María Fernanda Espinosa Garcés è la nuova presidente dell’Assemblea Generale della Nazioni Unite, il “Parlamento del mondo”, come ci ha tenuto a chiamarlo davanti ai giornalisti la diplomatica-politica-poeta dell’Ecuador. Dopo aver preso il testimone dallo slovacco Miroslav Lajcak, che proprio lunedì ha terminato ufficialmente il suo mandato al Palazzo di Vetro, Espinosa Garces si è presentata davanti ai giornalisti per fare delle dichiarazioni e rispondere alle loro domande, tra le quali quella della Voce di New York.
Espinosa ha svelato un acronimo, “D.A.RE.”, che in inglese fa sicuramente un bell’effetto, quando cioè una situazione ha assoluto bisogno di essere salvata. Per Espinosa Garces, le Nazioni Unite hanno bisogno di più “Delivery, Accountability, Relevance and Efficiency”, e questi saranno i metodi che la guideranno nel suo lavoro per i prossimi 12 mesi, con al centro la rivalutazione del Multilateralismo, dell’Assemblea Generale, e dell’intero sistema dell’ONU.
Già, ma quanto conta al Palazzo di Vetro un presidente del “Parlamento del Mondo”?
Sicuramente mentre parlava (potete guardare il video sopra) ci ha colpito la determinazione e il linguaggio deciso e preciso usato dalla nuova presidente dell’Assemblea Generale, che nell’annunciare le sue priorità ha messo anche la questione migranti al centro e che troverà il suo culmine in Marocco per la firma della convenzione dell’ONU (ma da cui gli Stati Uniti si sono già tirati fuori, e quindi vedremo l’Italia che farà col suo governo che negli obiettivi, per sua stessa ammissione, si sente molto “simile” a quello di Trump…).
Abbiamo avuto la possibilità di fare la nostra domanda alla nuova energica presidente ecuadoregna del “Parlamento del mondo”: presidente, un’ altra donna del Sudamerica, Michelle Bachelet, la nuova Alta Commissaria per i diritti umani, recentemente è stata attaccata da molti governi nazionali, anche molto importanti (come USA e Italia per averli criticati sul rispetto dei diritti umani riguardo alla questione migranti). Lei, da presidente dell’Assemblea Generale, come pensa potrà autore sulla questione dei diritti umani?
Maria Fernanda Espinosa, dopo aver iniziato a risponderci in spagnolo (“il suo accento italiano mi ha spinto a parlare spagnolo…”) ha continuato così:
“Credo che la Carta delle Nazioni Unite sia molto chiara su questo aspetto. Gli stati membri devono lavorare insieme, c’è sempre più bisogno dell’ azione collettiva per rispettare i tre pilastri della Carta: uno riguarda lo sviluppo, e per questo abbiamo gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Un altro è sulla pace e la sicurezza, e su questo dobbiamo lavorare accanto al Consiglio di Sicurezza. E come terzo pilastro ci sono i diritti umani. Che riguardano la dignità dell’essere umano. Io credo che sia il cuore pulsante del sistema. O assicuriamo dignità alle persone nel bisogno, a chi è il più povero tra i poveri, alle donne e alla bambine che sono vittime di conflitti violenti, o lo facciamo, o tutto il sistema ONU diventerà irrilevante. Quindi abbiamo un grande impegno davanti. E sono orgogliosa. E sono orgogliosa di dire che quest’anno sarà un anno speciale per le donne del Sud America. Abbiamo la presidente dell’Ecosoc (Social Economic Council) che è una donna meravigliosa, Inga Rhonda King, rappresentante permanente all’ONU di Saint Vincent e le Grenadines, poi c’è l’alto commissario ai diritti umani, l’ex presidente del Cile, Michelle Bachelet, e poi ci sono io, come vostro presidente dell’Assemblea Generale. Tutte e tre lavoreremo una accanto all’altra, per applicare i veri principi della Carta delle Nazioni Unite”.
Buon lavoro Presidente Espinosa, faccia quindi pulsare e forte questo “cuore” delle Nazioni Unite.