L’altro giorno mia figlia, graduate student alla Columbia University, mi ha chiesto se per l’Ucraina potesse scoppiare la Terza Guerra Mondiale. Le ho detto di no. Era per rassicurarla, ma penso che si notasse che non ne fossi così sicuro.
Il giorno dopo, durante uno dei briefing all’ONU del portavoce del Segretario Generale, ho chiesto come mai mentre si scrive nei giornali di tutto il mondo del pericolo di invasione russa in Ucraina con possibilità dello scoppio di una guerra dalle potenzialità imprevedibili, il Segretario Antonio Guterres stesse pianificando il suo viaggio per le Olimpiadi in Cina invece di gettare cervello e cuore in una shuttle diplomacy tra Mosca e Kiev (e Washington) e cercare di evitare il disastro. Dopotutto, le Nazioni Unite non furono create nel 1945 a San Francisco nelle ultime settimane della Seconda Guerra Mondiale con l’obiettivo principale di dover evitarne una Terza? (Qui dal minuto 22:26) Il portavoce Stéphane Dujarric, tirando un sospiro, ha replicato: “L’UNSG Gutterres ha già detto di non credere che stia per scoppiare una guerra…” per poi aggiungere che col suo staff sta usando i canali diplomatici per “cercare di calmare la tensione…”.
Qualche settimana prima, durante il mese di presentazione della presidenza del Consiglio di Sicurezza per il mese di Gennaio da parte della Norvegia, avevo chiesto all’ambasciatrice Mona Juul (qui dal minuto 24:38)cosa pensasse del fatto che per gli americani la Russia avrebbe potuto attaccare l’Ucraina entro gennaio e in quel caso cosa avrebbe fatto da presidente del Consiglio di Sicurezza. L’ambasciatrice ha rassicurato sulla vigilanza dell’UNSC e poi ha affermato: “Quando c’è stata la crisi per la Crimea, il Consiglio di Sicurezza si è dimostrato pronto, si riunì più volte…”. Ma davvero? In realtà, per come si sono svolti i fatti, sembrava un incoraggiamento a Putin per replicare con l’Ucraina.
Finalmente, giovedì, gli USA hanno chiesto una riunione speciale del Consiglio di Sicurezza dedicata alle tensioni tra Russia e Ucraina che si dovrebbe tenere lunedì, 31 gennaio. Venerdì, la missione americana all’ONU ha dedicato un briefing per i giornalisti del Palazzo di Vetro per spiegare i perché di questa riunione. La missione guidata dall’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield, ci ha detto che questa riunione servirà soprattutto a costringere i russi a spiegare i motivi dello schieramento di truppe (oltre centomila) ai confini di un paese sovrano membro dell’ONU e che quindi ai loro tentativi di disinformazione gli americani replicheranno colpo su colpo…

Ha fatto impressione, almeno a chi scrive, quando i diplomatici americani presentati come “senior administration officer I e II” ci hanno spiegato le ragioni della richiesta della riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza:
“Russia’s threats to its neighbor strike at the heart of the UN Charter and have grave implications for the sovereignty and territorial integrity of Ukraine and the safety and security of all Member States….Under the UN Charter, the Security Council has the primary responsibility for the maintenance of international peace and security. This situation is a clear threat to peace and security, and we believe that the situation on the ground requires us to engage in preventative diplomacy to avoid a crisis before it is upon us. In our view, it would be a dereliction of the Security Council’s duties to take a “wait and see” approach in this instance… The Council’s full attention is needed now to examine the facts and consider what’s at stake for Ukraine, for Europe, and for the international order should Russia further invade Ukraine.
On Monday, you will hear Ambassador Thomas-Greenfield present the facts of the case and clearly articulate what’s at stake for European and global peace and security. Every UN Member State has a stake in the outcome of this situation. If Russia were to further invade Ukraine, Secretary Blinken has noted it risks opening a Pandora’s box across the globe, undermining the principles enshrined in the UN Charter and the international order itself – which, for nearly 80 years, has stood upon a foundation of respect for the sovereignty and territorial integrity of Member States…”
Mettere in pericolo i principi scolpiti nella Carta sul rispetto della sovranità? Che sante parole sarebbero se non fosse che furono gli stessi americani di Bush figlio, con chi decise di andargli dietro, durante l’invasione dell’Iraq nel 2003 (una guerra scatenata senza autorizzazione ONU), ad aprire quel vaso di Pandora che calpesta la Carta delle Nazioni Unite sulla sovranità e l’integrità territoriale degli stati membri!

