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All’ONU si festeggia con La VOCE di New York anche l’Italia del 25 aprile, quindi la libertà

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Onu

Il Palazzo dell'Onu, sede de La VOCE di New York

Time: 7 mins read

La VOCE di New York compie due anni di vita e li festeggia proprio nel giorno che la sua testata con lo sfondo di Manhattan apparse per la prima volta nel web: il 25 aprile, 2013. L'anno scorso ci ritrovammo a festeggiare ospiti della magnifica Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University e oltre duecento amici arrivarono a brindare con La VOCE per la festa della libertà degli italiani, "evviva il 25 aprile!".

Per noi sarà ogni volta così, doppia felicità per poter celebrare in questa data il nostro giro di boa per quello che è ormai diventato il più autorevole e letto giornale online in lingua italiana di New York, del Nord America e, crediamo destinato ormai, ad esserlo nel mondo fuori d'Italia. E lo festeggiamo orgogliosi che questo risultato sia stato ottenuto preservando sempre i valori di libertà e di indipendenza con cui eravamo partiti  due anni fa. Non fu una coincidenza che questo nostro compleanno arrivasse proprio il 25 aprile, data in cui gli italiani, in patria e nel mondo,  celebrano la liberazione dal nazifascismo e quindi l'arrivo della libertà nella democrazia. E di questa nostra scelta, lo ripetiamo, siamo orgogliosi.

Quest'anno poi, brindiamo il triplo, anzi il quadruplo, perché mentre cari lettori sparsi nel mondo leggete queste righe, noi de La VOCE con tanti amici, diplomatici e giornalisti internazionali, celebriamo questo secondo compleanno dentro il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite brindando oltre che al 25 aprile (festeggiamo oggi, 24 aprile, ma alle 6 pm di New York sarà già il 25 aprile in Italia!) anche ai 60 anni dell'Italia all'ONU e ai 70 anni dalla nascita delle Nazioni Unite! Insomma il nostro e il vostro sogno continua, e ogni volta si rinnova proprio mentre si celebra la memoria della ritrovata libertà in Italia.

Lo sappiamo, care lettrici e lettori, sembra un po' rileggere le stesse frasi che riflettevano i sentimenti di un anno fa in quello che scriviamo, ma ci sembra importante, almeno una volta l'anno, ribadirlo e con forza: per noi il 25 aprile, la festa dei "partigiani", non è come ancora qualcuno crede, una festa italiana di parte. Per noi è la festa nazionale simbolo del valore assoluto e insindacabile della libertà, vero ideale forte e capace di riaccendere lo spirito unitario ad un popolo multiculturale e così speciale come quello italiano. Quest'anno ricorre poi il 70° anniversario di quando, il 25 aprile del 1945,  il Comitato Nazionale di Liberazione  (CNL) proclamò a Milano la definitiva caduta del regime fascista di Benito Mussolini tenuto allora ancora in piedi dai nazisti, e abbiamo notato che anche in Italia finalmente la festa ha di nuovo l'attenzione che merita. Probabilmente anche il governo di Matteo Renzi, con quel premier sicuramente bravo a captare e sfruttare la comunicazione in politica, ha compreso che in tempi di crisi come questi, anche il popolo italiano ha bisogno di riscoprire i suoi valori positivi per condividerli maggiormente. La parola "libertà" negli ultimi anni in Italia è stata, almeno nel parere di chi scrive, spesso abusata nel segno della partigianeria politica. Che in democrazia una sola parte potesse competere in nome "esclusivo" della "libertà" è semplicemente un controsenso.   Adesso tutti gli italiani, di sinistra o destra, conservatori o progressisti, cattolici o laici, dovrebbero poter ritrovarsi uniti nel celebrare il 25 aprile.    

invito

*Locandina realizzata da Mario Cutolo

Come scrivemmo l'anno scorso, per La VOCE di New York continuare a festeggiare il 25 aprile,  quindi essere ancora convinti antifascisti 70 anni dopo, non significa essere "di parte". Significa invece essere parte di tutti quegli italiani, la stragrande maggioranza,  che fanno coincidere il sentimento di attaccamento alla propria patria con il valore della difesa della sua democrazia e della sua memoria storica. 

Questo giornale, lo sappiamo, lo sentiamo, è infatti molto letto da chi nutre gli  stessi valori democratici costruiti dopo il 25 aprile con la Costituzione Repubblicana del 1948. Perché noi siamo convinti che la libertà di pensiero, di espressione, e quindi di voto, vada difesa ogni giorno anche attraverso un giornale come il nostro. La nostra VOCE di New York significa certamente anche "Resistenza" per la libertà. Questo facciamo, con sacrifici enormi, e continueremo a farlo ogni giorno pubblicando questo giornale fondato proprio su questi valori democratici.

Fin dal primo giorno di pubblicazioni de La VOCE di New York, sotto la sua testata appare la scritta "Giornale protetto dal primo emendamento della Costituzione USA". Questo nonostante anche la Costituzione italiana, quella nata nel '48 e spesso chiamata Costituzione "antifascista", nel suo articolo 21 manifesti un indirizzo praticamente identico al primo emendamento della Constituzione degli Stati Uniti. 

