Non è stata una spedizione particolarmente fortunata quella del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov a Ginevra, dove ieri era in programma la Conferenza sul disarmo legata sotto l’egida dell’ONU.
Innanzitutto perché non si è trattato di una vera e propria spedizione: al capo della diplomazia di Mosca è stato di fatto impedito di partecipare fisicamente ai lavori della sede ONU ginevrina, a causa della chiusura dell’intero spazio aereo UE (e, da ieri sera, anche dello spazio aereo USA) a tutti i voli russi.
Lavrov ha quindi potuto presenziale solo attraverso un video-messaggio. Ma una volta annunciato il suo intervento da parte dello speaker, quasi tutte le delegazioni nazionali presenti – a partire da quella statunitense e degli Stati NATO – si sono alzate in piedi e dirette verso l’uscita. Un boicottaggio concordato, in segno di protesta per l’invasione russa dell’Ucraina e per i pesanti bombardamenti in città come Kyiv e Charkiv.
Fuori dal Consiglio dei Diritti Umani, l’ambasciatrice di Kyiv Jevhenija Filipenko è stata quindi circondata dai diplomatici fuoriusciti, che hanno sorretto insieme una grande bandiera ucraina. “Grazie mille per questa meravigliosa dimostrazione di supporto agli ucraini che stanno lottando per la loro indipendenza”, ha poi dichiarato l’ambasciatrice Filipenko.
Il ministro degli Esteri russo avrebbe dovuto parlare dinanzi al Consiglio dei diritti umani dell’ONU e all’organismo di disarmo sotto l’egida onusiana. Mosca ha peraltro negato le accuse di essere uno Stato aggressore e ha puntato il dito contro il Governo di Kyiv, assicurando che la Russia “sta prendendo tutte le misure necessarie per prevenire l’emergere di armi nucleari e tecnologie correlate in Ucraina”.