In occasione dell’incontro del ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, tenutosi al Consolato Generale d’Italia venerdì 23 settembre con la comunità italiana, La Voce ha intervistato il Presidente della Commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini.
Il Senatore era presente a New York insieme alla Missione italiana in occasione della settantunesima sessione dell’Assemblea Generale, durante la quale l’Italia è stata tra i protagonisti organizzando importanti eventi su tematiche scottanti come l’abolizione della pena di morte, la gestione della crisi migratoria e l’importanza della preservazione del patrimonio culturale.
Ecco la nostra intervista con l’ex presidente della Camera Casini.
Presidente, lei è venuto come ogni anno a seguire i lavori dell’Assemblea Generale alle Nazioni Unite, ma questa volta l’Italia si prepara ad avere un seggio nel Consiglio di Sicurezza a partire da gennaio. Ha notato un’attenzione particolare verso il nostro paese?
“L’attenzione c’è ed è forte anche per quanto riguarda il tema del Mediterraneo. L’Italia è infatti al centro di quello che è diventata un’emergenza mondiale, ma al di là di questo credo che in un momento in cui non ci sono più regole serva qualche autorità sovranazionale che dia un contributo alla stabilità e ai processi decisionali. Per questo nel mondo di oggi l’ONU è essenziale ancora più che in passato. La responsabilità dell’Italia nel Consiglio di Sicurezza è fondamentale proprio in un momento in cui il mondo ha bisogno dell’ONU”.
Prima di arrivare a New York, il presidente del Consiglio Matteo Renzi si era lamentato per i fiumi di parole vuote versate in Europa al vertice di Bratislava riguardo alla crisi dei migranti e dei rifugiati. Da quello che ha potuto vedere in questa settimana, all’ONU c’è più concretezza?

“Questo è un problema. Renzi ha fatto bene a evidenziarlo per quanto riguarda l’Europa, ma se vogliamo essere sinceri esiste anche in sede ONU. Il rischio è che le Nazioni Unite diventino un grande organismo in cui si fa moral suasion ma non si riesce poi a incidere veramente, magari perché mancano le forze da mettere in campo, si è paralizzati da veti delle grandi potenze o perché molti dicono ciò che poi non fanno. Bisogna lavorare perché l’ONU acquisti maggiore incisività e poteri maggiori. È un punto decisivo per l’umanità all’inizio del terzo millennio”
E per quanto riguarda la visita della Commissione Parlamentare?
“Noi siamo attivissimi sulla diplomazia parlamentare. Abbiamo incontrato il mediatore ONU per la Libia Martin Kobler e moltissimi ministri degli Esteri tra cui quelli di Russia, Vietnam, Ucraina… Vogliamo che il Parlamento incida sui principali dossier e stiamo lavorando per questo, convinti che la dimensione della diplomazia parlamentare oggi sia non meno rilevante della dimensione governativa perché essa consente di avvicinare ai grandi temi della politica estera non solo chi sta al Governo ma anche chi sta all’opposizione. Siamo uniti su questo ed è importante”.
Il futuro dell’ONU: si parla di tante riforme, ma secondo lei quale è la più urgente?
“Quella del Consiglio di Sicurezza. Sappiamo tutti che non è facile, però certamente il rischio è che con questa composizione del Consiglio il potere di veto prevalga sulle reali necessità dell’ONU”.