C'era una volta un piccolo paese, nel cuore dell'Africa delle origini.
Una terra verde e lussureggiante, con scimmie e leoni.
Una regione colonizzata dagli europei (tedeschi, poi belgi).
Uno stato indipendente, dal 1962. Indipendente ma diviso. Diviso da noi, che abbiamo segmentato la popolazione in base ad una presunta diversità etnica: da una parte gli Hutu, dall’altra i Tutsi.
I belgi si affidano ai Tutsi fino all’indipendenza e con l’indipendenza inizia il periodo di egemonia Tutsi, fino agli anni ’90, quando scoppia la guerra civile, lunga 12 anni.
Più di 300.000 morti.
C'era una volta un piccolo paese, dilaniato dall'odio, senza risorse.
Una terra vuota, senza animali e senza risorse.
Terzultimo al mondo per PIL pro capite.
Dopo la guerra civile, il paese ha cercato di rimettersi in piedi. Ammirevoli iniziative, quali quelle portate avanti dal Centre Jeunes Kamenge, hanno organizzato la ricostruzione, fisica e sociale: bisognava riportare l'elettricità, ricostruire le case… perdonare chi da noi diverso in fondo non è ma ci ha portato via la famiglia.
A livello governativo, il leader del partito CNDD-FDD Pierre Nkurunziza ha governato tutti questi anni. Nkurunziza si è rivelato inadatto al ruolo, è stato coinvolto in molti scandali (poi insabbiati) ed ha avuto più di un atteggiamento dittatoriale.
Brutte connessioni con i capi militari, soldi che spariscono, persone che spariscono…opposizione che viene cancellata o è costretta a rifugiarsi fuori dal paese.
Nelle scorse elezioni il cittadino burundese andava a votare con una tesserina per partito, e lasciava nella scatola elettorale quella del suo candidato ideale. Fuori dal seggio elettorale le forze armate chiedevano al cittadino burundese quali tessere avesse ancora con sé.
La rabbia e il dissenso sono cresciuti durante gli anni, ma la costituzione prevede che dopo due mandati in Burundi non ci si possa ricandidare. La fine di un incubo? No, perché ovviamente il vero dittatore di queste cose se ne frega.
E così è stato.
Già nelle scorse settimane le voci che insistevano su una sua possibile candidatura (terza volta) hanno provocato violente proteste e hanno portato ben ottomila persone a rifugiarsi nei paesi vicini, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo.
E così è: la sera del 25 Aprile Pierre Nkurunziza si è candidato alle elezioni presidenziali previste per giugno.
Si avverte il pericolo che qualcosa di veramente brutto possa accadere da un momento all'altro. I miei amici che vivono li mi aggiornano costantemente, hanno paura, vogliono scappare.
La radio più seguita è stata chiusa da poco.
Oggi mi hanno inviato delle foto…
Il problema riguardo la situazione burundese è che se non fosse per il mio legame con quella piccola terra, non ne saprei nulla. Neanche in questi gironi di scontri.
Per cui l'intento di questo articolo è informare quante persone sia possibile sulla situazione.
Rivolgiamo tutti noi gli occhi verso Sud, verso quella porzione d'Africa che si affaccia sul lago Tanganika, che non interessa perché non ha petrolio, non ha diamanti, non ha oro.
Quel paese che vuole rinascere, vuole una democrazia, vuole finalmente ripartire.
Il minimo che possiamo fare da qui è interessarci, non voltarci, non come la scorsa volta.
C'est un petit pays qui m'a élevé, qui m'a grandi. je n'ai jamais vivre nul part ailleurs que dans ce beau petit pays. qui es le coeur de l'afrique. un pays que j'aime beaucoup. je n'oublierai jamias mon pays vivre le BURUNDI Vivre les burundais. vous êtes mes frères mes soeurs et mes amis. je ne veux pas perdre mon BURUNDI protège le de tout les males. Disons NON à la guerre civile. NON au génocide NON à la violence. Aimons Notre beau pas. t'es où Sogo Toi qui a chanté " il est beau mon pays" pourquoi on veut changer le titre de ta chanson? les jeunes soyons uni et fort, pour protéger notre petit pays. voilà ces magasins, ces galeries, ces hôtels qui deviendront des hangar si on ne tire pas attention dans ce moment difficile. Je ne veux pas perdre ma famille. je ne veux pas perdre mes amis européens, asiatipue, americains, congolais, rwandais, etc.. qui vont rentrer chez eux cause de nous même. Nous sommes dans des moments difficiles, oui mais soyons solidaire.
Jules Kana/Mututu Janvier
Lorenzo Lotti, dottorando in Economia Applicata presso l’Università degli studi di Genova e Teaching Assistant presso University College of London, scrive per il giornale online Angry Italian. Co-fondatore della Onlus Gruppo Kamenge Pavia, volontario presso il Centre Jeunes Kamenge, Bujumbura (Burundi).
Angry Italian, presente anche su Facebook, è un giornale online composto esclusivamente da giovani, per lo più italiani residenti all’estero per studio o lavoro. Affronta temi sociali, politici, culturali nonché nuove tendenze tecnologiche, italiani e del panorama internazionale.