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Sono iniziate l’11 luglio al Palazzo di Vetro le discussioni riguardanti la lista di Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile entro il 2030 (SDGs), un piano d’azione che si rivolge in modo diretto alle sfide più urgenti del nostro tempo con lo scopo di proporre una serie di stimoli che mirino a risolvere tematiche quali povertà, uguaglianza di genere e sviluppo entro i prossimi 15 anni.

L’Agenda è ufficialmente diventata operativa il 1 gennaio 2016 e 6 mesi dopo, in luglio, Ban Ki-moon ha rilasciato il primo Report ufficiale volto a fornire una descrizione puntuale della situazione in cui si trovano oggi l’umanità e il pianeta. Per svolgere questo difficile compito il Report si avvale di più di 230 indicatori differenti, sviluppati sulla base dei diversi criteri che sono stati presi in considerazione dalla Commissione di Statistica delle Nazioni Unite. La raccolta dei dati ha avuto un ruolo di primo piano nella creazione e sviluppo dell’Agenda, come ha ricordato Francesca Perucci, Responsabile del settore di Statistica dell’ONU, al meeting di presentazione tenutosi il 20 luglio. “Il Report è il risultato del lavoro di moltissime persone, e la raccolta di informazioni è un punto cruciale. Vogliamo sottolineare cosa sta cambiando in tutte le aree del mondo in modo da ‘non lasciare nessuno indietro’. Sappiamo che è possibile migliorare, sappiamo cosa dobbiamo fare” ha affermato Perucci. Thomas Gass, Assistente del Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha inoltre dichiarato in merito agli Obiettivi: “È ora che la discussione esca da New York per entrare nel dialogo a livello nazionale, che entri nei Parlamenti e nelle leggi. Perchè ciò accada è necessario trasformare gli SDGs in un nuovo contratto sociale che leghi il popolo ai suoi rappresentanti”.
La Lista di Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile è focalizzata su 17 obiettivi, a loro volta divisi in 169 sotto-sezioni raggruppabili in cinque aree considerate di fondamentale importanza per il miglioramento delle condizioni di vita nel mondo: persone, Terra, prosperità, pace e collaborazioni. Tutti gli Obiettivi sono interconnessi tra loro da un’idea fondamentale, un leitmotiv che si ritrova in tutta l’Agenda, quello cioè di non lasciare nessuno indietro (leave no one behind) in modo da assicurarsi che la situazione generale migliori in tutte le zone, anche in quelle dove ci sarà più lavoro da fare. Uno dei punti fondamentali nella promozione della Lista di Obiettivi Sostenibili è stato il riconoscimento della dignità di ogni singolo essere umano ed il fatto che l’azione del programma deve arrivare a raggiungere tutte le nazioni e i differenti settori della società. Non sarà semplice, però, andare oltre la retorica poichè vari dati ci informano che i benefici e le comodità sono ancora distribuiti in modo troppo disomogeneo.
Durante la riunione di presentazione del Report il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha affermato: “Ci siamo imbarcati in viaggio storico e monumentale. Durante gli ultimi mesi ho ascoltato molte persone e ho capito qual è il messaggio condiviso da tutti: gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile rappresentano la loro speranza per un futuro migliore. Viviamo in un mondo interconnesso e gli Obiettivi sono universali e indivisibili”. Il Segretario ha anche invitato tutti i paesi che collaborano ad aumentare i loro sforzi per mettere in pratica il programma ricordando che una parte fondamentale consiste proprio nell’azione dei singoli Stati. “I governi, le autorità locali, la società civile e anche le Nazioni Unite devono imparare a pensare diversamente per trasformare le strategie e adattarle alle nuove sfide che si presentano” ha proseguito Ban Ki-moon.
Secondo il Report 2016, il tasso di persone che vivono sotto la soglia di povertà assoluta è calato dal 26% registrato nel 2002 al 13% del 2012. Il 40% è situato nella zona sub-sahariana, mentre nel 2015 più del 10% dei lavoratori e delle loro famiglie si trovava in questa situazione, la maggior parte dei quali in età compresa tra i 15 e i 24 anni.
Altra tematica fondamentale posta al centro degli SDGs è il problema della fame nel mondo: nonostante la percentuale di popolazione malnutrita sia calato dal 15% nel 2000-2002 all’11% nel 2014-2016, oggi ancora 800 milioni di persone non hanno accesso ad un’adeguata alimentazione. Contemporaneamente, il numero di bambini in sovrappeso è aumentato del 20% dal 2000 al 2014.
La lista di Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile dedica anche particolare importanza all’eliminazione di epidemie quali HIV o malaria, la cui diffusione è calata tra il 2000 e il 2015 e mira ad assicurare a tutta la popolazione mondiale una corretta copertura sanitaria. Importanti anche i focus sull’educazione, che riporta nel 2013 ben 59 milioni di bambini impossibilitati ad accedere all’istruzione primaria, e il raggiungimento dell’eguaglianza di genere in modo da permettere alle donne di approfittare pienamente delle loro abilità. Uno degli indicatori più importanti in merito è il numero di donne in Parlamento, stimato oggi al 23%.

Per quanto riguarda il gruppo di Obiettivi rientranti nella categoria “Terra” troviamo in primo piano la necessità di fornire a tutti acqua potabile: anche se nel 2015 il 91% della popolazione mondiale ha migliorato il suo accesso alle fonti, ancora 663 milioni di persone sono obbligate ad utilizzare acque non pure. Impressionanti invece i risultati raggiunti in campo tecnologico dove, per esempio, la copertura 3G è arrivata a coprire il 30% delle zone rurali e il 90% di quelle urbane. Il cambiamento climatico è definito nel Report come “la più grande minaccia allo sviluppo” ed ha causato tra il 2000 e il 2013 la morte di 83.000 persone. Il 20 luglio Ségolène Royal, Ministro francese dell’Ecologia, Sviluppo Sostenibile e Energia e Presidente della COP21, durante uno stakeout per la stampa ha ricordato alla comunità internazionale che la data ultima per ratificare l’Accordo di Parigi sul Clima si sta avvicinando ed ha quindi invitato tutti i paesi a firmare in modo da poter rendere effettivo l’accordo entro la prossima riunione del gruppo, prevista il 17-18 novembre a Marracash. Per far entrare in vigore l’accordo, infatti, è necessario che esso sia firmato da 55 paesi che rappresentino almeno il 55% delle emissioni globali.
Nell’Agenda 2030 anche i diritti umani ricoprono un ruolo di spicco dato che ancora troppi paesi devono confrontarsi con violenza e conflitti armati, e sono vittime di istituzioni troppo deboli e scarso accesso all’informazione e alle libertà fondamentali. Sono nel 2011, infatti, il 34% delle vittime del traffico di essere umani erano bambini (rispetto al 13% del 2004).
Le discussioni riguardo alla Lista di Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile hanno permesso di fare il punto della situazione su problemi ancora aperti, per risolvere i quali la comunità internazionale dovrà aumentare gli sforzi.