In seguito alle notizie pervenute da Hong Kong, che hanno visto le proteste popolari degenerare in atti di violenza e distruzione, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha espresso le sue preoccupazioni riguardo alla situazione attuale. Bachelet, ha affermato il suo portavoce Rupert Colville, “chiede alle autorità e al popolo di Hong Kong di impegnarsi in un dialogo aperto e inclusivo volto a risolvere pacificamente tutte le questioni”.
La città di Hong Kong ha avuto un passato interessante, che ha senza dubbio contribuito ai sentimenti e alla cultura della sua gente, spesso causando tensioni con il governo cinese. Fino al 1997 era infatti sotto il controllo britannico, ma fu restituita alla Cina secondo il principio governativo noto come “un paese, due sistemi”, che comportava alcuni privilegi per gli abitanti dell’ex terriotorio britannico, principalmente grazie alla concessione di poter eleggere il proprio Consiglio legislativo, nonostante siano sotto l’autorità del governo cinese.
Le motivazioni che hanno ispirato le proteste sono dovute all’introduzione di una proposta di legge che consentirebbe alla Cina di estradare persone da Hong Kong per essere processate sulla terraferma. Pur essendo stata sospesa a metà giugno la popolazione di Hong Kong vorrebbe vederla rimossa definitivamente, e lo scorso martedì, non ottenendo la desiderata rimozione, masse di cittadini in protesta hanno occupato l’aeroporto principale della città, forzando le autorità a cancellare alcuni voli, suscitando ulteriori tensioni con i viaggiatori.

Da ciò che ha riferito Colville, il commissario Bachelet ritiene che questi scontri potrebbero essere evitati se solo alle persone di Hong Kong venisse garantito il diritto di partecipare e avere voce propria nelle decisioni legislative prese dal Governo. “I diritti di libertà di espressione e di riunione pacifica e il diritto di partecipare agli affari pubblici sono espressamente riconosciuti nella Dichiarazione universale dei diritti umani, nonché nel Patto internazionale sui diritti civili e politici che è incorporato nella Legge fondamentale di Hong Kong SAR”, ha ribadito Bachelet.
Secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite, ci sono prove credibili dell’uso di misure antisommossa nel corso delle proteste. Queste misure, presumibilmente usate dalle forze dell’ordine, sono però vietate dalle norme e dagli standard internazionali, poiché potrebbero causare danni gravi e risultare in feriti e morti.
“L’Ufficio sollecita le autorità della RAS di Hong Kong a indagare immediatamente su questi incidenti, per garantire che il personale di sicurezza si conformi alle regole di ingaggio e, se necessario, modificasse le regole di ingaggio per i funzionari delle forze dell’ordine in risposta alle proteste in cui queste potrebbero non essere in regola con gli standard internazionali”, ha affermato Colville, aggiungendo che le autorità dovrebbero agire con moderazione, rispettando i diritti dei manifestanti pacifici, e allo stesso tempo, proteggendo il pubblico da atti di violenza e distruzione.