Il prossimo 15 novembre 2022 sarà una data da ricordare: per la prima volta nella storia, la popolazione mondiale supererà gli 8 miliardi. La crescita dovrebbe poi andare avanti per almeno il prossimo cinquantennio, segnando 8,5 miliardi nel 2030, 9,7 miliardi nel 2050, fino a raggiungere il picco di 10,4 miliardi nel 2080 – cifra che dovrebbe rimanere stabile fino al 2100.
A rivelarlo è l’ONU nel suo rapporto annuale World Population Prospect, pubblicato in occasione della Giornata Mondiale della Popolazione. Nonostante l’incremento in termini assoluti, lo studio rivela però come il numero di uomini e donne nei cinque continenti sita crescendo al ritmo più lento dal 1950, dopo che la percentuale di nuovi nati è sceso a meno dell’uno per cento nel 2020.
I dati mostrano come negli ultimi decenni la fertilità sia diminuita in modo significativo in diverse parti del globo. Di conseguenza, due terzi della popolazione mondiale risiedono oggi in regioni o Paesi in cui la fertilità è inferiore a 2,1 nascite per donna, che è ritenuto il ritmo necessario per la stabilità demografica a lungo termine.
Il cambiamento della quantità di popolazione è stato peraltro grandemente influenzato dalla pandemia da COVID-19, che ha ridotto l’aspettativa di quasi due anni, dai 72,9 anni del 2019 ai 71 del 2021, e probabilmente ritardato le nuove gravidanze.

“Ulteriori misure dei governi per ridurre la fertilità avrebbero uno scarso impatto sul ritmo di crescita della popolazione da qui a metà secolo, a causa della giovane età dell’attuale popolazione globale”, ha dichiarato John Wilmoth, direttore della Divisione Popolazione del Dipartimento degli Affari Economici e Sociali (DESA) delle Nazioni Unite. “Tuttavia, l’effetto della minore fertilità, se mantenuto per diversi decenni, potrebbe determinare una decelerazione più sostanziale della crescita della popolazione globale nella seconda metà del secolo”.
In netta controtendenza rispetto alla media globale è il gruppo di otto nazioni da cui proverrà più della metà dei nuovi abitanti della Terra da qui al 2050. Si parla di Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, Filippine, India, Nigeria, Pakistan e Tanzania – dove però il rapido aumento della popolazione potrebbe minare i progressi nel campo della sanità e dell’istruzione, secondo il sottosegretario generale dell’ONU per gli Affari economici e sociali ONU Liu Zhenmin.
Non è un caso che proprio l’India sia destinata a superare la Cina come Paese più popoloso al mondo già a partire dal prossimo anno (malgrado l’estensione della nazione sud-asiatica sia tre volte inferiore a quella del Dragone).

Si prevede inoltre che un ulteriore calo della mortalità poterà a un’aspettativa di vita media mondiale di circa 77,2 anni nel 2050, con i Paesi meno sviluppati indietro di circa 4-5 anni rispetto al resto del globo (oggi il gap è di 7). Conseguentemente, il numero di ultra-65enni sarà uguale a quello degli under-12 e più del doppio degli under-5.
Intervenendo proprio in occasione della Giornata Mondiale della Popolazione, il segretario generale Antonio Guterres ha sottolineato come “otto miliardi di persone significano otto miliardi di opportunità di vivere una vita dignitosa e soddisfacente”, esortando la comunità internazionale a promuovere l’uguaglianza e la solidarietà per le generazioni future.
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