Trump arriva in ritardo al Palazzo di Vetro, perde il posto dopo lo speech del Brasile lasciandolo al presidente dell’Ecuador che ne approfitta per criticare gli USA ricevendo un’attenzione imprevista, e quando finalmente inizia a parlare sul podio, fa scoppiare dal ridere l’Assemblea Generale dicendo: “La mia amministrazione ha raggiunto più di qualunque altra amministrazione nella storia del nostro paese”. L’Assemblea ride e lui dice, sorridendo a sua volta: “E’ vero, e non mi aspettavo questa reazione”.
Poi Trump nel discorso affronta i suoi temi preferiti, come quello sui dazi, attaccando chi non fa politiche commerciali giuste, che ora subirà le reazioni USA. Avvertendo la Cina, principale imputata di “distorsioni del mercato e pratiche commerciali scorrette”.
I toni più accessi, che l’anno scorso erano stati riservati alla Nord Corea, questa volta sono tutti per l’Iran. “Gli USA sono pronti a imporre nuove sanzioni” e che “deve rimanere isolato fino a che continuerà a sostenere il terrorismo e finché le sue aggressioni continueranno”.
Ma è la parola sovranità, degli Stati Uniti come quella di ciascun Paese, ad essere alla fine tra le più usate da Trump. “L’America sceglierà sempre l’indipendenza e la cooperazione piuttosto che il controllo e la dominazione” e quindi “vi chiediamo di rispettare la nostra sovranità”.
In tutto il discorso è rimasto centrale il tema della sovranità, e come già nel discorso dell’anno scorso, l’America di Trump resta una nazione sovrana come ogni altra nazione lo è e quindi, si può tradurre così: ognuno pensi meglio ai propri interessi. “L’America é governata dagli Americani” ha detto Trump, e “noi rigettiamo l’ideologia globalità e accettiamo quella del patriottismo”.
Insomma “America First”, resta al centro della politica estera di Trump. “Insieme, scegliamo un futuro di prosperità patriottica orgoglio”, ha detto Trump. “Scegliamo pace e libertà invece che dominazione e sconfitta. Veniamo in questo posto per fare gli interessi delle nostri popoli e delle loro nazioni. Per sempre forti, per sempre sovrane, per sempre giuste”.
Alla fine quindi un discorso a tutto “sovranismo” quello di Trump, ma che almeno ha risparmiato l’Assemblea Generale di quei toni apocalittici dell’anno scorso quando minacciò di “totalmente distruggere” la Corea del Nord.
Un discorso che comunque andava contro quello poco prima pronunciato dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres che, invece, avvertiva che il “multilateralismo” e le sue istituzioni, come l’ONU, erano sotto assedio da parte di certi governi populisti che scaricano le colpe di tutti i problemi all’esterno e fanno perdere la fiducia dei popoli nelle istituzioni multilaterali. “Il mondo è più connesso ma allo stesso tempo più diviso” ha detto Guterress, che ha messo in guardia dal ritorno dei nazionalismi e inasprimento delle relazioni internazionali.