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Gentiloni a New York loda l’Italia che consuma di più. E l’enciclica di papa Francesco?

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Da sin. l'ambasciatore Claudio Bisogniero, la console generale Natalia Quintavalle e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni

Da sin. l'ambasciatore Claudio Bisogniero, la console generale Natalia Quintavalle e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni

Time: 5 mins read

Paolo Gentiloni nell' incontro giovedì sera con la comunità italiana al Consolato di New York, voleva diffondere un messaggio ben preciso: l'Italia è in ripresa. Per il ministro degli Esteri ci sono precisi segnali che il peggio della nostra crisi è alle spalle e che anche la paura della nostra "depressione", del nostro "declino" fosse in realtà esagerata. L'attrattiva e il fascino che l'Italia ha verso il suo sistema di vita restano "straordinari". Se noi guardiamo l'Italia da fuori, ci dice Gentiloni, se guardiamo al nostro sistema di imprese, ma anche culturale, i nostri "fondamentali" infatti sarebbero buoni.

Per "provare" questa ripresa economica, Gentiloni ha accennato a Sergio Marchionne della Fiat, che a Venezia ha appena detto che in Italia si vendono un sacco di macchine, anche di Jeep… Insomma i consumi degli italiani salgono, la loro percezione del futuro sta cambiando, l'economia finalmente si è rimesse in moto. L'impegno del governo, dice Gentiloni, è al massimo, questa occasione "non la possiamo perdere". 

Dopo la breve presentazione della console generale Natalia Quintavalle, a Gentiloni il la per le buone notizie glielo aveva lanciato l'ambasciatore Claudio Bisogniero, che aveva fornito dati freschi di quanto le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti stiano battendo tutti i record, con il 30% di crescita già nei primi mesi del 2015. Bene, ne siamo contenti, anche se su questo dato molti meriti andrebbero anche a Mario Draghi, boss della BCE, che con la svalutazione dell'euro rispetto al dollaro ha sicuramente agevolato l'export europeo verso l'America. Ma non importa, non facciamo i difficili, è sicuramente vero che l'Italia esporta di più e quindi significa che le cose si mettono per il meglio. 

Ascoltiamo quindi Gentiloni, che dopo un inizio in cui ha parlato elogiandolo di un "mondo molto complicato" e ormai passato, e cioè dall'aver appena assistito a Berlino a Henry Kissinger che premiava "il suo comunista preferito" Giorgio Napolitano, poi ha cominciato con andare al punto del suo "messaggio fondamentale" e cioè i progressi dell'economia italiana, della "fiducia nel futuro".

Ecco il video>>

Poi il ministro degli Esteri, prima di passare alle domande, ha anche voluto ricordare la posizione dell'Italia riguardo al problema della Grecia, dicendo che non riesce a immaginare una sua uscita dall'euro: sarebbe "molto pericoloso".  Ma questo non perché chissà quali catastrofi economiche comporterebbe per l'Italia o altri paesi europei, dopotutto la Grecia incide per il 2% sull'economia dell'UE, ma per il danno che questo "esperimento" europeo avrebbe con l'uscita di un paese così identificabile con le origini della civiltà europea.  E quindi Gentiloni ha elencato anche le "meraviglie" dell'Expo che sta contribuendo a questa atmosfera di fiducia internazionale per la ripresa economica del'Italia.

Quando è venuto poi il momento delle domande, noi, siccome ci ostiniamo a voler fare il mestiere dei giornalisti e non quello dei pr, dopo che avevamo sentito ripetere da Gentiloni più volte la parola "consumare" sempre seguita da quel "più" come se fosse una conquista per un mondo migliore, quindi la crescita basata sui consumi come fondamentale segnale di ottimismo per il futuro,  non potevamo non porre la domanda sull'enciclica che Papa Francesco aveva appena pubblicato, la Laudato si' in cui il papa argentino, in quasi duecento pagine, oltre al discorso di supporto alle politiche ambientaliste e dello sviluppo sostenibile, si scaglia contro un sistema economico che oltre alle sue disuguaglianze sociali crescenti, continua a spingere sui consumi di certi settori che, per il papa, invece comprometterebbero proprio il futuro del nostro pianeta. E, sopratutto, abbiamo quindi chiesto a Gentiloni quanto secondo lui contasse oggi nel mondo della geopolitica la parola del papa, soprattutto di questo papa di nome Francesco, facendo notare che il segretario generale dell'ONU Ban Ki'moon, a pochi minuti dalla pubblicazione dell'Enciclica, l'aveva accolta con un comunicato sottolineando la piena condivisione di vedute tra l'ONU e il Vaticano su queste questioni.

