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Crisi in Siria e ruolo dell’Italia: ridare unità al Consiglio di Sicurezza

Intervista all'Ambasciatore Sebastiano Cardi all'uscita della riunione del CdS dell'ONU

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Sebastiano Cardi

L'ambasciatore Sebastiano Cardi durante la riunione del Consiglio di Sicurezza sull'attacco con armi chimiche in Siria (Foto Luiz Rampelotto/EuropaNewswire)

Time: 3 mins read

Si è appena conclusa la riunione del Consiglio di Sicurezza dedicata alla Siria. Nel discorso pronunciato dall’Italia si appoggia l’intervento americano di ieri sera, però l’Italia ha anche, ancora una volta, esortato a riprendere nel CdS dell’Onu le fila del processo di pace. All’uscita degli ambasciatori dal Consiglio di Sicurezza, abbiamo avuto l’opportunità di poter fare alcune domande all’Ambasciatore Sebastiano Cardi:

Quali sono le impressioni su questa ultima riunione del Consiglio di Sicurezza? Tra la Russia e gli Stati Uniti ancora e solo fuochi d’artificio?

“Sono ancora posizioni distanti quelle che abbiamo sentito oggi. Come sapete, il Ministro Alfano e il Presidente del Consiglio Gentiloni si sono espressi, stamattina, sull’attacco americano di stanotte in modo moderato. Ovviamente ricordando che abbiamo capito le ragioni dietro l’attacco americano e speriamo che sia di portata limitata. Come ha detto anche lei, è fondamentale, come d’altra parte hanno riconosciuto tutti i membri dell’ONU, che oggi la questione centrale è riprendere il processo politico sotto la guida delle Nazioni Unite e sotto la guida dell’inviato speciale del Segretario Generale Antonio Guterres, Staffan De Mistura. Questa è l’obiettivo a cui tutti dobbiamo mirare al di là delle differenze che possono esserci su alcuni aspetti della crisi siriana. La gente soffre, la gente viene uccisa, ci sono attacchi violenti ogni giorno. La situazione umanitaria peggiora. È veramente il momento che la Comunità Internazionale sia unita, ed é a questo che l’Italia lavora in Consiglio di Sicurezza”.

Nell’intervento della Russia abbiamo notato due elementi: uno è che hanno detto “Come mai nel Consiglio di Sicurezza si è persa la questione di presunzione di innocenza?” Per i russi nel CdS si è troppo sicuri di chi è il responsabile, prima di fare gli accertamenti. E poi hanno parlato del diritto di veto e hanno detto: “Non potete accusarci di usare il nostro diritto di veto, che abbiamo usato con responsabilità” mentre hanno accusato gli Stati Uniti di averne abusato. Ambasciatore, come giudica l’intervento russo?

“Sulla questione dell’investigazione, è chiaro che tutti siamo d’accordo sul fatto – molti oggi lo hanno ripetuto, gli stessi inglesi, francesi e noi – che è necessario continuare nelle ricerche dei responsabili di questi attacchi. Tra l’altro ci sono state delle pronunce di alcuni organismi incaricati, individuati dall’ONU, che hanno già dichiarato che non solo il regime, ma anche altri in Siria, ma soprattutto il regime, si sono già resi responsabili di questi crimini. Le investigazioni devono effettivamente avere luogo, devono proseguire, bisogna individuare i responsabili, per poterli assicurare alla giustizia internazionale.

Sulla questione del veto, l’Italia, ieri assieme agli altri membri non permanenti eletti del Consiglio di Sicurezza, ha tentato di proporre, a fronte di una divaricazione tra i cinque membri permanenti, insieme agli altri una soluzione di compromesso costruttiva, che comunque manteneva l’impianto della richiesta di investigazione. Speriamo che questa sia la via. Noi come membri eletti siamo qui per assicurare che il Consiglio possa funzionare in modo unito”.

Nel suo discorso, l’ambasciatrice americana Nikki Haley ha detto: “Il nostro intervento è stato moderato, ma potrebbe ripetersi, speriamo non sia necessario”. L’Italia in questo momento, che siede nel Consiglio di Sicurezza, cosa può fare per frenare questa crisi che rischia di diventare veramente pericolosa?

“È chiaro che le soluzioni militari non sono per noi le soluzioni adatte. Come dicevo prima, il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Esteri hanno espresso comprensione verso l’iniziativa americana di stanotte, ma rimane il fatto che se non riusciamo a ritrovare l’unità della Commissione Internazionale, e quindi anche del Consiglio di Sicurezza, tra una settimana, tra un mese, tra due mesi, saremo qui di nuovo a condannare attacchi contro i civili inermi, a condannare l’impotenza del Consiglio di Sicurezza e dell’ONU. Questo ovviamente va superato attraverso una nuova fase in cui tutte le potenze interessate – e l’Italia è certamente tra i primi paesi che hanno un fortissimo interesse – alla crisi siriana, foriera di instabilità per tutto il Mediterraneo, noi faremo la nostra parte, per far in modo che i paesi più interessati, ovviamente Russia e Stati Uniti, possano insieme a noi trovare finalmente la via della soluzione politica senza la quale, come dicevo, torneremo qua di nuovo, tra poco, a ricondannare delle violazioni del diritto umanitario e della legge del diritto internazionale”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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