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Malala Yousafzai: non bisogna crescere per cambiare le cose

Intervista alla "Messenger of Peace" dell'ONU: "Investire nella cultura per cambiare il mondo"

Un News CentrebyUn News Centre
Malala Yousafzai

Malala Yousafzai, dopo essere stata insignita del titolo di Messenger of Peace, parla all'Assemblea Generale, osservata dal Segretario Generale dell'ONU António Guterres. (Foto ONU/ Rick Bajornas)

Time: 5 mins read

This interview was first published in English by the UN News Centre.

Nel 2012, la giovane pakistana Malala Yousafzai è diventata molto conosciuta nel mondo per aver ricevuto un attacco da parte dei talebani sull’autobus con cui tornava da scuola, solo per aver parlato pubblicamente del diritto all’istruzione per le ragazze. Invece di metterla a tacere, l’attacco talebano non ha fatto altro che incoraggiare le giovani pachistane a parlare ancora di più del diritto allo studio.

Malala ha ricevuto il Premio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e il Premio Sakharov del Parlamento Europeo per la libertà di pensiero. Nel 2014, a 17 anni, è diventata la persona più giovane a ricevere il Premio Nobel per la Pace e recentemente Il Segretario Generale dell’ONU le ha affidato il compito di Messaggero di pace delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di diffondere il valore dell’istruzione delle donne nel mondo.

UN News l’ha intervistata per saperne di più a proposito del suo nuovo ruolo alle Nazioni Unite.

Messaggero di pace è una carica importante. Come ti vedi in questo ruolo?

“Sono molto onorata di avere ricevuto questo titolo di Messaggera di pace. Per me è una responsabilità più grande rispetto a quella che già avevo verso l’educazione delle donne – diffondere la consapevolezza del problema e richiedere ai leader mondiali di investire di più nell’educazione. Continuerò a farlo. Ma il ruolo di Messenger of Peace mi ha dato ancora più forza e mi darà una piattaforma più grande per far sentire la mia voce”.

A proposito del tuo ruolo di difensore dell’educazione delle donne, qual è la più grande lezione che hai appreso negli anni in cui sei diventata un modello per la difesa dei diritti?

“Ho cominciato a lottare per il diritto allo studio per le ragazze quando avevo dieci, undici anni, nella Swat Valley, in Pakistan, quando i terroristi hanno deciso che le donne non potevano andare a scuola. Ho imparato tantissimo in questi 20 anni di vita, vedendo con i miei occhi il terrorismo, l’estremismo, subendo un attacco da parte dei terroristi all’età di 15 anni, e anche adesso che porto avanti la lotta mondiale per l’educazione femminile continuo a imparare molto. Quello che ho appreso è che le future generazioni hanno bisogno di istruzione e di istruzione di qualità. È cruciale, non possiamo ignorarlo. Spesso mi chiedo, perché i nostri leader hanno ignorato questo fatto così a lungo? Concetti che io ho capito tramite la mia esperienza di 19 anni loro non l’hanno imparata in 50, 60 anni. Questo è il mio messaggio, per essere sicura che loro capiscano che il loro investimento nella cultura può cambiare il mondo”.

Tuo padre è qui con te oggi e ha avuto un ruolo determinante nel tuo percorso scolastico. Cosa possono fare gli uomini per assicurare alle donne di avere un’educazione?

“Io ho cominciato a dire quello che pensavo, ma non sarei mai stata in grado di andare avanti senza mio padre, senza i miei genitori. C’erano molte altre ragazze che volevano esprimersi, ma i loro genitori e i loro fratelli non glielo permettevano. Questo è il ruolo degli uomini: cruciale a questo punto, perché se gli uomini impediscono alle donne di dire quello che pensano, le donne non sono in grado di andare avanti. Quindi è importante che gli uomini permettano alle donne di seguire i loro sogni e che li realizzino. Come diceva mio padre, non bisogna fare molto per le donne, basta non tagliar loro le ali e permetter loro di spiccare il volo da sole. Lasciarle andare avanti. Gi uomini devono accompagnare in avanti i percorsi delle donne ed esserne orgogliosi, battersi per loro. Quando le donne hanno più potere, migliora la vita delle donne e quella della società. Ci sono benefici economici e sociali, i benefici sono infiniti”.

Malala Yousafzai Messaggera di Pace delle Nazioni Unite
Malala Yousafzai insignita della carica di Messaggero di Pace dal Segretario Generale dell’ONU António Guterres ( Foto di Eskinder Debebe/UN Photo)

Hai difeso per anni l’istruzione delle donne e quello che hai realizzato è incredibile: premiata con il Nobel e adesso Messaggera di Pace delle Nazioni Unite. Tutti sanno la tua storia e pensano di “conoscerti”, ma come hai detto tu, hai solo 19 anni. Quali sono le idee sbagliate che la gente si è fatta su di te, secondo te?

“Spesso la gente crede che io sia grande e alta, ma in realtà sono davvero piccola e bassa, porto i tacchi alti per sembrare più alta, ma non funziona. Quindi, sono molto bassa. La seconda cosa è che la gente crede che io sia bravissima negli studi, ma non sanno che anche io ho molte difficoltà a scuola. Ho gli esami, prendo anche delle “C” o delle “D” e anche io devo studiare duramente a scuola. Non ho ammissioni facilitate agli esami o ai test, devo fare gli esami, anche io devo prendere tre “A” all’esame finale per andare all’università. Perciò sto passando per le stesse cose che accadono agli altri studenti. Sono una ragazza normale. Il Premio Nobel ed essere Messaggera di pace non aiutano molto in queste cose”.

Parlando di istruzione, hai detto che studi come tutti gli altri. Cosa farai dopo la scuola?

“A livello universitario o di college, come dite voi qui negli Stati Uniti, vorrei studiare Filosofia, Politica ed Economia (PPE). Devo applicarmi a numerose università, ma tutto dipende dal mio esame finale che sarà ad agosto. Sto lavorando sodo per questo. E dopo l’università, non sono sicura della carriera che voglio intraprendere. L’unica cosa che so è che mi concentrerò sull’educazione delle ragazze. Attraverso il Malala Fund continuerò a concentrarmi sull’istruzione secondaria delle ragazze e a ispirare altre giovani come me affinché dicano quello che pensano e si uniscano a me per amplificare le nostre voci”.

Adesso che viaggerai come Messaggera di pace, in che modo ispirerai le giovani, in particolare quelle che credono di non avere speranza e che non pensano di poter andare a scuola?

“Ho visitato molto paesi come il Libano e la Giordania. Ho incontrato ragazze siriane rifugiate, ragazze nigeriane. Lo continuerò a fare con questo nuovo ruolo di Messaggera di Pace e visiterò numerosi paesi, incontrerò ragazze straordinarie e ispiranti nel mondo e dirò loro che la loro voce è importante, che la loro voce può cambiare il mondo. Io ho detto quello che pensavo nella Swat Valley e si è visto quanto la voce di una bambina sia stata più forte delle armi dei terroristi. Loro hanno bisogno di capire questo, tutte le bambine, che la loro voce è importante per il mondo. E non bisogna crescere per cambiare le cose, si può cambiare tutto anche restando bambine”.

Hai un messaggio finale per chi ci legge?

“Vorrei solo dire di credere in noi stesse e di essere fiduciose nel futuro. Accadranno delle cose negative, ma se staremo insieme, se saremo unite, saremo più forti, possiamo creare un mondo migliore, possiamo portare il cambiamento, perciò siamo positive e speranzose”.

Traduzione dall’inglese a cura di Viola Brancatella

 

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