Nella stessa giornata in cui il Consiglio di Sicurezza dell’ONU trova l’unità d’intenti su Haiti, si ritrova subito spaccato per un’altra gravissima crisi, questa volta nel Corno d’Africa. Dopo una riunione d’emergenza a porte chiuse sulla situazione in Etiopia, l’ambasciatrice USA Linda Thomas-Greenfield ha convocato i giornalisti allo stake-out per leggere una dichiarazione a nome degli Stati Uniti (e senza rispondere alle domande).
Iniziando a leggere il comunicato, l’ambasciatrice USA è apparsa visibilmente turbata.
“Solo una breve affermazione. Il Consiglio di sicurezza si è appena riunito per discutere del conflitto in Etiopia, in una riunione a porte chiuse. E voglio cogliere l’occasione per ringraziare l’A3 e l’Unione africana per aver guidato questo processo, inclusa la dichiarazione rilasciata oggi dall’Unione africana… È deludente che il Consiglio non sia stato d’accordo sul rilascio di una dichiarazione, motivo per cui è importante per me venire qui oggi”.
Quindi Thomas-Greenfield ha aggiunto: “Come ha affermato il Segretario generale questa settimana, ‘La situazione in Etiopia sta andando fuori controllo. Il tessuto sociale viene lacerato e i civili stanno pagando un prezzo orribile’. Solo nell’ultima settimana abbiamo assistito a un forte aumento dei combattimenti e della violenza. Migliaia di forze TPLF etiopi ed eritree sono impegnate in combattimenti attivi. L’entità dei combattimenti e delle morti rivaleggia con quella che stiamo vedendo in Ucraina e civili innocenti vengono presi nel fuoco incrociato. In due anni di conflitto, sono morte fino a mezzo milione – mezzo milione di persone e gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per il potenziale di ulteriori atrocità di massa. E tutti dovremmo esserlo”.
Dopo aver ricordato la recente morte di un operatore umanitario dell’International Rescue Committee che si aggiunge al totale di 26 operatori umanitari uccisi nel corso degli ultimi due anni, Thomas Greenfield ha detto: “Come ho detto poco fa al Consiglio di Sicurezza, è giunto il momento che tutte le parti depongano le armi e tornino alla pace. È tempo passato per la cessazione delle ostilità e per l’accesso umanitario senza ostacoli a tutti coloro che ne hanno bisogno. Ed è tempo che le forze di difesa eritree interrompano la loro offensiva militare congiunta e che l’Etiopia chieda all’Eritrea di ritirare i suoi soldati dall’Etiopia settentrionale”.
Anche una nota positiva e di speranza nel discorso della diplomatica USA: “Siamo lieti che l’UA abbia annunciato che i colloqui di pace inizieranno lunedì in Sud Africa. E accogliamo con favore la forte dichiarazione fatta oggi dalla Commissione per la pace e la sicurezza dell’UA. E accogliamo con favore l’impegno dichiarato dai governi dell’Etiopia e dalle autorità regionali del Tigray a partecipare a questi incontri. È fondamentale che tutte le parti colgano questa opportunità e si impegnino seriamente in colloqui per porre fine ai combattimenti e alle sofferenze del popolo etiope. Una volta che i combattimenti cessano – e devono farlo – le parti in guerra devono negoziare modalità concrete per impedire un ritorno al conflitto, compresi accordi di sicurezza, un percorso verso un dialogo politico più ampio e garanzie di libero accesso umanitario e ripristino dei servizi”.

Poi, mentre fuori dal Palazzo di Vetro, alcuni dimostrasti originari della regione del Tigray protestavano contro l’inerzia dell’ONU nel fermare i massacri del governo Etiope nei confronti della papolazione tigrina, l’ambasciatrice americana conclude con un avvertimento:
“Posso dirvi che gli Stati Uniti sono pienamente e attivamente impegnati negli sforzi diplomatici ai più alti livelli del nostro governo per sostenere l’Unione Africana. Gli Stati Uniti restano pronti ad adottare misure appropriate contro coloro che ostacolano la risoluzione di questo conflitto e siamo determinati a tenere conto di coloro che commettono violazioni dei diritti umani. Sia chiaro che non esiste una soluzione militare a questo conflitto. L’unico percorso da seguire è che le parti perseguano una soluzione negoziata attraverso colloqui di pace e dobbiamo impedire che la regione sfugga ulteriormente al controllo. Non c’è tempo da perdere”.
Ai giornalisti non è stato permesse di far domande, l’ambasciatrice è andata subito via. A chi gli gridava quale paese si stava opponendo ad un intervento del Consiglio di Sicurezza sulla crisi in Etiopia, Thomas-Greenfield, ormai lontana dai microfoni, ha sussurrato: “Non c’è bisogno che ve lo dica, dovreste già saperlo”.