In un periodo in cui si alimentano le tensioni tra cristiani e musulmani per motivi tutt'altro che religiosi, alcuni fatti, per fortuna, dimostrano come nella realtà ci siano valori che superano ogni interesse di bottega. Uno di questi è quello della solidarietà. In questo caso di medici nei confronti di pazienti bisognosi. O meglio, di medici cristiani verso pazienti musulmani poverissimi.
Parliamo di nove medici siciliani che sono appena tornati dal Bangladesh dove hanno salvato, ancora una volta, tante vite: il chirurgo Marcello Caruana, tre chirurghi plastici, Raffaele Vitale, Alessandro Masellis, Renato Brancato, i medici anestesisti Anna Guddu, Grazia Alia, Angela Scandurra e gli infermieri Giuseppe Costa e Piera Vitale.
Erano lì quando i terroristi hanno attaccato Parigi, il 13 Novembre scorso. E la tensione si è sentita. Hanno avuto paura? Sì, tanta. Ma i rapporti instaurati con i loro pazienti- tutti musulmani- sono andati al di là di tutto. Oltre il possibile, questo il nome dell'onlus attraverso la quale hanno affrontato questo viaggio, a proprie spese, e mai nome fu più azzeccato.

da sinistra Marcello Caruana, il paziente a cui è stato tolto il gozzo e l’infermiere Giuseppe Costa
"Noi andiamo in Bangladesh da più di cinque anni- racconta a lavocedinewyork, Marcello Caruana- in una cittadina che si chiama Mymensingh che conta milioni di abitanti e dove le fognature sono a cielo aperto, anche se essendo vegetariani, diciamo che non emanano un cattivo odore. Ci ospita un frate saveriano, Riccardo Tobanelli, in una specie di clinica dove operiamo e i nostri pazienti sono tutti musulmani, di età indefinita e con un nome solo. Non sono censiti, non si sa nulla di loro. C'è una povertà indescrivibile. La sanità è a pagamento, nessuno può permettersela. Una ecografia costa circa 20 dollari, lo stipendio di un anno, quando va bene".
Caruana, dunque, prima di parlarci del lavoro svolto da questa equipé di medici siciliani, risponde subito alla nostra curiosità: quale era lo stato d'animo dopo i fatti di Parigi?
"Negli anni passati potevamo uscire, passeggiare, andare nei mercati, sempre con il camice di medico, che ci faceva riconoscere come persone andate lì per aiutare. Quest'anno- racconta il medico a lavocedinewyork– non abbiamo potuto fare niente di tutto ciò. Ci hanno proibito di mettere il naso fuori per timori di caccia ai cristiani. Mentre eravamo lì hanno sparato ad un medico italiano e c'è stata la rivendicazione del'Isis. Potevamo andare solo dal luogo in cui dormivano alla clinica e pure scortati. L'ambiente era qundi più ostile. Ma non abbiamo avvertito tensioni con i pazienti, che hanno bisogno e che vengono da noi liberamente per essere curati".

Il paziente prima dell’operazione del dott Caruana
In particolare, – prosegue il medico palermitano- mi ha commosso la gratitudine di un uomo a cui ho tolto un gozzo di proprorzioni mai viste, circa due chili, credo il più grande nella storia clinica. Un intevento fatto in condizioni estreme, senza esami dettagliati, senza rianimazione, senza banca del sangue o farmaci particolari, e in sale operatorie ben diverse dalla nostre. Quest'uomo, che dice di avere 50 anni, e che minacciava di suicidarsi perché non riusciva più a vivere con questa malattia, ha pianto a lungo per la gioia e quando gli ho ricordato che io sono un cristiano, mi ha abbracciato forte tra le lacrime. E ora sta benissimo".

Il paziente dopo l’operazione del dott. Caruana
E anche di chirurgia plastica c'è un gran bisogno : "Innanzitutto si bruciano con grande facilità perché cucinano con grandi bracieri e hanno vestiti sisntetici, diventano torce umane. Tanti muoiono. Altri restano terribilmente deturpati. Noi cerchiamodi rimediare ai danni più gravi. E ancora tanti interventi di palatoschisi, labioschisi: tanti i bambini nascono con queste malformazioni al palato da quelle parti. Ma c'è di tutto. Tumori enormi anche tra bambini. E tu sai di non potere fare niente. E' troppo tardi. Si prova una amarezza indescrivibile".
In Bangladesh c'è anche la deprecabile usanza di sposare ragazza molto giovani, bambine praticamente. Una pratica, che al di là dei risvoli etici, ha conseguenze mediche "Quando non muoino di parto, perché i loro corpicini non sono pronti a questo evento, – spiega Caruana- soffrono comunque di altre patologie ginecologiche e alcunue se non curate, comunque, le porteranno alla morte in giovane età".

Una sposa bambina: 16 anni e due figli
Un quadro drammatico, aggravato dal problema del non censimento, come ci accennava prima il medico palermitano: "Uno stato di povertà che non si riesce ad immaginare se non si vede, e che riguarda un numero infinito di persone che però non sono censite. Non hanno diritti, né doveri. Tantissimi bambini lavorano nelle risaie e non solo. In molti si drogano con delle foglie particolari che li intontisce per tutto il giorno. Non si lavano, e non perché non ci sia acqua, ma perché non hanno questa abitudine. Hanno gli anticorpi, ma non evitano malattie anche gravi ".
Ci tornerete nonostante l'Isis e nonostante tutto? "Certo. L'anno prossimo. Abbiamo già appuntamento con numerosi pazienti che ci aspettano. Meglio morire di Isis che di Parkinson a casa, da vecchi senza avere fatto nulla".