La nostra domanda, nel video che vedete sotto, arriva al minuto due, cioè subito dopo un altra importante domanda, quella posta da Massimo Tommasoli della ONG IDEA, che si occupa all'ONU di democrazia e assistenza elettorale. Tommasoli ha chiesto quanto negli obiettivi del Millennio, i diritti umani e la democrazia siano considerati come obiettivi fondanti dell'accordo intergovernativo sulla visione del futuro. Per Tommasoli certi temi, una volta al centro del dibattito all'ONU, ora nel 2015 sono ignorati, molti paesi non ne vogliono più sentire parlare e l'Europa, che una volta ne era il modello, adesso non riesce ad essere più trainante. Tommasoli ha chiesto al ministro degli Esteri italiano se l'Italia e l'Europa cercheranno di riportare questi valori e idee al centro del dibattito alle Nazioni Unite sullo sviluppo nei prossimi 15 anni.

Nel video potete ascoltare le nostre domande e subito dopo le risposte del ministro>>

Per chi non avesse il tempo di ascoltare, vi diamo la trascrizione della risposta di Gentiloni alla nostra domanda sull'enciclica:

"Sull'enciclica di papa Francesco non credo si debba distinguere se si parli di ambiente o di economia. Dalle anticipazioni che ho letto, è un testo profondamente ambientalista, nel senso che si basa molto sulla sottolineatura della necessità di un atteggiamento di sobrietà nei confronti delle risorse del pianeta. Che ovviamente la sollecitazione ad un atteggiamento di sobrietà è una sollecitazione che va contro l'economia degli sprechi di cui l'accumulo dei rifiuti è spesso un simbolo. Vuol dire questo che noi siamo contrari alla ripresa dei consumi? Assolutamente no. La ripresa dei consumi è una chiave indispensabile se vogliamo anche una ripresa del lavoro. Ed stato proprio papa Francesco a ricordarci come il lavoro, la dignità del lavoro sia una base ineliminabile della nostra società. Dobbiamo tutti lavorare, e penso che questa tendenza ci sia moltissimo anche tra i giovanissimi, per dei modelli di consumo che sono completamente diversi da quelli che avevamo 30-40 anni fa. Per cui la ripresa dei consumi non significa la ripresa degli sprechi, per cui la sobrietà non è un atteggiamento negativo ma da incrementare. Rispetto per le risorse, rispetto per l'acqua, rispetto per il pianeta. Quindi io penso che ci sia un legame tra questa chiave ambientalista che c'è nel messaggio di papa Francesco, una chiave che in fondo questo papa ha sempre avuto che è quella del rifiuto di una logica basata sullo spreco e sulla ricchezza esibita. Atteggiamento che ha sempre avuto come vescovo di Buenos Aires e che adesso mantiene come vescovo di Roma. Questo è un papa che usa le elemosiniere del Vaticano per dare i soldi ai poveri intorno a San Pietro. Che organizza  le docce… Insomma fa dei gesti simbolici anche attorno a San Pietro, ecco perché lui si propone come vescovo di Roma in modo molto deciso rispetto al passato. 

Quanto questo papa è ascoltato? E' molto ascoltato. Molto ascoltato perché forse è il primo papa della globalizzazione. Abbiamo avuto uno straordinario papa come Giovanni Paolo II, che era il papa del cambiamento dell'Europa, la rivoluzione in Europa, della fine del comunismo e di tutto quello che è successo nel secolo scorso. Ma in papa Francesco abbiamo veramente il papa del nuovo secolo, molto ascoltato, e lo vedremo qui negli USA a settembre quando parlerà al Congresso e poi all'Assemblea Generale dell'ONU. Allora, quanto conta la parola del papa? Conta moltissimo".

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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