A 6 anni dall’inizio di un conflitto riconosciuto univocamente come una delle più gravi catastrofi umanitarie dalla Seconda Guerra Mondiale, per la Siria giunge oggi, dal Palazzo di Vetro, una buona notizia. Il Consiglio di Sicurezza, con una risoluzione che ha visto 12 voti favorevoli e tre astensioni (Russia, Cina, Bolivia), ha rinnovato l’autorizzazione per le operazioni umanitarie transfrontaliere in Siria. Le agenzie ONU e i loro partner potranno dunque continuare a utilizzare rotte e valichi di frontiera attraverso le linee del conflitto per fornire assistenza salvavita a milioni di persone nella Siria nordoccidentale e meridionale attraverso la Turchia e la Giordania. La risoluzione, presentata da Svezia, Egitto e Giappone, consentirà in particolare interventi per i prossimi 12 mesi a favore di circa 13 milioni di persone, dei quali oltre sei milioni sfollati interni.
L’Onu era riuscito ad autorizzare, pur in mezzo a mille difficoltà, l’accesso umanitario in Siria da Giordania e Turchia per la prima volta nel 2014. Il nuovo documento invita le autorità siriane “a rispondere rapidamente a tutte le richieste di consegne cross-line presentate dall’ONU e dalle sue agenzie partner e a dare a tali richieste una considerazione positiva”. Inoltre, il Consiglio di Sicurezza ha sottolineato la necessità di una soluzione politica al conflitto in Siria, e ha invitato tutte le parti interessate a facilitare una transizione politica per porre fine al conflitto, specificando che sarà il popolo siriano a decidere il futuro del Paese.
“L’arco di un anno era il minimo indispensabile, data la precarietà della situazione in Siria e il persistere di alti livelli di bisogni umanitari”, ha fatto notare, davanti al Consiglio di Sicurezza, il vice-rappresentante permanente dell’Italia all’ONU Inigo Lambertini, che d’altra parte, insieme ad altri colleghi, ha ricordato come “il vero limite dell’accesso umanitario in Siria” sia “rappresentato dal basso livello di accesso ad aree controllate dai ribelli che non sono raggiunte dall’assistenza transfrontaliera a causa di blocchi imposti dal regime siriano”. La situazione, insomma, rimane critica, visto che, ha sottolineato, tali interdizioni sono già state la causa di tragedie come quelle di Est Ghouta, la cui popolazione, nonostante gli accordi di de-escalation, “continua ad essere assediata e bombardata dal regime”, dove le merci che arrivano attraverso i flussi commerciali “hanno subito aumenti di prezzi fino a dieci volte”, e dove donne e bambini “muoiono per l’assenza di medicine e per il rifiuto del regime di farli evacuare con urgenza in ospedali a solo pochi chilometri di distanza”.
Scenario confermato anche da Mark Lowcock, Emergency Relief Coordinator dell’ONU, che ha ricordato al Consiglio come la situazione di circa 400mila siriani intrappolati nella zona orientale di Ghouta resti intollerabile, con quotidiani attacchi aerei e a terra da metà novembre a questa parte (fatta eccezione per una pausa di due giorni). A peggiorare ulteriormente la situazione, il fatto che – come ha rilevato l’inviato speciale di Antonio Guterres in Siria, Staffan De Mistura – i recenti negoziati di Ginevra tra Governo e opposizione hanno mancato di raggiungere l’obiettivo di porre le basi della pace. Nonostante lo stesso Guterres, in occasione del suo ultimo intervento in videoconferenza da Ginevra al Consiglio di Sicurezza lo scorso 27 novembre, si fosse mostrato moderatamente fiducioso, e avesse spiegato che esistevano i presupposti perché nel nuovo round negoziale si compissero importanti passi avanti.
E invece, così non è stato. “L’opportunità di iniziare una vera discussione non è stata colta”, ha constatato De Mistura. “Un’occasione d’oro è stata mancata per molte ragioni: psicologiche, perché siamo alla fine dell’anno; politiche, perché siamo alla fine, vogliamo credere, delle più importanti operazioni militari; e da un punto di vista umano perché la maggior parte dei siriani ha chiesto e aspettato di vedere cambiare la situazione per loro stessi”, ha detto. Del resto, già parlando alla stampa giovedì scorso, De Mistura aveva espresso disappunto per la mancanza di impegno del Governo siriano su qualsiasi questione che non riguardasse l’antiterrorismo, e aveva aggiunto che intendeva convocare un nuovo ciclo di colloqui a gennaio. Così, il rinnovamento dell’autorizzazione per le operazioni umanitarie transfrontaliere è certamente una buona notizia, che giunge però in uno scenario ancora difficile. Dove la pace tanto vagheggiata, purtroppo, rimane ancora un obiettivo tutt’altro che a portata di mano.