Come per le Twin Towers: il 10 settembre non si sa nulla, il 12 settembre si sa tutto. Solo che i tanti elementi a disposizione non li si è saputi mettere in relazione uno con l'altro, le tessere del puzzle non formano un disegno unitario "semplicemente" perché nessuno si preoccupa di comporlo. Dopo ci si è accorti che si sapeva di quel terrorista, di quell'altro, che erano schedati, "attenzionati" e via così.
Abbiamo imparato qualcosa dalle Twin Towers? Non parrebbe. Anche per i successivi attentati, anche per le successive stragi, poi si scopre che gli autori non sono dei "marziani": risultavano schedati, conosciuti, i vari comparti delle intelligence conoscono quello che dicono, fanno, vogliono fare. Solo che l'informazione A che ha un'"agenzia" per la sicurezza, non viene messa in relazione con l'informazione B che detiene un'altra "agenzia"; e anzi capita che le due agenzie siano più preoccupate di farsi l'un l'altra le scarpe, e magari cumulino una quantità enorme di dati che non sanno "leggere".
I servizi segreti francesi, per esempio. Un tempo erano tra i più efficienti del mondo. Ora fanno acqua da tutte le parti. Ricordate come pur allertati non sono riusciti a evitare la strage a "Charlie Hebdo"? E venerdì scorso la stessa cosa.
Evidentemente è presto per stabilire con certezza il suo livello di responsabilità nelle stragi a Parigi di venerdì scorso. Comunque i servizi di sicurezza, non solo francesi, ora, si dicono ragionevolmente sicuri che ha giocato un ruolo essenziale. Ora ci dicono tutto di Abdelhamid Abaaoud, un terrorista belga, da tempo segnalato nei ranghi del cosiddetto Stato Islamico, fin dal 2013; non solo: tre anni prima lo arrestano in Belgio, per rapina, con uno degli attentatori di Parigi.
Abaaoud, origine marocchina, ma nato a Molenbeek-Saint-Jean, in Belgio, risulta coinvolto in numerosi attentati, compreso quello del maggio 2014 al museo ebraico di Bruxelles, bilancio quattro morti. Ben noto nei circoli dell’estremismo islamico, si fa chiamare anche Abou Omar Al-Soussi, e figura anche nello sfondo degli attentati del 7 gennaio scorso contro il settimanale satirico “Charlie Hebdo” e il ristorante Koscher, sempre a Parigi.
Nell’agosto di quest’anno Abaaoud lo segnalano in Siria, a Rakka, capitale del sedicente Stato Islamico. Una fonte avverte: tornerà presto. Rakka è una fabbrica di terroristi che si addestrano per colpire la Francia e l’Europa. E’ tornato; è anche protagonista di una macabra esibizione per un video propagandistico, a bordo di un veicolo trascina come trofei corpi di persone uccise.
Questo è Abdelhamid Abaaoud, l’uomo che farebbe parte di una struttura che il sedicente califfo al Baghdadi ha affidato a uomini scelti per compiere eccidi come quelli dell’aereo russo esploso nel Sinai, o i recenti attentati in Turchia e Libano.
Sappiamo tutto, di loro. Ora. Le loro carneficine presuppongono una lunga preparazione, larghezza di mezzi, denaro, dimestichezza con armi e gli strumenti della moderna tecnologia. Denaro ricavato dalla vendita "in nero", nei mercati clandestini, del petrolio iracheno; il contrabbando di preziosi reperti archeologici; la vendita, letterale, di donne e di bambini. Se si vende, significa che qualcuno acquista. Acquista e paga. Chi paga quel petrolio, quei preziosi reperti, quelle povere donne e bambini? E' con quel denaro che i terroristi poi acquistano armi micidiali, e qualcuno quelle armi gliele vende. Chi gliele vende? Poi, in conto, mettiamo le indifferenze, i silenzi, le fattive complicità.
Un giorno bisognerà pure che qualcuno spieghi perché è abominevole, come è abominevole il regime dei talebani, ma non lo è quello dell'Arabia Saudita o dell'Iran. Dietro queste stragi c'è un solido rapporto tra esecutori fanatici, e mandanti: freddi calcolatori con scopi che non è facile individuare; vale l’insegnamento di uno dei più abili agenti segreti, quel Markus Wolf, direttore per oltre trent’anni della famigerata Stasi della Germania comunista: se si vuole capire qualcosa, cui prodest, è la domanda da scartare. Proviamo a partire da qui.