L’hanno definito un traguardo storico verso la liberazione delle donne nel mondo. Venerdi 21 novembre è stata adottata dalla Terza Commissione dell’Assemblea Generale la prima risoluzione sui matrimoni precoci e forzati, grazie all’ampio consenso di 118 paesi. La risoluzione sarà ufficialmente approvata da un voto dell'Assemblea Generale dell'ONU a dicembre.
L’Assemblea Generale ha chiesto ai governi di promuovere e proteggere i diritti umani delle donne e delle ragazze, inclusi il diritto di avere il controllo della propria vita e decidere liberamente e in maniera responsabile su tutto ciò che riguarda la loro sessualità, inclusa la salute riproduttiva e sessuale.
Una decisione che organizzazioni di diritti umani e alcuni stati impegnati nella battaglia contro i matrimoni forzati, come l’Italia, aspettavano da anni. L’Alto Rappresentante per l’Unione europea per gli Affari Esteri, Federica Mogherini, nella sua veste di allora Ministra degli Esteri italiana, partecipando all’Assemblea Generale a Settembre aveva richiamato l’attenzione dei membri dell’ONU proprio sulla necessità di intervenire sul problema il prima possibile.
Il testo, nato dalle risoluzioni adottate l’anno scorso dall’Assemblea Generale e dal Consiglio dei Diritti Umani, è stato proposto dai governi del Canada e dello Zambia, il secondo paese al mondo dopo la Nigeria con il più alto tasso di matrimoni forzati. Nello Zambia è particolarmente diffusa anche la pratica delle mutilazioni genitali femminili. Le statistiche parlano del 28% di matrimoni forzati e del 30% di mortalità tra le giovani donne.
Negli ultimi dieci anni 100 milioni di bambine sono state costrette a sposarsi prima del loro diciottesimo anno di età, 15 milioni ogni anno e circa 41 mila ogni giorno. Il futuro per queste giovani donne non è comunque roseo. Si prevede che nel 2050 le vittime di matrimoni forzati saranno addirittura un miliardo e 200 milioni: un numero sbalorditivo, corrispondente all’attuale popolazione dell’India.
I matrimoni precoci e forzati costituiscono, inoltre, la causa principale della fistola ostetrica, un’infezione che colpisce le donne durante il parto, soprattutto in casi di travaglio prolungato o in condizioni igienico sanitarie precarie. Lo ha ricordato il Rappresentante dell’Italia, l'ambasciatore Sebastiano Cardi parlando a nome dell’Unione Europea.
La risoluzione inserisce la questione all’interno dell’agenda dello sviluppo del 2015, riconoscendo la necessità di dare priorità all’obiettivo di porre fine ai matrimoni precoci e forzati, agli abusi, alle molestie sessuali e alle gravidanze indesiderate.
Tra i promotori della risoluzione c’è anche l’organizzazione internazionale Girls Not Brides che coinvolge più di 400 organizzazioni della società civile e oltre 60 paesi che lavorano insieme per porre fine ai matrimoni forzati.
“Il passo in avanti fatto oggi con la risoluzione delle Nazioni Unite non significa che domani metteremo fine ai matrimoni forzati – ha detto Heather B. Hamilton, Global Coordinator di Girls Not Brides – ma le risoluzioni sono importanti nel creare delle regole internazionali. Questa è la dimostrazione che la comunità internazionale ha preso coscienza della necessità di intervenire sui matrimoni precoci se davvero vogliamo garantire l’uguaglianza e ridurre la povertà globale”.
Questa risoluzione riconosce che i matrimoni precoci e forzati costituiscono una pratica che mette in grave in pericolo i diritti umani di donne e ragazze e che sono una minaccia alla loro salute, all’educazione e allo status economico e sociale.
Queste piccole donne non possono vivere come i loro coetanei e quindi se non si interviene subito saranno per sempre “diverse”, le differenze di genere aumenteranno, cosiccome la disuguaglianza con l’altro sesso e gli stereotipi.
Non avere un’adeguata educazione sessuale, essere confinate nel mondo delle donne costrette a obbedire senza poter agire riduce la loro possibilità di autodeterminarsi, essere indipendenti e scegliere autonomamente per la propria vita.
La pratica dei matrimoni forzati costituisce un’ipoteca sulla loro vita: non saranno mai libere nè nelle decisioni che gli altri prenderanno su di loro, nè di uscire da quel ciclo di povertà e ignoranza che le tiene confinate nella condizione di oggetti di dominio altrui.
Anche Benetton ha deciso di far sentire la propria voce sui matrimony forzati. Martedì 25 novembre, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la famosa azienda italiana lancerà la campagna istituzionale a supporto di Un Women, l’agenzia delle Nazioni Unite che promuove l’uguaglianza tra i generi e l’emancipazione femminile.
Il giorno prima al tramonto, il Palazzo di Vetro dell’Onu e l’Empire State Building si illumineranno di arancione: il colore simbolo di un futuro senza violenza sulle donne. Sponsor dell’iniziativa il gruppo Benetton che accompagnerà, insieme al colore arancione, il programma delle Nazioni Unite. Sono previsti 16 giorni di sensibilizzazione in tutta New York dal 24 novembre al 10 dicembre, Giornata dell’ONU per i Diritti Umani.