"In his quest for control and regional power, Mr. Putin poses a serious threat to the international order by disregarding borders, violating agreements and pursuing an expansionist vision without regard to other states or even the effect that economic sanctions and diplomatic isolation could have on Russia".
Così nell'editoriale del New York Times a commento dell'accordo per il cessate il fuoco tra Ucraina e ribelli pro russi raggiunto proprio mentre in Galles si riunivano i vertici della NATO. Provate ora a sostituire a "Mr Putin" la parola "NATO" e, alla fine, sostituire "Russia" con "Europa": questo paragrafo, così come scritto, potrebbe senza cambiar una virgola essere letto oggi nei bollettini filo governativi di Mosca.
Da mesi si sente ripetere – con più insistenza proprio dalla ministra italiana Federica Mogherini appena indicata prossima commissaria agli Esteri dell'UE – che nel conflitto tra Ucraina e Russia non esistono soluzioni possibili al di fuori di un accordo diplomatico. Cioè le conseguenze della continuazione di un conflitto armato in quella regione porterebbero all'anticamera del finimondo, nel senso letterale della parola. E quindi il raggiungimento di un accordo dove il governo ucraino di Poroshenko sembrerebbe aver accettato i punti che darebbero a sua volta a Putin la possibilità di non perdere la faccia, non sarebbe altro che la diretta conseguenza delle pressioni che dalla NATO saranno arrivate al governo di Kiev: cari ucraini che amate tanto l'Europa, o accettate un compromesso possibile oggi, o ve la vedrete da soli contro l'orso russo, perché la NATO non vi salverà. Infatti, da quello che esce dal vertice del Galles, a parte i prevedibili "spinning" che riferiscono di una Alleanza muscolosa che pianifica una forza di pronto intervento di 5 mila soldati (5 mila!!! E già, l'armata russa ai confini dell'Ucraina ancora trema!) è chiaro che nessuno in Europa, figurarsi in America, sia così folle da morire per Kiev. Certamente, gli stati baltici e la Polonia andavano rassicurati e chi fa parte dell'Alleanza sa che sarebbe protetto ad ogni costo. Ma l'Ucraina non solo non è mai stata dentro l'Alleanza Atlantica, ma non ne farà mai parte senza un previo accordo con Mosca… Tutti sanno che questo potrebbe avvenire solo quando anche la Russia sarà invitata a far parte della NATO, un giorno quanto poi così lontano chissà…
Speriamo finalmente che alla Casa Bianca e in Europa (leggi Berlino) si sia compreso degli errori commessi un anno fa e di come la crisi in Ucraina vada spenta al più presto possibile non solo per i rischi di finimondo o per quelle odiose sanzioni (danni alla Russia? Certo, tanti, ma quanti milioni di euro perde la Germania ogni giorno?), ma soprattutto perché l'Occidente in questo momento ha ben altri nemici alle sue porte.
Nel fronte Sud dell'Alleanza si aggirano spettri insidiosi per l'Europa e per gli USA e questa crisi con la Russia non fa che renderli più pericolosi. Non è la Russia la "naturale" minaccia dell'Occidente. L'orso ti azzanna se entri nel suo territorio e lo provochi; del resto, ragionando anche per assurdo, cosa farebbe Obama se Putin potesse di colpo far saltare il governo federale del Canada sostituendolo con qualche governo estremista che impedisse al Quebec di parlar francese?
Ma nel Medio Oriente, ecco che i russi e l'Occidente possono ritrovare gli interessi comuni per rendere fruttuosa l'intesa "imposta" in Ucraina. Il nemico del mio nemico è mio amico. E lo Stato Islamico di Iraq e Siria (ISIS) è il nemico sicuramente della Russia, dove vivono larghe fasce di popolazioni di religione islamica. Il successo con cui l'ONU è riuscita ad eliminare in pochi mesi le armi chimiche del regime di Assad (ma siamo sicuri che qualcuna non si finita nelle mani dell'ISIS?) si deve esclusivamente all'accordo raggiunto tra Obama e Putin l'anno scorso. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, quando si trova un accordo tra russi e americani, diventa uno strumento formidabile contro qualunque estremismo. Eppure, proprio questa settimana, abbiamo ascoltato una conferenza stampa dell'ambasciatrice degli USA all'ONU, che per settembre detiene la presidenza del CdS, in cui Samatha Power è riuscita a parlare con i giornalisti per quasi 45 minuti sui lavori del Consiglio senza pronunciare la parola Russia!
Dunque, questo "mostro", come lo chiama ripetutamente Power, che sta sconvolgendo il Medio Oriente, d'un tratto il governo USA ha cominciato a chiamarlo ISIL (Islamic State Iraq and Levant). Perché Obama chiama "il mostro" facendogli l'onore del nome che può far più inorgoglire i "terroristi" del califfato, dato che il Levante (che oltre a Iraq e Siria, includerebbe la Palestina-Israele, Libano, Cipro, Giordania, parte della Turchia…) ancora non lo controllano? Quando all'ONU volevamo chiederlo direttamente a Power, non ci è stata data l'occasione. Quando venerdì, al press briefing del portavoce del Segretario Generale dell'ONU, abbiamo risentito ISIL invece che ISIS, abbiamo chiesto perché alle Nazioni Unite si comincia a chiamare così questa organizzazione che sta travolgendo il Medio Oriente già sconvolto, dato che con quella L si suppone nel "califfato" un territorio che ancora non controlla… A questo punto il preciso portavoce di Ban Ki-moon, Stéphane Dujarric ha risposto: "La domanda è legittima. Infatti è ancora aperto il dibattito su come chiamare questa organizzazione. Da parte dell'ONU, noi abbiamo iniziato a chiamarlo ISIL dopo che il Consiglio di sicurezza ha cominciato a chiamarlo così. Ma la domanda è importante e legittima, la discussione resta aperta…". (Video qui, dal minuto 14:40)
Così ho chiesto ai miei colleghi russi come il governo di Mosca chiamasse "il mostro" che si espande in Medio Oriente: "ISIS o IS (stato islamico) ma non abbiamo mai letto ISIL da un documento del Cremlino" è stata la risposta. Lo stesso chiedendo ai colleghi turchi… Invece gli occidentali, con la Casa Bianca in testa, senza esitare, lo chiamano ISIL: perché? Il significato è lo stesso?
Intanto, come abbiamo scritto la settimana scorsa, ci auguriamo che la strategia del "linkage" tra la situazione in Ucraina e in Medio Oriente possa continuare, e che l'amministrazione di Barack Obama abbia compreso che trovare il modo di aiutare la "grande madre Russia" invece di provocarla, è la soluzione saggia per non venir a sua volta ostacolati dove in questo momento si trovano i più pericolosi e spietati nemici dell'Occidente.