro detenuti illegalmente e porre fine ai maltrattamenti nei centri di detenzione.
Come Jull, anche l’ambasciatore albanese Ferit Hoxha, ha espresso la preoccupazione dell’Albania per la terribile situazione umanitaria e il rispetto dei diritti umani in Libia, in particolare dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati interni. Sottolineando i recenti arresti di due sospetti chiave per crimini contro le vittime della tratta e del traffico di esseri umani in Libia come il “giusto approccio”, ha chiesto maggiori azioni al riguardo. L’Albania ha inoltre accolto con favore la ripresa del dialogo tra il Presidente della Camera dei Rappresentanti e il Presidente dell’Alto Consiglio di Stato nei giorni scorsi. “I libici meritano di meglio di un’impasse politica senza fine, piena di retorica accresciuta in un gioco politico a somma zero”, ha affermato Hoxha, sottolineando che tutti i processi di stabilizzazione a guida libica e di proprietà della Libia dovrebbero rimanere saldamente ancorati sotto la guida delle Nazioni Unite.
La rappresentate degli Emirati Arabi, la vice ambasciatrice Ameirah Obaid Mohamed Obaid Alhefeiti ha sottolineato l’importanza della traiettoria economica e politica, chiedendo di mantenere la trasparenza nell’uso delle risorse libiche e di garantire l’indipendenza di tutte le istituzioni finanziarie. Gli Emirati inoltre incoraggiano fortemente la partecipazione delle donne al dialogo su tutte le istituzioni libiche (da notare che anche la capo missione degli Emirati all’ONU, Lana Zaki Nusseibeh, è una donna) chiedendo sforzi per contrastare le campagne di diffamazione nei confronti delle donne e degli attivisti.
La deputy della missione dell‘Irlanda all’ONU, l’ambasciatrice Cait Moan, ha anche lei evidenziato la preoccupante situazione dei diritti umani in Libia, comprese le recenti indicazioni che le condanne a morte potrebbero essere emesse nuovamente. L’Irlanda nel suo intervento ha detto che lo spazio della società civile si stava restringendo e le donne erano espressamente prese di mira per il loro attivismo, mentre migranti, rifugiati e bambini erano tra quelli detenuti in condizioni di detenzione disastrose.
L’ambasciatore del Kenya, Martin Kimani, parlando anche a nome degli altri paesi africani al Consiglio di Sicurezza, il Gabon e il Ghana, ha sottolineato che gli sforzi della Commissione militare congiunta libica 5+5 per attuare il piano d’azione dell’ottobre 2021 per il ritiro delle forze straniere, dei combattenti stranieri e dei mercenari dalla Libia devono essere integrati da una stretta collaborazione tra la Libia, le Nazioni Unite, i paesi vicini e l’Unione africana. Sottolineando la difficile situazione dei migranti e dei rifugiati in Libia e nel Mediterraneo, Kimani ha affermato che il conflitto in Libia continua a esporre il peggio dell’umanità nel trattamento di un gruppo vulnerabile di persone in cerca di una vita migliore. “Chiediamo il trattamento umano dei rifugiati, dei migranti e dei richiedenti asilo come requisito fondamentale del diritto internazionale e delle convenzioni associate”. Per le tre nazioni africane le Nazioni Unite dovrebbero monitorare più da vicino le risorse e i canali di informazione che consentono tali maltrattamenti.

Alla fine era invitato a parlare anche l’ambasciatore della Libia, colui cioè che rappresenta il governo a Tripoli. Taher M. El-Sonni, ha sottolineato che l’instaurazione di un percorso costituzionale per elezioni credibili è una priorità. Ha espresso la speranza che il Rappresentante speciale del Segretario generale possa basarsi sui risultati del suo predecessore e non ripetere gli errori del passato. Ha messo in luce le aspettative tremendamente alte del popolo libico al riguardo, sottolineando che “alla fine di una lunga litania di crisi”, 3 milioni di persone sperano di avere l’opportunità di esprimere la propria volontà. Accogliendo con favore i “barlumi di consenso” che stanno cominciando a emergere in seno al Consiglio di sicurezza ha affermato che il mandato dell’UNSMIL dovrebbe essere esteso per consenso per rafforzare la politica processo nel suo paese. Ha anche accolto con favore gli sforzi degli Stati amici per aiutare la Libia a uscire dalla crisi attuale, esprimendo la speranza che tali sforzi si uniranno per sostenere una soluzione guidata dalla Libia e di proprietà della Libia.
Il rappresentante del governo di Tripoli ha detto che in passato sono stati enfatizzati i processi politici, economici e di sicurezza; tuttavia, il processo più importante, la riconciliazione nazionale, è sempre stato carente. Eppure questa pietra angolare supporta tutte le altre, e c’è la “necessità di iniziare con la roccia”, ha sottolineato. Ha aggiunto che “il desiderio del popolo libico deve essere ascoltato” e, mentre il popolo libico potrà uscire dalla crisi, “non può essere lasciato solo ad affrontare il proprio destino”.
E l’Italia? Che ne pensa della situazione in Libia il nuovo governo Meloni, a parte la fretta di Matteo Salvini nel voler bloccare tutti i porti alle navi delle Ong con a bordo i migranti? Il neo ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto oggi una conversazione telefonica con il Segretario di Stato Antony Blinken, ma chissà se della Libia all’americano interessasse parlarne…