Un Medioriente ormai in stato di avanzato disfacimento é stato al centro dei lavori del Consiglio di Sicurezza dell'ONU nella giornata di giovedi.
Il Segretario Generale Ban Ki-moon, in particolare, ha messo in guardia i membri del Consiglio sul rapido deterioramento della situazione politica in Yemen, dove la tensione era apparsa già estremamente alta due settimane fa dopo il sequestro da parte del gruppo di opposizione Ansarallah del Capo di Gabinetto del presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi seguito, a breve distanza di tempo, dalle dimissioni dello stesso presidente e del primo ministro Khaled Bahah dopo l'occupazione armata della capitale Sana'a da parte di miliziani appartenenti alla minoranza etnico-religiosa Houthi.
Il Segretario Generale ha usato un tono molto allarmato nel descrivere la situazione ai membri del Consiglio dicendo: "Voglio essere molto chiaro. Lo Yemen sta crollando di fronte ai nostri occhi e noi non possiamo permetterci di restare a guardare".
La situazione é resa ancora più difficile dalla recente escalation delle ostilità tra i miliziani Houthi che hanno simpatie sciite e filo-iraniane, e i gruppo sunniti vicini ad Al-Qaeda (AQAP per Al-Qaeda in the Arabian Peninsula). Uno scontro che sta trascinando il paese sul baratro della guerra civile.
A fare le spese di questo stato di cose, inutile dirlo, sono le popolazioni civili della regione protagoniste di una crisi umanitaria che ormai, come dichiarato dallo stesso Ban Ki-moon, interessa il 61% del territorio nazionale e rischia di minacciare ulteriormente la stabilità e la sicurezza dell'intera regione.
In realtà, sarebbe più corretto dire "ciò che resta" della stabilità di una regione punteggiata da un numero crescente di focolai di conflitto e devastata, al confine tra Siria ed Irak, dai miliziani dell'ISIS, un altro enorme fattore destabilizzante.
Presi nel loro insieme, questi scontri, sono tutti accomunati da un elemento di faida etnico-religiosa, di contese tra gruppi che non sembrano ormai più in grado di coesistere e che, nelle parole dell'Inviato Speciale dell'ONU in Yemen Jamal Benomar, "Rischiano di provocare la disintegrazione del paese o la guerra civile".
Sempre giovedì, Il Consiglio di Sicurezza ha anche approvato all'unanimità una risoluzione per privare ogni fonte di sostegno economico e finanziario allo Stato Islamico in Irak e Siria (ISIS) e al gruppo Al-Nusrah Front (ANF). Il Consiglio ha espresso allarme per i fatto che questi gruppi militari siano in grado di finanziare le proprie attività con i proventi derivati dall'occupazione di territori sui quali si trovano ingenti infrastrutture industriali come raffinerie e pozzi petroliferi.
Ma la vendita illegale di greggio non costituisce l'unica fonte di reddito per questi gruppi che contano anche su sui sequestri di persona, sui finanziamenti di simpatizzanti sparsi per il mondo e sulla sistematica spoliazione dei beni culturali e archeologici della regione a cavallo tra Siria ed Irak.
Per cercare di corree ai ripari, il Consiglio di Sicurezza ha approvato una risoluzione che prende di mira proprio queste fonti di sovvenzionamento dichiarando illegale l'acquisto di greggio e di reperti archeologici provenienti da queste regioni.
Particolarmente interessante per l'Italia é la parte della risoluzione dedicata ai riscatti ottenuti attraverso i sequestri di persona. Il documento prodotto dal Consiglio infatti ribadisce che il pagamento di riscatti versati a questi gruppi da individui, organizzazioni o entità statali costituisce una violazione degli accordi internazionali di legge e che tutti gli stati membri delle Nazioni Unite devono prendere provvedimenti per evitare il pericolo di sequestri per i loro cittadini e, laddove incidenti di questo genere dovessero verificarsi, nel rispondere adeguatamente senza cedere alle pretese dei rapitori.
Il Consiglio ha adottato questi provvedimenti sotto l'egida del Chapter VII dello Statuto dell'ONU che autorizza l'uso della forza, quindi con un atteggiamento particolarmente pugnace che, per una volta, ha suscitato reazioni positive anche nella tradizionalmente scettica stampa americana.
L'aggravarsi della minaccia rappresentata da queste varie milizie, l'implosione dello Yemen e, più in generale, la difficilissima situazione politica che affligge l'intera area mediorientale sono giunte davanti al Consiglio di Sicurezza proprio nel momento in cui il presidente americano Barack Obama ha interpellato il Congresso degli Stati Uniti per ottenere l'autorizzazione a procedere militarmente contro i miliziani dell'ISIS. Ma viste le condizioni in cui versa la regione, anche se questa autorizzazione dovesse arrivare, sarebbe forse il caso per il presidente di ripensare alla sua strategia militare e chiedersi se l'opzione di limitarsi ad utilizzare solo ed esclusivamente i raid aerei sia ancora praticabile.