Le Nazioni Unite hanno scelto l’Earth Day, il giorno della terra, per la firma dell’accordo internazionale raggiunto a Parigi lo scorso dicembre durante la 21ª Conferenza delle Parti della United Nations Framework Convention on Climate Change. Una data simbolica per quella che è stata definita una giornata storica: 175 nazioni delle 197 che si erano impegnate a Parigi, hanno firmato il documento venerdì 22 aprile, consentendo al trattato di entrare in vigore tra 30 giorni e segnando il record del maggior numero di Nazioni che abbiamo mai firmato un accordo internazionale nello stesso giorno. Soltanto 15 nazioni, prevalentemente stati insulari che già stanno subendo gli effetti dei cambiamenti climatici, hanno già depositato gli strumenti per la ratifica, mentre ci si aspetta che il grosso delle altre nazioni ratifichi entro l’anno, dopo aver sottoposto l’accordo di Parigi a discussione interna.
“La finestra per contenere l’innalzamento della temperatura globale al di sotto del due gradi Celsius, senza parlare di 1.5 gradi, si sta rapidamente chiudendo”, ha detto il segretario generale Ban Ki-moon esortando gli stati a procedere rapidamente alla ratifica, durante il suo intervento in apertura dell’Assemblea Generale ONU dove venerdì mattina i capi di stato erano riuniti per la cerimonia di firma del trattato.
L’accordo, non vincolante, ha una valenza soprattutto simbolica in quanto è il primo atto ufficiale con cui la comunità internazionale riconosce l’urgenza di misure condivise contro i cambiamenti climatici. “Quella di oggi – ha proseguito Ban Ki-moon – è una giornata a cui ho lavorato dal primo giorno del mio mandato come segretario generale delle Nazioni Unite, quando ho fatto dei cambiamenti climatici la mia priorità numero uno. Oggi si firma un nuovo patto con il futuro. Questo patto deve contare più che semplici promesse. Deve esprimersi in azioni concrete da intraprendere oggi, in nome di questa generazione e di tutte le generazioni future; azioni per ridurre i rischi collegati ai cambiamenti climatici e proteggere le comunità; azioni che ci pongono su un percorso più sicuro e più intelligente”.

All’intervento del segretario generale sono seguiti quelli dei capi di stato i quali, con il presidente francese Francois Hollande in apertura, hanno rinnovato l’intenzione di rendere concreti gli impegni presi a Parigi. Per l’Italia, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, l’unico a tenersi dentro i tre minuti stabiliti dall’agenda, ha sottolineato l’importanza politica dell’accordo. “Credo che la sfida più grande per noi oggi sia chiudere gli occhi per un secondo e immaginare questo posto. Oggi qui non ci sono solo i capi di stato e le delegazioni della società civile. Oggi qui, se chiudiamo gli occhi, possiamo vedere i nostri figli e i nostri nipoti. Finalmente, in questa sala prestigiosa ma ricca di divisioni, oggi ospitiamo un luogo di visione e non di divisione, finalmente offriamo un segno di responsabilità, finalmente diamo un messaggio di speranza. […] La cosa più importante è il messaggio politico. Da questa stanza oggi diamo il messaggio che la politica è capace di dare speranza alle prossime generazioni. […] Finalmente la comunità internazionale ha capito l’importanza di dare, tutti insieme, un messaggio di speranza”.
In chiusura l’intervento di Leonardo di Caprio, ormai volto noto all’ONU dove è ambasciatore di pace e da tempo fa sentire la sua voce, sfruttando la sua notorietà per sensibilizzare la comunità internazionale sull’urgenza di provvedimenti contro i cambiamenti climatici. L’attore premio Oscar ha esordito citando la nota frase con cui il presidente Abraham Lincoln pose le basi di quello che sarebbe stato l’Emancipation Act: “I dogmi del tranquillo passato sono inadeguati al burrascoso presente”. Di Caprio ha proseguito con il paragone tra l’abolizione della schiavitù e la questione ambientale: “Tutti sapevano che doveva finire, ma nessuno aveva la volontà politica di fermarla [la schiavitù]. Sorprendentemente le sue parole di allora suonano vere se applicate alla questione più importante dei nostri tempi, il climate change”. L’attore ha poi sottolineato l’urgenza di agire contro un cambiamento che sta avvenendo a un ritmo più veloce di quello previsto dal più pessimista degli scienziati e ha quindi esortato la comunità internazionale a non sedersi sugli allori di Parigi: “Sì, abbiamo raggiunto l’accordo di Parigi […] ma purtroppo è provato che non sarà abbastanza: il nostro Pianeta non può essere salvato a meno che non lasciamo le fonti fossili sotto terra, dove dovrebbero stare. […] Serve immediatamente un cambiamento radicale, un cambiamento che ci porti verso una nuova coscienza collettiva, una nuova evoluzione collettiva della razza umana, ispirata e resa possibile da un’urgenza che deve venire da tutti voi. […] Possiamo congratularci gli uni con gli altri oggi, ma non significherà assolutamente niente se ognuno di voi ornerà nel proprio paese e spingerà perché si vada oltre i buoni propositi”. Di Caprio ha concluso dicendo che dopo 21 anni di dibattiti è tempo di dichiarare finito il tempo delle discussioni, delle ricerche e delle scuse e non consentire più all’industria delle fonti fossili di manipolare la scienza. “Voi siete l’ultima speranza della Terra — ha concluso l’attore — Vi stiamo chiedendo ti proteggere quella speranza o noi e tutte le cose viventi che amiamo saranno storia”.

Agli interventi davanti all’Assemblea Generale è seguita la firma dei rappresentanti delle varie nazioni. Per gli USA, il segretario di Stato John Kerry, ha firmato tendendo sulle ginocchia la nipotina che ha simbolicamente baciato sulla guancia dopo aver posto la propria firma sull’accordo di Parigi. Durante il suo intervento Kerry aveva ricordato il viaggio che ha portato la comunità internazionale dal primo Earth Day, nel 1970, alla firma dell’accordo di Parigi. In giornata la Casa Bianca ha poi diffuso un messaggio del presidente Barack Obama, in cui il presidente ha ricordato che l’America, in quanto secondo più grande emettitore al mondo, ha la responsabilità di agire: “Gli interessi in ballo sono enormi: il nostro pianeta, il nostri figli, il nostro futuro. E questo non vale solo per l’America ma per l’intero mondo: nessuno ne è immune”.
Dopo la firma è stato il momento delle conferenze stampa. Nel corso della giornata hanno incontrato i giornalisti, tra gli altri, Ban Ki-moon e Fracois Hollande che ha tenuto ad enfatizzare il ruolo della Francia come modello e ispirazione per altri paesi, non solo perché è in Francia che si è finalmente trovato l’accordo ma perché la Francia da tempo è impegnata per trovare soluzioni ai cambiamenti climatici. Hollande ha infatti sottolineato che il suo paese aumenterà i fondi annuali per i cambiamenti climatici da tre a cinque miliardi di euro, da oggi al 2020. Allo stesso tempo, grande enfasi negli eventi organizzati nel corso della giornata è stata data al settore privato che, è stato ripetuto, è cruciale perché quanto si è deciso a Parigi si trasformi in realtà. La sensazione è che, davanti a un accordo che sembra più una dichiarazione di buone intenzioni che una concreta tabella di marcia, i governi ci tengano a sottolineare che la società civile deve partecipare allo sforzo, sgravando il settore pubblico della responsabilità di trovarsi da solo ad assumersi l’onere di salvare l’umanità.
Guarda il video dell’intervento di Leonardo di Caprio: