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September 5, 2015
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C’era una volta il Muro di Berlino… Ma adesso l’Occidente è pieno di Muri

Riccardo GuecibyRiccardo Gueci
Time: 5 mins read

C'era una volta il Muro di Berlino rispetto al quale tutto il mondo occidentale gridava allo scandalo. Era stato costruito dai tedeschi dell'Est nel 1961 perché, a torto o a ragione, non volevano che tra gli occidentali e le popolazioni orientali della Germania vi fossero contatti. Contatti che a parere loro erano inquinanti, tanto che il nome che avevano dato al Muro era antifaschistischer schutzwall, cioè 'barriera di protezione antifascista'. Il Muro resistette 28 anni, nel 1991 venne abbattuto a seguito del crollo del sistema sovietico. L'evento fu salutato come emblematico del crollo delle ideologie. Con il senno del poi si potrebbe dire che quel muro era scandaloso perché era l'unico in Europa e nel mondo, fatta eccezione per la storica muraglia cinese.

Oggi i muri a protezione dell'Occidente non si contano più, in particolare nei Paesi euro-mediterranei. Ci sono muri israeliani in Cisgiordania, territorio palestinese; muri in Marocco, in Ungheria al confine con la Serbia e sbarramenti di ogni tipo in Francia, tra questa e l'Inghilterra; nella Striscia di Gaza, addirittura, c’è un blocco navale che impedisce l'accesso anche dal mare al piccolo territorio palestinese.

E' stato eretto anche in Italia un muro dentro le città di Padova da un sindaco del Partito Democratico per separare la popolazione indigena dagli immigrati. E nessuno mai ha pensato di mettere quel sindaco in galera per reato di razzismo. Un altro sindaco italiano, questa volta della Lega Nord, ha dichiarato che metterà attorno alla sua città un reticolato, alimentato elettricamente, allo stesso modo dei nazisti nei campi di concentramento. E nessuno pensa di sbattere quel sindaco in galera per il reato di apologia nazifascista. Dei due sindaci non citiamo il nome perché non li riteniamo degni di menzione.

Tutti questi muri e sbarramenti non suscitano alcuno scandalo ed anzi nazioni 'civili', quali la Francia e l'Inghilterra, fanno uso della forza per respingere i migranti che sono anche conseguenza delle rapine fatte da queste due nazioni nei territori dai quali provengono questi disperati. Per secoli li hanno sfruttati, rapinati e massacrati qualora tentassero una qualsiasi reazione allo sfruttamento. Ora li respingono come reietti. Le ultime operazioni di stampo coloniale sono state quella in Iraq e quella recentissima in Libia. Paesi nei quali continua la rapina di risorse e di ricchezze. Certi Paesi occidentali possono permettersi di occupare militarmente Iraq e Libia. Ma i profughi, che sono la conseguenza di tali occupazioni, debbono rimanere nei propri territori. E c’è perfino chi pensa che chi scappa dalla guerra e dalla fame della essere eliminato come si fa con gli insetti, per ‘bonificare’ i territori dall'inquinamento sub umano.

La Francia ha ospitato a Nizza, nel dicembre del 2000, la proclamazione solenne della “Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea”. Di questa ricorderemo in seguito alcuni articoli riguardanti l'immigrazione. Intanto è il caso di ricordare il punto 50 delle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Nizza del 7,8, e 9 dicembre 2000. Dove si legge: “Il Consiglio europeo prende atto dei progressi compiuti in relazione a tutti gli aspetti della politica definita a Tampere: partenariato con i Paesi d'origine, integrazione dei cittadini dei Paesi terzi e controlli sui flussi migratori. Chiede che le ultime difficoltà relative ai testi aventi per oggetto la lotta contro la tratta di esseri umani e l'immigrazione clandestina siano risolte quanto prima secondo l'invito espressamente rivolto a Feira. Il Consiglio europeo prende parimenti atto che la Commissione ha trasmesso due comunicazioni concernenti la politica d'immigrazione e una procedura comune in materia di asilo, ed invita il Consiglio ad avviare rapidamente la riflessione al riguardo”.

La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea così recita all'articolo Uno, relativo alla dignità umana: “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”. E al successivo articolo 4, relativo ai trattamenti inumani e degradanti si legge: “Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene e trattamenti inumani o degradanti”. Quindi l'articolo 5, punto 3: “E' proibita la tratta degli esseri umani”. E ancora articolo 19, punto 1: “Le espulsioni collettive sono vietate”.

Abbiamo voluto riportare testualmente quanto è contenuto nei documenti che nel tempo l'Europa unita si è data perché riteniamo che tutti i cittadini dei Paesi europei di antica o di recente adesione abbiano avuto occasione di leggerli e di riflettere. Invece assistiamo allo spettacolo indegno della Francia al confine italiano di Ventimiglia che costringe degli esseri umani a dormire sugli scogli. Se questo è un trattamento inumano e degradante cos'altro è?

Da parte sua, l'Inghilterra manda i suoi scagnozzi, accompagnati dai cani, per impedire che degli esseri umani attraversino il tunnel sotterraneo che collega la Francia con l'Inghilterra. Anche qui, è il modo migliore per organizzare l'accoglienza di chi viene dai Paesi terzi? Ed, addirittura, respinge le residenze dei cittadini di altri Paesi comunitari perché incidono sui costi del loro welfare e alla riunione del Consiglio europeo del 14 settembre prossimo intendono apportare modifiche al trattato di Shengen.

Per non parlare dell'Ungheria che addirittura erge un muro metallico per impedire ai profughi siriani di raggiungere la Germania dove saranno accolti per decisione di quel governo. Si badi: i migranti sono solo di transito e quindi l'unico disturbo che arrecherebbero ai magiari sarebbe quello di utilizzare i loro treni come qualsiasi altro passeggero, avendo regolarmente pagato il biglietto ferroviario. Comportamenti come quello ungherese meriterebbero pesantissime sanzioni da parte della Commissione europea al pari della marchiatura che gli slovacchi praticano sui migranti segnandoli con numeri impressi com'era prassi normale nei lager nazisti.

Al di là dei singoli episodi, il dato più rilevante è che, come abbiamo visto in precedenza, l'Unione Europea già nel 2000, a Nizza, aveva preso impegno di darsi delle norme definitive in materia di “integrazione dei cittadini dei Paesi terzi e controlli sui flussi migratori” Da allora sono trascorsi 15 anni e la preparazione dell'Europa di fronte ai flussi migratori è pari a zero.

Altri muri esistono anche oltre oceano, al confine tra Usa e Messico, pure in presenza di un patto di grande area commerciale stipulato nel 1994 tra Canada, Usa e Messico, il Nafta. In esso la libera circolazione dei capitali e delle merci è totale, mentre per la circolazione delle persone è limitata ai professionisti e ai loro familiari, qualora la loro funzione venisse ritenuta utile per il Paese che li ospita. Per fare un esempio – ai peones, che professionisti non sono, ma sono braccianti agricoli – il libero transito non è consentito. Da qui lo sbarramento al loro ingresso. Se non è discriminazione di classe questa, sancita in atti ufficiali di governo, ognuno la definisca come meglio crede.

In conclusione. Una volta lo scandalo era il muro eretto dal regime sovietico. Ora i muri sono tanti, eretti dai regimi occidentali, quelli più civilizzati, ed allora sono non solo leciti, ma a beneficio della integrità culturale che non vuole essere inquinata da quei barbari portatori della subcultura islamica.

Di fronte a questi fatti, se ci si ferma un attimo a riflettere l'unico interrogativo (senza risposta) è: ma in che mondo viviamo?

 

* Riccardo Gueci torna a parlare dei temi legati alla politica estera. Già dirigente pubblico, appassionato di politica, una vita nel vecchio Pci, Riccardo Gueci affronta un tema scottante: il ritorno dei Muri. I Muri intesi come metafora e immagine di un'Occidente impaurito da una migrazione di milioni di uomini che lasciano le proprie terre di origine – chi per sfuggire alla fame, chi per sfuggire alla guerra – per riversarsi in Europa. Con la caduta del Muro di Berlino si pensava alla fine di un'epoca. Il dramma dell'emigrazione del nostro tempo di dice che ci eravamo sbagliati.   

 

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