Lo ripetiamo:  molto della legislazione repubblicana in materia di libertà di stampa e diffusione delle libere opinioni è stato "macchiato" da restrizioni di tipica derivazione  fascista. Per anni le maggiori Ong internazionali che si occupano di libertà di stampa hanno posizionato l'Italia nelle parte più bassa tra i paesi democratici (l'ultima classifica di Reporters Without Borders ha retrocesso l'Italia al 73° posto! E la prossima settimana il Committee to Protect Journalists pubblicherà il suo nuovo rapporto…). Questo perché ancora in Italia qualsiasi potente di turno può continuare a intimorire la liberà di stampa ed espressione con querelle che trovano un sistema giudiziario perfettamente adatto, con le sue lentezze e disfunzioni,  a supportare queste intimidazioni di stampo mafioso. Ecco perché, ne siamo sempre più convinti,  oltre 140.000 lettori unici al mese leggono La VOCE di New York,  perché le riconoscono quei valori di libertà e indipendenza che in questo giornale non potranno essere mai ostaggio delle minacce di qualche potente in vena di instinti mafiosi. 

Noi facciamo sacrifici enormi per continuare a fare un giornalismo libero e per dare VOCE a quelle voci che altrove non trovano spazio. Vi sarete accorti, da due mesi pubblichiamo anche un inserto speciale, La VOCE SiciliaNY che in totale libertà e indipendenza, tiene il focus sulla più grande isola al centro del Mediterraneo. Possiamo continuare a farlo anche grazie ai nostri inserzionisti che oltre a vedere ne La VOCE un veicolo di promozione "cool" e di qualità (pubblichiamo da New York City!),  ci hanno dato fiducia anche proprio perché  riconoscono nella nostra testata questi valori di indipendenza e libertà e vogliono supportarli. Qui vorrei ricordare innanzitutto l'azienda umbra Monini, marchio di olio extra vergine di qualità e nostro supporter della prima ora.  

Tra i nuovi supporter che vogliono sostenere il nostro modo di concepire il giornalismo, ultimamente si è unita, lLICA (Italian Language Intercultural Alliance), fondazione creata dal businessman Vincenzo Marra col supporto di altri businessmen a anche uomini e donne di cultura e di scienza, che agli intenti delle parole fanno seguire i fatti delle azioni. Speriamo che l'esempio di ILICA faccia da fonte d'inspirazione per le altre importanti fondazioni italo americane. 

Rocki

Stefano col Sergente Francesco Colavito, veterano degli agenti ONU e conosciuto da tutti col nome di “Rocky”!

Mentre festeggiamo al Palazzo di Vetro il nostro Secondo compleanno, ringraziamo calorosamente la Missione Permanente d'Italia all'ONU guidata dall'Ambasciatore Sebastiano Cardi, che ha agevolato e supportato questo evento. Ringranziando anche l'intero staff diplomatico della missione che ogni giorno vediamo in azione alle Nazioni Unite e che, da italiani, ci fa inorgoglire dentro il Palazzo di Vetro per professionalità e soprattuto umanità con cui affrontano le scottanti crisi internazionali.

Oggi alle Nazioni Unite, al Consiglio di Sicurezza, Staffan De Mistura, inviato speciale del Segretario Generale Ban Ki-moon sulla Siria, ha riferito il suo ultimo rapporto. Dopo lo stake-out con i giornalisti, quando gli abbiamo chiesto se dopo le 6 pm fosse venuto a brindare al secondo anno de La VOCE di New York e al 25 aprile all'Express Bar dell'ONU, ci ha detto: "Perbacco! Cercherò di esserci". Staffan De Mistura, che ha servito anche l'Italia da vice ministro degli Esteri nei governi Monti e Letta, dentro il Palazzo dell'ONU è considerato sia dai giornalisti che dai diplomatici, come l'emblema del perché nel mondo sia così importante, anzi indispensabile, avere il supporto delle Nazioni Unite!

E grazie quindi a tutti coloro che hanno permesso il successo delle nostra celebrazione, dal super Dj Ricky Russo alla incantevole cantante autrice e amica Erene, e ovviamente tutte le aziende che hanno  fornito il prodotto "Made in Italy" simbolo del loro successo a New York: Bastianich, Felice 64, Antica Gelateria Gentile, Di Palo, l'Isola, Miali, Pallini, Ribalta, Vermini. 

Finiamo come l'anno scorso, ricordando ai quasi 150 mila lettori sparsi per il mondo, che senza una stampa libera, indipendente e capace di resistere ai condizionamenti o intimidazioni di potenti, strapotenti e prepotenti, non può crescere sana la democrazia, né quindi esserci la vera libertà. 

Evviva La VOCE di New York!  Evviva l'Italia all'ONU. Evviva le Nazioni Unite. Evviva il 25 aprile! 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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