La situazione politica dell’Ucraina non aiuta le ricerche sul luogo dell’incidente del volo Boeing 777 della Malesia Airlines. Lo hanno detto durante il Consiglio di Sicurezza dell’ONU di venerdì 19 settembre i numerosi paesi che si sono riuniti per fare il punto su uno degli incidenti in volo più misteriosi della storia.
Il 17 luglio l’abbattimento del volo della Malesia Airlines ha causato la morte di 298 persone provenienti da 11 paesi e 4 continenti. Le loro vite sono, letteralmente, cadute sul territorio ucraino e da quel momento il luogo della loro fine è diventato un luogo di morte per una nazione intera. L’Ucraina è diventata una miccia così incandescente, ad oggi sono quasi 3 mila i morti, che le ricerche sull’accaduto sono state interrotte lo scorso 6 agosto a causa del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza.
A due mesi e due giorni da quella tragedia il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunisce di nuovo, dopo l'incontro del 21 luglio da cui è stata votata all’unanimità la risoluzione 2166, per spingere all’accertamento delle cause dell’incidente, identificare le vittime e rimpatriare le altre persone.
Tutte le misure adottate per fare luce su quello che è successo sono state coordinate da una coalizione formata da Olanda, Australia, Francia, Germania, Indonesia, Ucraina, Malaysia, Stati Uniti, Federazione Russa, Gran Bretagna e l’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO), in collaborazione con Agenzia per l’aviazione europea. Alla testa di questo team è stata posta la Dutch Safety Board, l’agenzia di trasporti olandese.
L’olanda ha coordinato le operazioni per l’accertamento delle circostanze dell’incidente, insieme a un team di esperti legali. Hanno inoltre partecipato alle indagini varie nazioni, tra cui l’Italia.
“Il lavoro di questi mesi ha prodotto un primo rapporto preliminare, rilasciato dalla Dutch Safety Board lo scorso 9 settembre – ha spiegato il ministro degli Esteri dell’Olanda H.E. Frans Timmermans – la cui pubblicazione finale è prevista per la prossima estate”.
Il rapporto contiene le prime prove dell’incidente. In mano della commissione internazionale oggi ci sono le registrazioni della voce della cabina di controllo e dati di volo e del traffico aereo, cosi come le immagini radar e dal satellite. Ma l’elemento più interessante che Jeffrey Feltman, il Sottosegretario generale per gli Affari Politici dell’ONU, ha mostrato al Consiglio di Sicurezza è la possibilità reale che l’aereo sia caduto sull’Ucraina a causa della penetrazione di “oggetti ad alta energia che avrebbero colpito il velivolo dal di fuori”, facendo sì che si disintegrasse nell’aria.
“L’ipotesi russa che il volo sia stato abbattuto da un caccia ucraino non è supportata da prove nella relazione. – ha affermato l’ambasciatrice americana Samantha Power – invece le conclusioni del Dutch Safety Board dicono che il volo MH 17 è stato abbattuto da un missile sparato da un territorio controllato dai separatisti appoggiati dai russi”. Una convinzione di cui dubita il Rappresentante permanente della Russia all’ONU Vitaly Churkin, per il quale il report non contiene “informazioni convincenti”. Churkin ha fatto un appello affinché le indagini siano “obiettive e trasparenti”.
L’Europa non ha parlato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sull’Ucraina, nonostante l’incidente sia avvenuto nel suo cuore. L’attuale ministra degli Esteri italiana Federica Mogherini e futura ministra degli Esteri dell’Unione Europea non ha partecipato all’incontro. Sospettiamo che sarebbe stata ascoltata con molta attenzione.
Nonostante il cessate il fuoco tra i ribelli e il governo dello scorso 5 settembre nella regione del Sud-Est, in Ucraina non esiste ancora una situazione di stabilità che possa permettere di portare avanti le indagini sull’incidente della Malaysia Airlines. L’ambasciatore per la Germania Heiko Thoms ha fatto appello alla volontà comune di Ucraina e Russia, chiedendo a entrambe di mettere il sicurezza la frontiera tra i due paesi e “alla Russia di interrompere in maniera incondizionata le attività militari in Ucraina”.
Il rappresentante della Malaysia alle Nazioni Unite, Anifah Aman ha avvertito che il tempo per raccogliere le prove sta scorrendo velocemente, considerato anche l’arrivo dell’inverno che non faciliterà le operazioni per la ricerca delle prove.
Oltre alle indagini sul velivolo, anche quelle sulle persone sono ferme al palo. Come ha spiegato il rappresentante della Malaysia attualmente “225 persone su 298 sono state identificate”. Delle 40 vittime mailesiane mancano all’appello 5 persone di cui non si conosce ancora l’identità e aspettano di tornare a casa.
Resta un interrogativo: di chi è la responsabilità di quello che è accaduto? Attualmente nemmeno la comunità internazionale può fornire prove sufficienti per rispondere.