Si parla di donne alle Nazioni Unite, donne che lavorano in un campo, purtroppo, globalmente ancora dominato dagli uomini: l’industria della musica. Le statistiche parlano chiaro: secondo un recente articolo del Guardian, dei 1400 concerti programmati nel 2018-19 nel mondo, solo 76 hanno incluso il lavoro di una donna. E tra le oltre venti principali orchestre americane, solo una è diretta da una donna. Le donne stanno anche lottando per essere promosse in posizioni senior nella gestione delle etichette discografiche e delle piattaforme di tecnologia musicale, settori tradizionalmente appannaggio degli uomini.
Un tema caldo, specialmente in tempi in cui sempre più movimenti globali al femminile riportano il tema del gender equality al centro delle cronache internazionali. Nella prestigiosa cornice del Palazzo di Vetro, hanno approfondito il tema tre donne in prima linea sull’argomento: Neeta Ragoowansi, già presidente di Women in Music, cofondatrice di NPREX (National Performing Rights Exchange), professionista nell’industria musicale specializzata nel settore delle licenze, dei diritti e del relativo sviluppo tecnologico; Veronica Sabbag, diplomatica dell’UE, fondatrice e CEO di “United Voices 4 Peace”, iniziativa dal basso che promuove diverse forme di scambio culturale per costruire una cultura di pace attraverso musica e arti; Jane Meryll, pianista, compositrice, cantante, direttrice musicale, editrice e coach, insignita di una nomination ai prestigiosi Grammy.
“In virtù della mia lunga passione per la musica e della mia vicinanza con la comunità musicale”, ha detto Veronica Sabbag nel suo intervento, “riconosco, ammiro e credo fermamente nel potere delle arti di costruire una nuova e utile narrativa complementare che aiuti a far progredire e trasformare il nostro modo tradizionale di affrontare le sfide sociali del nostro tempo, integrando e migliorando l’impatto di altre iniziative”. E ha proseguito: “Gli artisti sono naturalmente inclini ad assumersi la responsabilità e ad aiutare a diffondere questi valori in modo positivo e inclusivo, modalità con cui mi identifico”.
Una convinzione che è stata alla base dell’impegno che l’ha portata a lanciare una iniziativa di diplomazia culturale come “United Voices 4 Peace”: non a caso, “il motto della nostra organizzazione è una di Victor Hugo: ‘La musica esprime ciò che non può essere espresso a parole e ciò che non può essere taciuto’”.