L’ 8 febbraio decine di donne, ragazze, esperti e diplomatici si sono riuniti nelle sale del Palazzo di Vetro di New York per celebrare e discutere l’impegno che la comunità internazionale ha preso verso la completa eliminazione della mutilazione genitale femminile (FGM in inglese, in italiano MGF) entro il 2030.
Il fenomeno sta infatti assumendo una posizione di grande rilevanza in questi giorni a seguito della pubblicazione di una nuova accurata indagine sul tema portata avanti da UNICEF e UNFPA e, da settembre 2015, l’eliminazione della FGM è stata ufficialmente inserita nella lista degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile.
Durante la conferenza ha portato la sua testimonianza Inna Modja, cantante maliana che durante l’infanzia ha vissuto la mutilazione in prima persona. “Il dolore è stato sia fisico che psicologico; la mutilazione mi ha fatto perdere la mia identità” afferma Modja, aggiungendo: “Dopo l’intervento non sapevo più chi fossi, non ero più in grado di determinare il mio posto nella società. Non riuscivo a trovare in me alcuna forza perché la mutilazione subita mi aveva fatto pensare di non essere abbastanza. La musica e le cure mediche mi hanno aiutata a guarire”.
Anche il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon ha preso parte alla conferenza sulla situazione della mutilazione genitale femminile nel mondo. Negli ultimi 10 anni il budget riservato all’eliminazione della pratica è aumentato del 600% ma, come ricorda il Segretario Generale, “ancora più importante degli aiuti economici è il cambiamento della percezione del fenomeno che stiamo diffondendo. Più di 110000 tra dottori, infermiere e ostetriche hanno ricevuto una formazione valida sull’argomento e il numero di donne che hanno tratto beneficio dal programma si è più che raddoppiato negli ultimi 2 anni, arrivando a oltre 82000 persone”. Ban Ki-moon ha ringraziato poi i molti leader religiosi che si stanno impegnando nella causa, gli uomini che si stanno mobilitando attivamente (“Somali Men Against FGM” ha una sua pagina Facebook) e i partner mediatici che offrono copertura sempre maggiore alla campagna. Ban Ki-moon ha chiuso il suo intervento avanzando una proposta per il futuro: “formiamo un mondo dove FGM non sia più l’acronimo di una pratica degradante ma stia per Focus on Girls’ Mind. Una nuova, rafforzata visione della donna ci aiuterà a creare un futuro migliore per tutti”.
Babatunde Osotimehin, Direttore Esecutivo UNFPA, è poi intervenuto nel dibattito per sottolineare come cambiamenti a livello sociale siano realmente visibili nelle comunità più toccate dal fenomeno. Una delle strategie fondamentali del programma volto all’eliminazione della FGM è infatti l’organizzazione di attività di educazione riguardo ai rischi della mutilazione, di dibattiti e iniziative culturali mirate a creare una coscienza collettiva contraria alla pratica dell’intervento. “La campagna sta dando risultati in più di 15 000 comunità per un totale di circa 12 milioni di persone ma, nonostante questo, sono ancora troppe le ragazze che rischiano di trasformarsi in vittime della mutilazione” afferma Mr. Osotimehin.
Mentre nella maggior parte dei paesi la FGM viene praticata con mezzi tradizionali in Indonesia più della metà delle donne è stata sottoposta all’intervento da personale medico specializzato. Yohana Yembise, Ministro per le politiche delle Donne e Bambini, ha sottolineato durante il panel l’impegno del suo governo per limitare il fenomeno ma ha ammesso che nel paese “c’è ancora molto lavoro da fare”.
La manifestazione al Palazzo di Vetro è stata co-sponsorizzata dalla Rappresentanza permanente italiana assieme a UNFPA, UNICEF, UN WOMEN, EQUALITY NOW e le Rappresentanze Permanenti di Burkina Faso, Colombia, Eritrea, Finlandia, Gibuti, Lussemburgo, Niger, Norvegia, Regno Unito, Svizzera e Tunisia. L’Italia, lo ricordiamo, anche grazie al lavoro svolto negli ultimi venti anni dalla ong “Non c’è pace senza giustizia” fondata da Emma Bonino, era stata tra le prime nazioni a sensibilizzare le Nazioni Unite sul problema delle FGM e poi a sponsorizzare una risoluzione che fu approvata dall’Assemblea Generale.
“Por fine alle mutilazioni genitali femminili è una battaglia che dobbiamo vincere tutti insieme, uomini e donne, governi e società civile, famiglie e istituzioni, in modo inclusivo. Ce la possiamo fare. L’Italia è orgogliosa di essere in prima fila in questa nobile impresa”, così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in una dichiarazione che scorreva a ciclo continuo, accanto a quelle di altri leader nazionali, sui maxischermo dell’aula dell’ECOSOC per tutta la durata dell’evento.
La mutilazione genitale femminile è un fenomeno che non può più essere ignorato e la comunità internazionale appare determinata a rilegare per sempre la pratica nei libri di storia.
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