È di 2 soldati israeliani morti (Sergente Dor Chaim Nini, 20 anni e il Capitano Yochai Kalangel, 25 anni) e 7 feriti il bilancio dell’attacco rivendicato da Hezbollah, che il 28 gennaio ha bombardato con razzi anti-carro una pattuglia delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), sulle alture del Golan ovvero al confine col Libano. L’altopiano del Golan è da sempre un focolaio caldo sin da quando venne conquistato da Israele alla Siria nella Guerra dei Sei Giorni nel 1967 sebbene venne annesso ufficialmente solo nel 1981, mentre i primi negoziati di pace tra Israele e Siria iniziarono nel 1995.
Verso le ore 11:30 del 28 gennaio, la Forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) comandata dal Generale italiano Luciano Portolano, ha riportato che sei razzi sono stati lanciati verso Israele dalle vicinanze del villaggio di Wazzani nel nord Maysat, area delle operazioni UNIFIL. “L'IDF ha restituito il fuoco di artiglieria nella stessa zona”, ha dichiarato la missione ONU.
Tuttavia, nel corso degli sviluppi, un peacekeeper dell’UNIFIL, Cpl. Francisco Javier Soria Toledo (36 anni), schierato in una posizione dell'ONU nei pressi di Ghajar ha riportato gravi lesioni che successivamente hanno causato la sua morte, secondo quanto riferito dall’UNIFIL. "La causa precisa della morte è ancora indeterminata e resta oggetto di indagini".
È proprio su quest’ultima affermazioni, che le posizioni sono contrapposte. Da un lato la causa della morte del casco blu di nazionalità spagnola sembrerebbe ancora indeterminata, mentre dall’altro il rappresentante permanente spagnolo all’ONU, l’Amb. Román Oyarzun Marchesi, subito dopo una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza in merito a tale questione, ha dichiarato ai giornalisti che “ i colpi che hanno colpito il casco blu dell’UNIFIL provenivano da Israele”.
L’Amb. Marchesi durante l'incontro ha dichiarato: "esprimo profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione nel sud del Libano, portato dagli attacchi missilistici lanciati da Hezbollah dalla zona delle operazioni UNIFIL nei confronti di Israele e il fuoco di artiglieria che ha seguito tutta la blue-line [linea di demarcazione dei confini delle Nazioni Unite, stabilita nel 2000].
Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon ha descritto l’accaduto come "un grave deterioramento della sicurezza nel sud del Libano". In una dichiarazione rilasciata dal suo portavoce a New York, il numero uno delle Nazioni Unite ha deplorato profondamente la morte del casco blu, condannando ogni tipo di violenza ed esortando alla massima calma e moderazione, alla conservazione della stabilità della zona evitando inoltre qualsiasi escalation in una regione già molto tesa.
Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Sigrid Kaag, facendo eco a Ban Ki-moon, ha raccomandato tutte le parti a continuare a rispettare gli obblighi previsti dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1701, auspicando la completa cessazione delle ostilità nella guerra iniziata nel 2006 tra Israele e Hezbollah in Libano.
Il capomissione e comandante dell’UNIFIL, il Generale Luciano Portolano ha condannato con forza questa grave violazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza, ammonendo entrambe le parti a esercitare la massima moderazione.
La missione UNIFIL nasce in seguito alla risoluzione 425 del Consiglio di Sicurezza e venne adottata il 19 marzo 1978, a seguito dell'invasione del Libano da parte di Israele, e prorogata con successive risoluzioni. L'Italia partecipa alla missione internazionale con un contingente che conta – compresa l’aviazione militare e la componente navale – 1.780 militari, denominato Operazione "Leonte". Il comando del contingente è stanziato nella base "Millevoi" presso Shama (sede anche del Comando del Settore Ovest di UNIFIL), mentre le unità di manovra e i supporti sono suddivisi tra le basi di Ma' Araka, Al Mansuri, Zibqin, Bayyadah e Hariss.