Il mondo deve “mettere da parte le differenze” per capire dove e come sia cominciato il Coronavirus, senza escludere nemmeno la teoria, non ancora dimostrata, che sia stato creato in laboratorio. E’ questo l’appello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che già a marzo aveva pubblicato un rapporto congiunto con la Cina sulle origini del virus. Un controllo esterno del rapporto ha successivamente determinato che non c’erano “sufficienti prove scientifiche per escludere l’ipotesi” che il Covid-19 fosse stato creato in laboratorio. Per questo l’agenzia ONU insiste sull’accesso di tutti i dati.
Altra richiesta imprescindibile per l’OMS è che i paesi “cooperino per sviluppare un quadro comune per gestire patogeni emergenti con potenziale pandemico in futuro”.
.@WHO calls for all governments to depoliticize the situation and cooperate to accelerate the #COVID19 origins studies, and importantly to work together to develop a common framework for future emerging pathogens of pandemic potential.
— Tedros Adhanom Ghebreyesus (@DrTedros) August 12, 2021
In una dichiarazione dettagliata, l’OMS ha spiegato la decisione di iniziare una nuova serie di studi scientifici “che devono essere intrapresi” riguardo tutte le ipotesi su come l’agente patogeno, che già si conosceva, sia passato dagli animali all’essere umano. Un nuovo gruppo consultivo di esperti indipendente chiamato “Gruppo Consultivo Scientifico Internazionale sulle Origini dei Nuovi Agenti Patogeni” (SAGO) supporterà il delicato progetto, coordinando gli studi del rapporto di marzo.
Dopo aver evidenziato quanto sia difficile per gli scienziati trovare le origini di un nuovo patogeno, l’agenzia ha insistito sul fatto che la missione “non deve essere volta ad attribuire colpe, puntare il dito o ad essere usata per calcoli politici. È di vitale importanza sapere come sia iniziata la pandemia, perché funga da modello per stabilire le origini di tutti gli eventi di ‘spillover’ da animali a umani futuri”.
Molti paesi hanno già condiviso con l’OMS campioni di sangue prelevati nel 2019. Tra questi è inclusa l’Italia, dove l’OMS ha coordinato ulteriori test sui campioni pre-pandemia, svoltasi fuori dal paese. “Condividere i dati grezzi e dare il permesso di testare nuovamente i campioni fuori dall’Italia riflette grande solidarietà scientifica ed è esattamente quello che incoraggiamo a tutti i paesi, inclusa la Cina”.

Intanto, la nuova ondata di contagi sta colpendo la Cina in particolare in tre località: Nanchino, Yangzhou e Zhangjiajie. Nanchino è la città che, per prima, ha subito la diffusione dei contagi dovuti alla variante Delta, mentre Yangzhou è la più colpita, con oltre 485 contagi negli ultimi 20 giorni. In totale, i contagi confermati nel paese rimangono 94.260, mentre i decessi sono stati 4.636.
Molti dei funzionari sono stati accusati di negligenza e per questo redarguiti e sanzionati, mentre alcuni sono stati presi in consegna dalle autorità disciplinari. Dopo una visita negli ospedali di Yangzhou, il vice primo ministro, Sun Chunlan, ha chiesto agli operatori sanitari di gestire meglio l’emergenza, specialmente per quanto riguarda tamponi e quarantene.
Mentre il virus torna a diffondersi in Cina, la variante Delta continua a creare panico anche in Europa e negli Stati Uniti. Durante l’ultimo mese, entrambe le regioni hanno assistito ad una risalita costante di test positivi, ospedalizzazioni e anche delle morti dovute al virus stesso.