Non c’è solo la guerra in Ucraina a tenere in ansia il Segretario Generale dell’ONU e Antonio Guterres ci teneva oggi a sottolinearlo ai giornalisti che lo attendevano davanti allo stake out per una comunicazione urgente: “La situazione in Etiopia sta andando fuori controllo” ha esordito, aggiungendo che “violenza e distruzione hanno raggiunto livelli allarmanti. Il tessuto sociale viene lacerato. Le ostilità nella regione del Tigray in Etiopia devono finire ora, incluso il ritiro e disimpegno immediato delle forze armate eritree dal Etiopia”.
Per Guterres, anche nel Corno d’Africa “non esiste una soluzione militare”. Quando gli è stato fatto notare che però non la pensano così il governo etiope e le forze eritree che in questi giorni pensano di avere la vittoria in pugno, Guterres ha replicato: “E’ sempre così, anche in passato c’era chi pensava di aver già vinto. Ma per tutti questi conflitti non c’è una soluzione militare, si deve lavorare per riportare la pace”.
Per Guterres, ormai in Etiopia i civili stanno pagando un prezzo terribile: “Gli attacchi indiscriminati, anche nelle aree residenziali, stanno uccidendo di più persone innocenti ogni giorno, danneggiando e limitando le infrastrutture critiche accesso ai servizi vitali. Centinaia di migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case da quando le ostilità sono riprese in agosto, molte per la seconda volta”.
Quindi Guterres ha descritto una situazione da incubo: “Stiamo anche ascoltando inquietanti resoconti di violenze sessuali e altro atti di brutalità contro donne, bambini e uomini. Tutte le parti devono rispettare i propri obblighi internazionali diritto umanitario. I civili devono essere protetti e, così, anche gli operatori umanitari che vengono attaccati – e persino uccisi – salvando vite aiuto umanitario. Il livello di bisogno è sbalorditivo”.

Anche prima della ripresa delle ostilità, ci dice il Segretario Generale dell’ONU, erano necessarie per 13 milioni di persone cibo e altro supporto in Tigray, Amhara e Afar. Le consegne di aiuti nel Tigray sono state sospese per più di sette settimane e anche l’assistenza ad Amhara e Afar è stata interrotta”.
Quindi per Guterres tutte le parti devono consentire e facilitare il passaggio rapido e senza impedimenti aiuti umanitari per tutti i civili bisognosi mentre “serve l’urgente ripresa dei dialoghi verso un approccio efficace, duraturo e politico. La comunità internazionale deve ora radunarsi per la pace in Etiopia”.
Guterres ha detto che le Nazioni Unite sono pronte a sostenere l’Unione Africana in ogni modo possibile per porre fine “a questo incubo per il popolo etiope”.
Eppure, si fa notare a Guterres, il Consiglio di Sicurezza appare spaccato, c’è chi crede che la crisi in Etiopia sia un conflitto interno e quindi che non se ne debba occupare: “Non credo sia così, è una crisi che ha risvolti internazionali e abbiamo anche all’interno dell’Etiopia l’intervento di truppe eritree” ha risposto Guterres.
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