E’ passata solo una settimana da quando il Segretario Generale ONU, Antonio Guterres, intervenuto davanti al Consiglio di Sicurezza, ha definito la situazione in Corea del Nord la “più tesa” e la “più pericolosa minaccia alla pace e alla sicurezza nel mondo di oggi”. Riunione alla quale ha peraltro partecipato anche il rappresentante nordcoreano alle Nazioni Unite Ja Song Nam, che si sarebbe presentato su esplicito invito della presidenza giapponese, in applicazione dell’articolo 32 della Carta. Dopo che, come La Voce ha già avuto modo di sottolineare più volte, nelle precedenti riunioni la sua assenza era saltata agli occhi degli osservatori più attenti.
A una settimana da quel meeting, dunque, nelle scorse ore il Consiglio di Sicurezza si è riunito nuovamente sulla questione, e ha approvato all’unanimità una nuova risoluzione, in risposta al lancio missilistico effettuato da Pyongyang lo scorso 29 novembre. Il documento impone nuove, severe sanzioni al Paese nei settori dell’energia e dell’import-export, oltre a introdurre una nuova autorità marittima preposta a contrastare i traffici illeciti, ed è stato votato all’unanimità da tutti i membri del Consiglio di Sicurezza, compresi Russia e Cina. Una mossa, quella delle due potenze – in passato restie a intervenire attivamente contro Pyongyang -, che non sembra aver stupito più di tanto l’ambasciatore francese François Delattre, il quale, su specifica domanda dei giornalisti, ha risposto: “L’unità del Consiglio di Sicurezza dice molto sul fatto che la minaccia proveniente dalla Corea del Nord sta diventando più seria ogni giorno che passa”.
In realtà, non è la prima volta che il Consiglio di Sicurezza si compatta nel prendere seri provvedimenti contro la Corea. Era già accaduto, almeno, lo scorso agosto, quando fu approvata una risoluzione che decretava il blocco delle esportazioni di carbone, ferro, piombo e prodotti ittici, e lo stop agli accordi commerciali con il regime. In quell’occasione, l’ambasciatrice americana Nikki Haley aveva espresso apprezzamento per l’impegno dimostrato della Cina, mentre Mosca aveva definito quel provvedimento “parte di un processo politico”.
Unanimità raggiunta dunque anche nell’ultima riunione, e nuovamente apprezzata dalla Haley: “Sono grata ai miei colleghi per le serie misure che abbiamo promulgato a nome del popolo nordcoreano. E chiedo a tutti di tenerlo nei propri pensieri e nelle proprie preghiere durante le feste natalizie mentre continuiamo a combattere contro questo, l’esempio più tragico del male nel mondo moderno”, ha dichiarato. Sì, perché il rischio è che, come spesso accade, a pagare il prezzo più salato delle sanzioni sia la stessa popolazione, già notoriamente oppressa dalla povertà: almeno il 70% degli abitanti della Nord Corea sono infatti affetti da insicurezza alimentare, il 40% è malnutrito, e, secondo le Nazioni Unite, sono necessari circa 114 milioni di dollari per far fronte alle necessità più urgenti.
A seguito dell’adozione della risoluzione, anche il segretario generale António Guterres ha accolto favorevolmente la rinnovata unità del Consiglio di Sicurezza, e ha osservato che è essenziale raggiungere l’obiettivo della denuclearizzazione e perseguire iniziative diplomatiche volte a conseguirlo in modo pacifico. In una dichiarazione del suo portavoce, Guterres ha sostenuto il desiderio del Consiglio di trovare una soluzione pacifica, diplomatica e politica alla crisi, e l’ha sollecitato a impegnarsi sempre di più per ridurre le tensioni. Il Segretario Generale “ribadisce il suo impegno a lavorare con tutte le parti in tal senso [e] invita tutti gli Stati membri a garantire la piena attuazione delle risoluzioni pertinenti e a raddoppiare gli sforzi per rendere il 2018 un anno fondamentale per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile pace nella penisola coreana “, ha aggiunto.