Staffan De Mistura è il diplomatico italo-svedese che, dopo una prestigiosa carriera alle Nazioni Unite, decise di servire anche il governo italiano come vice ministro degli Esteri nei governi di Monti e Letta. Dopo quella esperienza al servizio dell'Italia, ora è tornato a lavorare per le Nazioni Unite, accettando l'anno scorso il delicatissimo incarico di Special Envoy del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki Moon per la Siria. Una "missione impossibile" viene chiamata quella che gli è stata affidata: cercare di raggiungere un accordo tra il regime di Assad e le opposizioni siriane che porti alla fine di una guerra civile che dura ormai da cinque anni, un obiettivo già fallito dai predecessori chiamati da Ban Ki-moon a quell'incarico, uomini dal calibro di Kofi Annan e Lakhdar Brahimi.
De Mistura lo incontriamo al Palazzo di Vetro mercoledì. Il giorno prima al Consiglio di Sicurezza, aveva annunciato un accordo con il presidente siriano Bashar al-Assad per una tregua ad Aleppo (vedi video sotto in inglese). Una notizia importante, da non sottovalutare per le potenzialità di pace che potrebbe implicare. Non si è mai smesso di sparare infatti in Siria in questi orrendi anni di guerra civile, ma De Mistura è riuscito a strappare una promessa di tregua al capo regime di Damasco. Forse un primo bagliore di luce emanato dalla pace intravista dal fondo del pozzo nero della guerra?
Ci spieghi meglio cosa è riuscito ad ottenere da Assad?
"Abbiamo avuto lunghe discussioni. Il presidente Assad ha indicato la sua disponibilità a sospendere per sei settimane tutti i bombardamenti aerei, che sappiamo sono i più micidiali. Anche i bombardamenti da terra nella città di Aleppo. Questo per permettere all'ONU di portare aiuto a determinati distretti della popolazione in zone dove ne hanno particolarmente bisogno. Chiaro questo scatterà soltanto dopo che abbiamo terminato tutti gli incontri e dopo che abbiamo verificato che l'altra parte, cioè l'opposizione, non lanci colpi di mortaio o razzi che poi rompano questo tipo di tregua. E' un primo inizio, bisogna essere cauti, abbiamo visto in Ucraina e altrove come sia difficile mantenere le tregue ma la popolazione non ne poteva più e noi abbiamo il dovere di fare tutto il possibile per ridurre soprattutto la parte più orribile della guerra che sono i bombardamenti pesanti proprio in zone abitate dalla popolazione civile.
Pochi diplomatici possono vantare la sua esperienza. Eppure ieri al Consiglio di Sicurezza ha messo le mani avanti, insomma è sembrato voler conservare una buona dose di scetticismo. Ma la tregua con Aasad per Aleppo, non la vede come un breakthrough?
"Non posso dire che è un breakthrough, devo essere veramente cauto. In Siria in tanti, come anche Annan e Brahimi, hanno avuto momenti di grande delusione e potrebbe succedere di nuovo. Una cosa è chiara: c'è una luce che dobbiamo allargare, il conflitto è durato cinque anni e non se ne può più, tutti sono stanchi".
Ma rispetto agli anni passati, ora in Siria abbiamo l'ISIS. Ecco questo nuovo fattore, per assurdità, potrebbe favorire un futuro accordo tra le parti in guerra, infatti ora Assad e le opposizioni hanno ora un nemico in comune. Non pensa che la presenza in Siria dell'ISIS favorisca questa ricerca di pace tra opposizioni e regime siriano?
"L'entrata dirompente e devastante di ISIS nel conflitto sia siriano che iracheno è un elemento che dobbiamo augurarci possa aiutare tutti nel trovare l'accordo per la pace. Cioè tutte le parti in guerra a capire che mentre il conflitto continua, chi ne approfitta è Daesh (ISIS). E' un punto sul quale dobbiamo tutti continuare a spingere, perché altrimenti Daesh diventa come l'ebola, approfitta di entrare in un corpo debole. Il corpo debole va fermato abbassando le tensioni del conflitto che va infine terminato".
Un messaggio per gli italiani che sono molto preoccupati della situazione in Medio Oriente?
"A tutti gli italiani invio un grande abbraccio, consapevole che stiamo tutti lavorando assieme, con il governo italiano, l'Unione europea, le Nazioni Unite per rendere la minaccia del terrorismo molto meno pericolosa. E cercare di ridurre i conflitti sia in Siria, che in Libia che altrove. Faremo di tutto perché è il nostro dovere. Ma poi vorrei dedicare anche un messaggio personale ad una persona che ammiro enormemente e so che sarebbe stata qui ad aiutarci in questi giorni, e che ci sta comunque aiutando con i suoi consigli e in qualunque momento grazie alla sua grande esperienza: parlo di Emma Bonino. Che sta combattendo la sua battaglia. Una battaglia che so che vincerà e che Emma combatterà con tenacia, coraggio e determinazione. Voglio che sappia che ogni giorno la penso, perché a parte la Siria, a parte la guerra, ci sono altre guerre che dobbiamo affrontare, quelle che abbiamo nella nostra vita".
Questa intervista è stata realizzata anche per Radio Radicale