“Il Segretario Generale ha accettato le dimissioni di Erik Solheim, Direttore Esecutivo dell’UN Environment Programme (Unep)”. Poche ore fa, i giornalisti corrispondenti all’ONU hanno ricevuto una mail dall’ufficio del portavoce di Antonio Guterres, che annuncia l’addio di Solheim, numero uno del programma ambientale delle Nazioni Unite. Il linguaggio, come d’uso, è improntato alla diplomazia: tant’è che il Segretario Generale, afferma il suo portavoce, “è grato per il servizio prestato da Solheim e gli riconosce di essere stato una voce fondamentale nel portare all’attenzione del mondo le difficili sfide ambientali, tra cui l’inquinamento da plastica e la circolarità, l’iniziativa per il clima, i diritti dei difensori dell’ambiente, la biodiversità e la sicurezza ambientale”.
Eppure, non si può dire che queste dimissioni siano giunte come un fulmine a ciel sereno. Perché Solheim era stato al centro di uno scandalo, partito dal quotidiano britannico The Guardian, a causa di alcuni eccessi nelle spese di viaggio e della violazione di regole interne che hanno portato alcune nazioni a sospendere l’erogazione dei fondi previsti all’organizzazione da lui presieduta.
La crisi è esplosa quando il Guardian ha pubblicato, a settembre, la bozza di un rapporto interno alle Nazioni Unite, che mostrava come Solheim avesse speso più di 500mila dollari per i suoi viaggi aerei e per pernottamenti in hotel nel corso di soli 22 mesi, e risultando assente l’80% del tempo. Circostanza che veniva considerata “un grosso rischio per la reputazione di un’organizzazione in prima linea per la lotta al cambiamento climatico”.
Secondo il Guardian, il Segretario Generale avrebbe richiesto le dimissioni di Solheim, mentre fonti dell’Unep hanno rivelato che diversi Paesi, insoddisfatti per il comportamento del Direttore Esecutivo, avevano già tagliato i finanziamenti al suo programma. Un dirigente sindacale delle Nazioni Unite avrebbe definito alcune delle rivelazioni “sconvolgenti”, mentre un illustre scienziato del clima avrebbe accusato Solheim di “oscena ipocrisia sulla CO2″.
Altro scandalo sollevato dal Guardian, certi rapporti professionali sospetti tra sua moglie e una compagnia norvegese che l’aveva assunta poco dopo che Solheim aveva firmato un accordo con Unep lo scorso aprile. Scandali che lo avevano costretto a lasciare in fretta e furia l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a fine settembre, per rientrare nel suo quartier generale di Nairobi e gestire la crisi.
Solheim si era difeso dicendo che aveva già rimborsato tutte le spese contestategli e che aveva posto rimedio laddove altre regole erano state infrante. Il Direttore Esecutivo uscente aveva inoltre scritto a tutti i 125 ambasciatori nazionali del comitato che supervisiona il lavoro di Unep, per avvertirli che aveva deciso di accorciare il suo soggiorno a New York, per mettere in atto misure volte ad aumentare la responsabilità dei manager in merito ai loro viaggi. Ma lo scandalo era già troppo grave, e i tentativi di rimediare non sono riusciti a placare la tempesta.
Anche perché il malcontento in merito a Solheim non riguardava solo le irregolarità riscontrate, e la conseguente emorragia di fondi. Membri dello staff di Unep si erano infatti lamentati con il Guardian per la presunta vicinanza di Solheim con la Cina, e per il progetto da lui avviato relativo alla sostenibilità ambientale dell’infrastruttura nota come “Belt and Road Initiative”. Tra i più preoccupati in merito, gli USA, che non a caso, già dal mese di aprile, avevano sollevato una lunga lista di domande nel merito, tra le altre sulle modalità in cui il progetto è stato finanziato e in cui i diritti di proprietà intellettuale sarebbero stati protetti. Ulteriore “nodo” è stata la sponsorizzazione di $ 500.000 che Solheim ha accettato di concedere alla Volvo Ocean Race, nonostante non fosse stata menzionata nella pagina web degli sponsor di VOR o annunciata da Unep.
La versione finale del rapporto interno deve ancora essere resa pubblica, ma il portavoce di Antonio Guterres ha spiegato: “Il Segretario Generale è lieto di vedere che Unep è impegnata nell’attuazione delle raccomandazioni rilevate [nel rapporto]”. Il Vice Direttore Esecutivo, Joyce Msuya, è stata nominata capo della commissione mentre Guterres ha inaugurato un processo di selezione per rimpiazzare Solheim.
Secondo il Guardian, il Direttore Esecutivo Unep dimissionario avrebbe mandato un’ultima mail allo staff difendendo con orgoglio il proprio operato: “Volevo che l’UN Environment fosse un’agenzia di riferimento per le riforme, anche se ha sollevato alcune domande. Fare le cose in modo diverso non è mai facile, e me ne andrò sapendo che non mi sono mai risparmiato sforzi per attuare questa visione e lasciare questa agenzia più efficiente e più incisiva”.