Giovedì 28 aprile il Segretario Generale Ban Ki-moon ha tenuto un discorso a Vienna, presso la sede del Parlamento austriaco, in occasione della riunione semestrale dei capi del Consiglio Esecutivo delle Nazioni Unite. Il Segretario ha versato parole di lode verso il paese, definito come “sinonimo di azione globale” e ne ha elogiato l’impegno da sempre dimostrato nei confronti della comunità internazionale.
Dopo aver ricordato con affetto gli inizi della sua carriera diplomatica, avviata come ambasciatore coreano in Austria, Ban Ki-moon durante il discorso ha invitato il Primo Ministro austriaco a firmare l’Accordo sul Cambiamento Climatico (che per entrare in vigore ha bisogno dell’appoggio di 55 paesi che rappresentino almeno il 55% delle emissioni di gas serra) e l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile che ha definito gli obiettivi della comunità internazionale per il 2030. Si è poi soffermato sul tema della discriminazione di genere rivolgendo a tutte le donne presenti in sala un messaggio denso di significato: “siate cittadine globali. Ognuna di voi può fare la differenza. Rendere il mondo migliore è un dovere e una responsabilità politica di tutti noi: questo è ciò per cui lavorano le Nazioni Unite”.
Punto nevralgico dell’intervento del Segretario sono state però le tematiche legate alla crisi dei migranti, anche perchè il conflitto tra le modalità xenofobe adottate da un numero sempre maggiore di paesi europei da un lato e gli inviti all’unità e all’accoglienza promossi dalle Nazioni Unite dall’altro è ormai assodato.
Ban Ki-moon ha infatti affermato che “c’è un urgente bisogno che tutti i cittadini affrontino le minacce che si aprono sul mondo. L’insicurezza si sta diffondendo e le diseguaglianze tra le nazioni stanno crescendo. Donne e bambine sono vittime di discriminazione e troppe persone, in troppi paesi, vengono esclusi per via della loro appartenenza etnica, religiosa, sessuale o altre differenze superficiali. L’estremismo sta commettendo atrocità che dividono e distruggono intere comunità”. La risposta delle organizzazioni internazionali deve quindi essere efficace e repentina e Ban Ki-moon ha sottolineato come soltanto un impegno condiviso possa portare a risultati effettivi dal punto di vista pratico: “dobbiamo essere uniti per dimostrare una solidarietà a livello globale. Nessun paese, per quanto potente o ricco di risorse, è in grado di risolvere questi problemi da solo” ha affermato.
Passando al caso concreto della crisi dei migranti, definita come “la più grande crisi migratoria della nostra era” Ki Moon ha ricordato fermamente la necessità che tutti i leader mondiali rispondano in modo appropriato all’emergenza per assicurare in ogni momento e in ogni luogo il rispetto dei diritti umani. “Abbiamo un dovere morale, legale e politico verso i rifugiati. Il nostro impegno nella protezione della dignità umana si manifesta nel momento in cui doniamo protezione, cibo e accoglienza alle famiglie che rischiano la vita per cercare la pace” ha affermato Ban Ki-moon che si è infatti dichiarato preoccupato riguardo alle misure sempre più restrittive che i paesi europei stanno adottando nell’ultimo periodo, sintomo di pericolose ideologie xenofobe. Le Nazioni Unite persistono nel proporre soluzioni in cooperazione con l’Unione Europea quali il Summit sui migranti che si terrà al Palazzo di Vetro il prossimo 19 settembre o il primo Summit Umanitario ad Istanbul, previsto per le giornate del 23 e 24 maggio.
La crisi dei migranti ha quindi ancora un peso fondamentale nelle questioni internazionali e sembra che il patto EU-Turchia non stia portando grossi benefici. Noi de La Voce, da varie settimane, ci siamo interessati al caso domandando se l’accordo rispetti effettivamente il diritto europeo, internazionale e i diritti umani dei rifugiati. Le risposte che abbiamo ricevuto da politici e portavoce si sono però rivelate evasive e poco chiare: Renzi, in visita all’ONU in occasione della ratifica dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico, ha risposto velocemente alla nostra domanda sul tema con un: “si, i diritti saranno rispettati”. Alfano ha innalzato l’accordo a esempio per casi futuri e ha affermato che “le istituzioni giuridiche europee hanno dato una serie di risposte alle domande che sono state formulate e, se ce ne fossero ancora da fornire, sono convinto che lo faremo presto” e il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha dichiarato, ponendosi sulla stessa linea di pensiero, che “l’Europa svolge un ruolo di costante monitoraggio sulle clausole dell’accordo”. Durante i press briefings portavoce delle Nazioni Unite come Stéphane Dujarric hanno affermato che l’organizzazione continua a monitorare attivamente la situazione in Grecia e in Turchia e che, nel suo discorso al Parlamento austriaco, Ban Ki-moon si riferiva chiaramente e esprimeva preoccupazione in merito alla situazione generale dei migranti e non soltanto riguardo alla parentesi dell’accordo.
Lo scontro tra Europa e Nazioni Unite ripropone il tema dei migranti sotto una nuova luce e legittima i dubbi riguardo all’effettiva validità dell’accordo siglato poche settimane fa tra Unione Europea e Turchia.