Lo scorso 7 Agosto, il generale maggiore Michael Beary dell’Irlanda si è dimesso da capo della missione della Forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) dopo quattro anni di servizio, ed al suo posto è stato nominato Stefano Del Col, generale dei Bersaglieri.
Questo incarico, affidato direttamente all’italiano dal segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è un riconoscimento internazionale del ruolo delle Forze Armate Italiane.“La nomina del Generale di Divisione Stefano Del Col come comandante della Missione Unifil è un risultato che conferma, da un lato quanto il modello di peacekeeping dei nostri militari sia apprezzato a livello internazionale, dall’altro quanto la missione Unifil rivesta una particolare importanza per l’Italia,” ha affermato Matteo Bressan, analista della Nato Defence College Foundation.
“Dobbiamo infatti tener presente, quando andiamo ad analizzare il contributo globale che il nostro Paese fornisce alla sicurezza collettiva, che l’Italia è impegnata in 34 missioni di cui 32 internazionali in ben 22 paesi. Una presenza militare, con elevati livelli di responsabilità come appunto in Libano con Unifil o in Kosovo con Kfor, che complessivamente vede impegnati circa 6.000 militari. Numeri, è bene ricordarlo, che vanno a fornire sicurezza non soltanto al nostro Paese, ma anche agli altri paesi dell’Unione Europa e agi alleati della Nato”.

Il Libano vive ancora oggi una situazione critica in termine di sicurezza. La missione Unifil, di cui l’Italia riprende la guida dopo l’esperienza di comando del generale Claudio Graziano è oggi, più che mai, di fondamentale importanza per gli equilibri regionali. La missione ha garantito la stabilità lungo uno dei confini più tesi del Medio Oriente sin dalla fine della guerra dei 34 giorni tra Israele e gli Hezbollah e la sua opera di formazione del personale militare, insieme alla missione bilaterale di addestramento (MIBIL) varata nel 2015, rappresentano dei tasselli fondamentali per la stabilizzazione del paese.
La situazione in Libano, oltretutto, soffre anche per il vicino conflitto siriano, da cui è stata contagiata sia in termini politici, sia dal gigantesco numero di profughi che sono arrivati nel paese. “Certamente, ecco perché il ministro Trenta ha dichiarato attraverso il suo profilo Facebook che ‘l’Italia gioca un ruolo fondamentale per la stabilità della regione”. “Regione” diventa la parola chiave. Un ruolo che, anche grazie alla presenza in Libano, ha consentito e consente all’Italia di esser quell’interlocutore credibile in Medio Oriente, capace di ascolto e dialogo e pronto a cogliere quegli indicatori delle più vaste dinamiche regionali che spesso, proprio in Libano, hanno anticipato il trend dell’intera regione. Per queste ragioni nel momento in cui il Libano, dopo 9 anni, è tornato ad eleggere i suoi rappresentati parlamentari e la crisi siriana, rispetto agli anni 2014/2015, sembra volgere verso uno scenario di graduale ricomposizione, la stabilizzazione del Paese dei Cedri diventa cruciale per cogliere i segnali di normalizzazione che si stanno manifestando.
Danny Danon, l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, ha dichiarato: “Israele accoglie il maggiore generale Stefano Del Col, italiano, che assumerà il ruolo di capomissione dell’UNIFIL.”
Il mandato dell’UNIFIL è stato quello di ripristinare la pace e la sicurezza al confine israelo-libanese. Dopo la seconda guerra del Libano nel 2006, il suo mandato è stato esteso per includere il monitoraggio dell’area tra la linea blu e il fiume Litani e mantenerlo libero da personale armato, diverso dal governo libanese o dalle forze UNIFIL. Lo scorso settembre, Stati Uniti e Israele hanno lavorato insieme per espandere ulteriormente il mandato dell’UNIFIL autorizzando le ronde con le forze libanesi e richiedendo rapporti quando i peacekeeper incontrano posti di blocco su Hezbollah.
“L’UNIFIL è una forza importante, con oltre 10.000 soldati”, ha continuato Danon. “Il suo mandato più robusto è progettato per respingere la palese, non autorizzata formazione di armi di Hezbollah, un rappresentante dell’Iran, nel sud del Libano. Con un nuovo comandante, c’è una nuova opportunità per compiere più di questa importante missione.”