Il mondo moderno seppellito dalle chiacchiere, dalle distrazioni, dall’incompetenza. Tutti beffati. Beffata l’intelligence americana, l’intelligence britannica, quella francese e quella di altri Paesi ancora. Le milizie dello “Stato Islamico” d’Iraq e del Levante spadroneggiano, dilagano, colpiscono senza sbagliare un solo tiro. Appaiono “dal nulla”, scompaiono “nel nulla”. Quale sia la loro forza effettiva, non si sa. Nessuno è in grado di accertarlo. Potrebbero essere quattro gatti come diecimila aitanti individui pronti a tutto e bene addestrati. Ecco: nessuno ne sa niente… Non se conoscono bene i capi. Non si sa chi li foraggia. Eppure costano, costano anche i miliziani. Il punto cruciale è questo: da dove arrivano i quattrini indispensabili ai tagliagole che trucidano e decapitano in nome di un Allah che manco conoscono? Dovranno pur esserci i canali necessari; dovrà pur esserci la fonte. O le fonti. Dovranno pur esserci intermediari, corrieri, punti di riferimento.
Nel mestiere del giornalista rientra, com’è giusto che sia, anche l’esercizio della speculazione, dell’opera basata sull’ipotetico in attesa di giungere alla soluzione concreta. Quindi ci chiediamo, appunto, quali siano i sovvenzionatori dei jihadisti “d’Iraq e del Levante”. Non certo la Siria che poi tanto islamica non è, e, anzi, picchia duro sull’integralismo musulmano. Non certo l’Egitto, il cui establishment, come quello militare turco, è laico, fortemente laico. Non certo Libia, Algeria, Tunisia, che non hanno un soldo “nemmeno – come si dice in Toscana – per far cantare un cieco”. E nemmeno la Russia, sebbene la Russia abbia ogni interesse a confondere, a spiazzare, a cogliere di sorpresa un Occidente che da troppo tempo l’accerchia con spavalderia, con sussiego… La Russia si tiene lontana dal groviglio medio-orientale: oggi i giochi sono assai più complicati di quelli ai tempi di Ben Gurion, Nasser, Assad senior. La folle, stupida offensiva lanciata nel 2003 da G. W. Bush contro l’Iraq laico rappresentato da Saddam Hussein, ha complicato assai le cose: ha scoperchiato un pentolone che non andava affatto scoperchiato. Oggi se ne notano le disastrose conseguenze.
Chi resta, quindi…? Secondo noi gli “indiziati” sono l’Arabia Saudita, il Barhein, gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar… Fateci caso: in quelle contrade, parecchio opulente, e quindi ben poco maomettane, nulla turba la vita dei cittadini. Nulla disturba il sonno di “pascià”, “califfi”, “bey”. E’ una favola! Perché, quindi, la collera, la riprovazione, l’indignazione degli “islamici puri” non s’abbattono sui templi del musulmanesimo “di consumo”, sfarzoso, dedito all’ostentazione?? E’ assai probababile che sauditi e compagnia bella comprino la propria protezione dai delinquenti che negli ultimi tempi hanno decapitato James Foley, ucciso 250 soldati siriani, giustiziato quattro “spie del Mossad”, sequestrato 43 caschi blu filippini. Si noti che a Riad un bel giorno, oltre dieci anni fa, risuonarono poche revolverate, poi più niente… Quanto altro deve essere concesso a questa consorteria di assassini ancor più crudeli dei Turchi che a Famagosta scorticarono vivo il veneziano Marco Antonio Bragadin… Si può restare alla finestra con quel che succede a opera del cosiddetto “Stato Islamico”? Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, pensa ai bombardamenti: non ha imparato nulla nemmeno lui dalla “lezione vietnamita” degli anni Sessanta: i bombardamenti aerei non costituiscono l’arma definitiva, l’arma che piega una volta per tutte l’avversario. Da che mondo è mondo, le guerre si vincono con le avanzate delle fanterie; si vincono con la conquista del terreno, fino all’ultimo chilometro quadrato; e poi si stabilisce un regime di giustizia.
Non bastano, no, i bombardamenti aerei… Ci vuole ben altro. Ci vorrebbe una coalizione, una coalizione come quella allestita secoli fa dalle Potenze di allora, Venezia, Genova, Austria, Francia, Spagna, ci si mise per un po’ anche l’Inghlterra: altrimenti, a Lepanto, avrebbero vinto i Turchi, avrebbe vinto l’Islam: la Storia avrebbe cambiato corso. Come l’avrebbe cambiata se, secoli e secoli prima, Cartagine avesse battuto Roma, e non viceversa.
E così, i jihadisti dello “Stato Islamico” torturano, dileggiano, ammazzano. Hanno capito di avere di fronte a sé un Occidente il quale non ha nessuna voglia di battersi per poveri musulmani schiaffati fra l’incudine e il martello. Hanno di fronte a sé il solito Occidente imbelle, borghesizzato, ormai privo di coscienza… Hanno di fronte a sé un organismo che fin dalla sua nascita ha creato soltanto problemi, mai ha trovato la soluzione vera: le Nazioni Unite, eredi senza nessuno stile, della Società delle Nazioni la quale imponeva sanzioni, sanzioni una dopo l’altra, a un Paese privo di materie prime…
A differenza dei Vietcong e delle truppe nordvietnamite d’una volta, i jihadisti non si muovono nelle selve, nelle forre, nella giungla: il loro terreno è quasi ovunque brullo, desertico in varie zone. Eppure tutti gli sfolgoranti, rutilanti, “infallibili” satelliti, non cavano un ragno da un buco… Tutto è una ‘sorpresa’, una ‘meraviglia’, uno ‘stupore’… Un interrogativo! Si organizzano “riunioni d’emergenza”… Si ascoltano esperti del settore che esperti non sono poiché non hanno esperienza diretta della Turchia, del Medio Oriente: a riguardo, hanno semplicemente letto dispense, o per alcuni giorni hanno soggiornato al Cairo o a Istambul o ad Amman in alberghi a “5 stelle”…
Non vanno più di moda gli agenti segreti alla Graham Greene, alla David Niven… Ridateci quindi i Greene, i Niven, i Sorge, i “Cicero”, i Gimpel. Ridateci quelli del mestiere… Se ne ha un urgente bisogno.
L’alta tecnologia, asettica, presuntuosa, “bischera”, dimostra tutta la sua inferiorità dinanzi allo spionaggio classico.