Nel gennaio del 2022 stiamo forse vivendo dei momenti simili a quelli vissuti dai nostri nonni nell’agosto del 1939? L’Ucraina somiglia alla Polonia invasa dai nazisti? Con l’aumentare del cingolio dei carriarmati al confine con la Russia (e anche la Bielorussia) non è assurdo fare un paragone con l’invasione voluta da Hitler (con l’attiva complicità di Stalin) che quasi 83 anni fa decretò lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando la Francia e la Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania per aver invaso la Polonia.

Ancora una volta è nell’est dell’Europa che sembrano esplodere le contraddizioni del sistema internazionale. Sicuramente, se le cannonate annunciate dell’armata russa dovessero arrivare fino a Kiev, le conseguenze potrebbero essere imprevedibili e sfuggire ad ogni tentativo di contenere il conflitto solo tra Russia e Ucraina.
Sempre venerdì, alla conferenza stampa tenuta al Pentagono, sia il Segretario alla Difesa, l’ex generale Llyod Austin che il Chairman of the Joint Chiefs of Staff, il generale Mark Milley, hanno ripetuto che l’allerta delle truppe americane (non ancora spostate) non comporterà mai una loro missione dentro i confini dell’Ucraina, ma solo un dispiegamento ai confinanti paesi Nato (per lo più i paesi Baltici) come “avvertimento”. Come per dire, Putin non provi ad allargare la sua sete di conquista fuori dal’Ucraina…
Sembra che gli americani, e quindi la NATO, con queste dichiarazionì volessero tranquillizzare tutti: l’Ucraina 2022 non potrà mai diventare la Polonia 1939, quando invece Francia e Inghilterra furono pronte a morire per Danzica…
A questo punto si dovrebbe cercare forse anche di capire per quali ragioni Vladimir Putin sia arrivato sul punto di poter scatenare una crisi internazionale dalle conseguenze inimmaginabili. Cosa cerca il Cremlino? Cosa vorrebbe Putin in cambio per fermarsi? O è tutto un bluff?

In un recente e importante intervento sul New York Times, Fiona Hill, l’esperta cremlinologa dell’intelligence USA (nata in Inghilterra) che tutti conobbero due anni fa mentre testimoniava al Congresso contro Trump per la sua politica nei confronti dei russi, ha ribadito che per il regime russo, l’Ucraina non è un paese confinante dell’Europa dell’Est come gli altri. Putin lo ha anche messo per iscritto in un suo lungo articolo apparso la scorsa estate in cui ripete le ragioni del “sentire” l’Ucraina come parte della Russia. E’ a Kiev, del resto, che nei libri di storia gli studenti russi studiano come sia nata nel Medioevo quella lingua e quella cultura dalla quale poi si sviluppa la Russia moderna.

Fiona Hill non consiglia agli USA e agli occidentali di abbandonare l’Ucraina ad un inevitabile destino e lasciarla fagocitare dall’orso russo, perché Kiev è la capitale di uno stato membro dell’ONU da 30 anni. Anzi, le sanzioni minacciate contro Mosca devono restare serie. Però, quando scrive “Russia does have some legitimate security concerns, and European security arrangements could certainly do with fresh thinking and refurbishment after 30 years…” anche Hill sembra indicarci che a quella richiesta russa – l’Ucraina non potrà far mai parte della NATO – si dovrà cercare di rispondere tenendo conto anche del contesto storico-culturale di un paese come la Russia, che in due secoli è sopravvissuto, con costi enormi, alle due invasioni venute dall’Occidente, con Napoleone prima e Hitler poi.
L’Ucraina deve restare un paese sovrano, ma chiedere oggi ai russi di digerire la sua possibile entrata in una alleanza che ritiene ancora ostile, non è solo una provocazione, ma una minaccia esistenziale. Qui non si tratta allora di un nuovo “appeasement” nei confronti del regime russo, ma di non provocare chi ha la forza di scatenare l’inferno in terra. Evitare la Terza Guerra Mondiale è stato finora il più grande obiettivo raggiunto e quindi riconosciuto successo delle Nazioni Unite fin dalla loro creazione: ci auguriamo che a partire dalla riunione del Consiglio di Sicurezza di lunedì, questa performance dell’ONU possa continuare.