Nel report “Doppia ingiustizia – Investigazione sulle violazioni di diritti umani nel caso Ayotzinapa”, pubblicato il 14 marzo, l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dichiarato di aver trovato “forti elementi che possano comprovare che, nel caso della scomparsa dei 43 studenti, avvenuta nel 2014, furono commesse gravi violazioni di diritti fondamentali”.
I fatti risalgono dalla notte del 26-27 settembre 2014, quando un gruppo di studenti del College di Guerrero viaggiava su 5 autobus in direzione di Città del Messico. Mentre si dirigevano verso la capitale per partecipare ad una manifstazione, e la polizia municipale li attaccò nella città di Iguala, Guerrero. Furono 43 gli studenti scomparsi, 6 le persone assassinate (tre delle quali studenti) e 40 i feriti.
Successivamente, il 27 gennaio del 2015, quello che era allora Procuratore Generale, annunciò che il caso era stato risolto: gli studenti erano stati consegnati dalla polizia municipale a un gruppo criminale, che li aveva uccisi, aveva bruciato i loro corpi e ne aveva gettato i resti nel San Juan.
Considerando l’ambito di protezione dei diritti umani, l’OHCR ha indagato su come fu condotta l’indagine del caso e ha trovato “solidi motivi” che indicano che una parte delle persone detenute nella fase iniziale delle perquisizioni fu arrestata arbitrariamente e torturata.
“Queste gravi violazioni furono oggetto di investigazione inadeguata e insabbiamento”, indica il report dell’OHCHR, e “conclude che almeno 34 di questi avrebbero sofferto torture”, in base ad un’analisi degli espedienti giudiziali, prove mediche e una serie di interviste con autorità, detenuti e testimoni. E ciò che risultò fu che le spiegazioni delle lesioni dei detenuti furono in molti casi “giustificazioni non plausibili e contraddittorie”, dice chiaramente il report, che include anche casi di detenuti aventi lesioni multiple.
Il rappresentante dell’Alto Commissariato messicano, Jan jarab, ha sottolineato in un’intervista la doppia sofferenza che il caso provoca al Paese. “E’ una doppia ingiustizia perché, da una parte è un’ingiustizia nei confronti dei processati che hanno sofferto torture e altre violazioni di diritti umani, ma anche nel confronti del diritto alla verità, non solo delle famiglie, dei sopravvissuti alla tragedia di Ayotzinapa, ma anche di tutta la società messicana”.
Lo studio indica che le violazioni dei diritti umani cominciarono a partire dal 5 ottobre, quando la Procura Generale della Repubblica prese le redini dell’investigazione che aveva iniziato il Pubblico Ministero di Guerrero. Le detenzioni furono perpetrate proprio da quella Procura, da quella polizia federale e dalla Segreteria della Marina.
L’OHCHR, quindi, esorta la Procura a investigare sui responsabili delle azioni, delle torture e qualsiasi altra violazione dei diritti umani che sia stata perpetrata durante quest’episodio, esortazione che non rappresenta nient’altro che una messa alla prova.
Infatti, il report chiede che il governo messicano metta in pratica le raccomandazioni dell’Alto Commissario, affinché si crei un Comitato Consultivo che lotti contro l’impunità, incaricandosi di “proporre strategie e riforme che diano impulso all’investigazione, alla sanzione e alle iniziative intorno ad una riforma della garanzia di giustizia”.
Anche il potere legislativo è stato esortato, affinché promuova una riforma costituzionale e una legge organica che garantisca effettivamente l’“indipendenza, l’autonomia e la professionalità” del Pubblico Ministero della Repubblica e che comprenda meccanismi di controllo interno.
E, ad ambi i poteri, il report chieda che finalmente trattino e pongano in funzione il “Programma Nazionale per la Prevenzione e la Sanzione della Tortura e degli altri Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti”, d’accordo con le condizioni ordinate dalla Legge Generale su questa materia, con l’obiettivo di sradicare la tortura come mezzo di investigazione.
“Questi fatti, non solo constituiscono una violazione dei diritti dei detenuti, ma anche del diritto alla giustizia e alla verità delle vittime, dei familiari e della società nel complesso”, ha detto l’Alto Commissario per i Diritti Umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, aggiungendo che questo caso “mette alla prova la volontà e la capacità della autorità messicane a risolvere la situazione”.
“Durante tre anni e mezzo”, ha continuato, “le famiglie delle vittime hanno lottato per il proprio diritto a sapere cos’è successo ai loro cari. Esorto le autorità messicane a garantire la ricerca della verità e la giustizia per il caso Ayotzinapa e portare a giudizio i responsabili delle torture e delle altre violazioni dei diritti umani perpetrate durante l’investigazione”.