Perchè un detenuto che ha conosciuto la solitudine della cella, l'angoscia delle porte che si chiudono dietro di lui e la privazione della libertà ricommette il reato in media entro 18 mesi da quando è uscito di prigione? Molte sono le ragioni e, se alcune sono personali, spesso sono quelle sociali a pesare più delle altre.
Troppo spesso uscire dalla cella significa perdere anche quello che fuori non si è mai avuto: un tetto, del cibo, un'assistenza minima. Uscire dal carcere senza avere un lavoro, sostentamento, supporto familiare e finanziario e servizi sanitari significa non avere mai realmente riconquistato la libertà. Difficilmente lo stato riesce a garantire il supporto sociale a persone come i detenuti, lasciati soli o aiutati da organizzazioni di volontariato.
Evitare che il detenuto si ritrovi senza nulla da perdere una volta in libertà, significa chiudere la porta del carcere e aprirla a progetti di finanza sociale come Peterborough Bold. Adottato per la prima volta in Gran Bretagna, il programma ha coinvolto 3.000 detenuti uomini e li ha aiutati ad abbandonare la vita criminale una volta tornati nella società. Il modello sociale chiamato Through the Gates è stato utilizzato nella prigione Peterborough anche per le detenute donne. Peterborough è il primo Social impact Bond (SIBs), uno degli impact investments più innovativi della nuova finanza sociale.
I nuovi strumenti finanziari sono stati presentati durante la riunione della Seconda Commissione dell'Assemblea generale dell'ONU, nell'incontro New instruments of social finance, organizzato dalla Missione Italiana presso le Nazioni Unite.
Gli investimenti sociali sono ritenuti fondamentali in un mondo in cui anche i paesi sviluppati stentano a garantire ai loro cittadini un livello minimo di welfare state. Lo stato sociale è oggi al centro di un rinnovamento che passa attraverso la finanza sociale.
Sono strumenti e meccanismi finanziari che richiedono la collaborazione sia del settore privato che di quello pubblico. La novità fondamentale sta nel fatto che creano un doppio ritorno: sia sociale che finanziario.
I sostenitori di questa nuova finanza ritengono che questo sia l'unico modo per i governi di non addebitarsi nel settore sociale. Secondo loro, la scelta di affidarsi al privato garantisce allo stato un notevole risparmio economico nella gestione dei problemi sociali. “Strumenti come il developing impact bond o il social impact bond, sono anche detti 'pay for performance': l'investitore privato finanzia un'iniziativa di prevenzione su un settore e verrà ripagato dal governo sulla base dei risultati raggiunti dal programma”, ha spiegato Mario Marconi Archinto, head philanthropy and values based investing, UBS AG Wealth Management and Swiss Bank.
Il ritorno sociale da solo non è sufficiente a motivare la finanza pubblica a intervenire e quella privata a metterci il capitale: solo unendo i due interessi, secondo i relatori dell'iniziativa, si hanno risultati concreti. Ci sono problemi che la finanza sociale può affrontare, come la recidiva dei detenuti o l'alfabetizzazione di una popolazione e tanti altri che anche nelle società sviluppate fanno fatica a essere sradaricati.
Nel corso dell'incontro all'ONU, il chairman della Social Impact Investiment Taskforce fondata sotto la presidenza inglese del G8 e founding chairman di Big Society Capital, Ronald Cohen, ha raccontato la sua esperienza di inviato nel mondo per la finanza sociale: “Essendo a capo dell'organizzazione del G8 ho visitato i paesi più sviluppati nel mondo e lì ci sono problemi di abbandono scolastico, cosa che ad esempio in Italia costituisce una grande sfida. La finanza sociale interviene sulle persone che vivono per strada o non hanno una casa, affronta la disoccupazione giovanile e i problemi legati alle adozioni dei bambini”.
Un esempio di impresa sociale in Italia è quella di San Patrignano. Ne è convinta Letizia Moratti, già sindaco di Milano e Ministra dell'Istruzione, presente all'incontro come co-fondatrice della Fondazione di San Patrignano. “Quelli sociali sono strumenti importanti per lo sviluppo sostenibile e la finanza sociale che è il contrario di quella speculativa – ha detto Moratti – Sono luoghi dove attori diversi, dalle agenzie multinazionali ai governi locali e centrali fino alle organizzazioni profit e non, possono scambiare esperienze per capire come la finanza sociale può essere utile per colmare il divario tra la capacità di offrire servizi sociali e la capacità degli stati di fornire un'offerta di servizi sociali più elevata”.
Di fronte alla Seconda commissione, Letizia Moratti ha presentato la sua proposta di introdurre l'anno dell'economia sociale, presentando il Manifesto di finanza sociale di cui si è fatta promotrice: una piattaforma comune per dare spazio agli strumenti e alle regole della finanza sociale.
La finanza sociale avanza nel mondo occidentale come alternativa a quella speculativa, che è considerata di breve termine, ma in Italia il peso di questi nuovi strumenti finanziari “è ancora basso – come ha detto Moratti – Tuttavia, ci sono sicuramente alcuni strumenti che si vanno rafforzando, come le obbligazioni sociali o le piattaforme che mettono in contatto investitori e progetti sociali”.