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Caos Haiti: il Consiglio di Sicurezza discute, Usa e Messico preparano due risoluzioni

Alla riunione dei Quindici l'ambasciatrice americana Thomas-Greenfield propone intervento di una missione "non Onu" guidata da un paese "partner"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Caos Haiti: il Consiglio di Sicurezza discute, Usa e Messico preparano due risoluzioni

A wide view of the Security Council meeting on the question concerning Haiti. The Council heard a report of the Secretary-General on the United Nations Integration Office in Haiti. On the screen is Helen La Lime, Special Representative of the Secretary-General for Haiti and Head of the United Nations Integrated Office in Haiti. (Photo UN/ Eskinder Debebe)

Time: 4 mins read

La popolazione di Haiti è precipitata all’inferno e chi la potrebbe tirar fuori dall’incubo, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha ancora bisogno di tempo su certi “dettagli” dell’intervento. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres una settimana fa aveva scritto una lettera ai Quindici per esortarli ad autorizzare e inviare al più presto possibile una forza militare nella nazione caraibica ostaggio delle gang; lunedì il Consiglio di Sicurezza si è riunito ma l’azione immediata ancora non c’è stata. Già prima della riunione, ai giornalisti che chiedevano sui tempi dell’azione, i diplomatici che entravano rispondevano che una risoluzione da poter votare ancora non c’è.

Durante la riunione gli Stati Uniti e il Messico hanno confermato di avere in preparazione una risoluzione, anzi due, da far votare dal Consiglio di Sicurezza. Una autorizzerebbe “una missione di assistenza internazionale” per aiutare a migliorare la sicurezza nell’Haiti devastata dalla crisi, così che gli aiuti umanitari di cui la popolazione ha disperatamente bisogno possano essere consegnati.

L’ambasciatrice degli Stati Uniti  Linda Thomas-Greenfield, nel fare l’annuncio ha specificato che si tratterebbe di una missione “non ONU”, sarebbe limitata nel tempo e nell’ambito e sarebbe guidata da “un paese partner” che non è stato nominato (il Canada?) “con la profonda e necessaria esperienza richiesta affinché un tale sforzo sia efficace”. Questo paese avrebbe il mandato di usare la forza militare, se necessario.

Thomas Greenfield ha affermato che la risoluzione in elaborazione è una “risposta diretta” a una richiesta del 7 ottobre del primo ministro Henry di assistenza internazionale per aiutare a ripristinare la sicurezza e alleviare la crisi umanitaria. Riflette anche la lettera del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres al consiglio del 9 ottobre che chiedeva appunto il dispiegamento di una forza di azione rapida da parte di uno o più stati membri delle Nazioni Unite per aiutare la polizia nazionale di Haiti.

L’ambasciatrice americana  Thomas-Greenfield ha affermato lunedì che la risoluzione che autorizza la missione di sicurezza verrà presentata insieme ad  un’altra risoluzione che imporrebbe un embargo sulle armi, il congelamento dei beni e il divieto di viaggio all’influente leader della banda haitiana Jimmy Cherizier, soprannominato “Barbeque”. Prenderebbe anche di mira altri individui e gruppi haitiani che si impegnano in azioni che minacciano la pace, la sicurezza o la stabilità del paese più povero dell’emisfero occidentale.

L’ambasciatrice USA Linda Thomas-Greenfield

L’ambasciatrice ha sottolineato che gli Stati Uniti sono “profondamente consapevoli della storia dell’intervento internazionale ad Haiti, e in particolare delle preoccupazioni per il consiglio che autorizza una risposta che potrebbe portare a un ruolo di mantenimento della pace a tempo indeterminato”.

Il Consiglio di sicurezza e la comunità internazionale devono cercare quindi “un percorso diverso” per rispondere alla sicurezza e alle gravi crisi umanitarie ad Haiti, che richiedono “un’assistenza internazionale mirata” che deve essere accompagnata dal “sostegno al dialogo politico e sostenuta da una forte pressione internazionale su gli attori che supportano l’attività delle gang.

Helen La Lime, l’inviata speciale delle Nazioni Unite per Haiti, ha dichiarato al Consiglio di sicurezza in un video briefing dalla capitale Port-au-Prince che “un’emergenza umanitaria è ora alle nostre porte” con interruzioni delle operazioni ospedaliere e delle forniture idriche che incidono sulla risposta a l’epidemia di colera. Ha detto che l’appello dei diplomatici, delle Nazioni Unite e di altri per stabilire un corridoio umanitario è rimasto inascoltato e l’insicurezza è diffusa, con quasi mille rapimenti segnalati nel 2022 e milioni di bambini a cui è stato impedito di frequentare la scuola.

La vita quotidiana ad Haiti, già molto precaria in una delle nazioni più povere del pianeta, è ulteriormente peggiorata il mese scorso, poche ore dopo che il primo ministro aveva detto che i sussidi per il carburante sarebbero stati eliminati, causando così il raddoppio dei prezzi. Le gang quindi hanno bloccato l’ingresso del terminal di rifornimento di Varreux, provocando una grave carenza di carburante in un momento in cui l’aumento dei prezzi per l’inflazione ha messo cibo e carburante fuori dalla portata di molti haitiani. Con l’acqua potabile diventata sempre più scarsa proprio mentre nel paese si diffondeva di nuovo il colera.

Ma intanto ad Haiti ci sono state anche delle proteste della popolazione contro l’intervento armato straniero. Molti ricordano che l’ultima epidemia di colera ad Haiti è stata infatti il risultato delle forze di pace nepalesi delle Nazioni Unite che hanno introdotto i batteri nel fiume più grande del paese tramite le acque reflue.

Gli Stati Uniti e il Canada hanno appena inviato attrezzature, inclusi veicoli blindati, al governo haitiano che li aveva richiesti per i suoi agenti di polizia per rafforzare un dipartimento che non ha risorse sufficienti. Le gang che intanto hanno preso il sopravvento in molti quartieri della capitale Port au Prince, avrebbero già compiuto centinaia di rapimenti e ucciso dozzine di uomini, donne e bambini mentre combattono per il territorio, diventando sempre più potenti dopo l’uccisione del presidente Jovenel Moïse nel luglio 2021.

Jean Victor Geneus, Minister for Foreign Affairs and Worship of Haiti, addresses the Security Council meeting on the question concerning Haiti. The Council heard a report of the Secretary-General on the United Nations Integration Office in Haiti. (UN Photo/Rick Bajornas)

Alla riunione c’è stato anche l’intervento del ministro degli Esteri di Haiti Jean Victor Geneus, che ha fatto una drammatica descrizione della situazione nel suo Paese, dicendo che la popolazione “non sta più vivendo, ma sopravvivendo”.

Il deterioramento della sicurezza e dell’ambiente sanitario di Haiti mentre le bande espandono il loro controllo ha prodotto “una situazione assolutamente da incubo” per la popolazione locale, come ha affermato lunedì il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, parlando ai giornalisti prima della riunione del Consiglio di sicurezza. Guterres ha riaffermato che ritiene necessario un intervento “armato” a sostegno della polizia haitiana per aprire il porto e creare un corridoio umanitario per la consegna degli aiuti. “Sto parlando di qualcosa da fare sulla base di rigidi criteri umanitari, indipendentemente dalle dimensioni politiche del problema che deve essere risolto dagli stessi haitiani”, ha detto Guterres.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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